Sui Monti Sibillini nel 2019 con l'iniziativa "Il Cammino è un fiore" © Donne in camminoLa Rete nazionale Donne in Cammino, fondata nel 2019 da Ilaria Canali, è un progetto di comunità che valorizza la presenza femminile nel mondo dei Cammini e del turismo lento in generale. Interlocutrice autorevole nelle sedi decisionali, da visibilità all'operatività delle donne e collabora con organizzazioni che operano nel settore. Partnership scelte da chi vuole creare un impatto positivo, riconoscendo la presenza e il valore femminile e promuovendo un cambiamento culturale orientato ad ottenere la parità di genere a tutti i livelli.
Oltre alla rete, c'è anche la community social "Ragazze in gamba" che accoglie e mette in contatto persone da tutto il mondo, con la possibilità di confrontarsi sulle proprie esperienze, di consigliarsi e di incontrare nuovi amici con cui condividere i passi del proprio cammino.
Come nasce la "Rete nazionale Donne in Cammino"?
Nasce da un'intuizione maturata dopo anni di attività nel mondo dell'escursionismo e dei cammini: nel 2010, dopo aver vissuto in Belgio e in Germania, sono ritornata in Italia e mi sono stabilita a Formello, lungo la via Francigena. Negli anni ho osservato che questo mondo è prevalentemente al femminile: sono più le donne che camminano e che fanno promozione e comunicazione, sui social, in radio, sui giornali. Tuttavia, erano assenti o in numero minore rispetto agli uomini nelle grandi iniziative, alle tavole rotonde, nei convegni. Ho pensato che questa situazione doveva cambiare. Quindi ho voluto creare un raccordo autorevole per tutte le donne appassionate di cammini che potessero avere visibilità e la possibilità di sostenersi reciprocamente.
Quando nasce la "Rete nazionale Donne in Cammino"?
L'8 marzo 2019, durante la fiera Fa' la cosa giusta, organizzata a Milano da Terre di Mezzo.
In questo senso che valore ha il cammino?
Lo immagino come uno strumento di empowerment femminile. Camminare ci aiuta ad essere più sicure di noi, ci fa stare meglio, ci fa superare i nostri limiti. Anche in termini collettivi, una rete di donne appassionate di viaggio lento significa creare un movimento percepito dagli altri, dal mondo dei cammini e dell'outdoor in generale. Questa impostazione è arrivata nel momento giusto perché le cose hanno iniziato a cambiare. Oggi, infatti, sono sempre di più le donne presenti ai tavoli decisionali, per esempio agli Stati Generali del turismo outdoor. Anche io vi ho partecipato e ci sono state delle professioniste che hanno dato un contributo importante a livello di progettazione, comunicazione e ricerca.
Che cosa fa la Rete?
Laddove c'è un'imprenditorialità portata avanti dalle donne, la mia missione è dare visibilità, senza interessi. Per esempio ne ho data molta al Cammino del Salento, con interviste su Radio Francigena, citandolo in talk o sui giornali. L'ho fatto perché il progetto l'hanno realizzato due giovani donne in un territorio in cui si ragionava solo di turismo legato al mare. Loro invece hanno lavorato a lungo e hanno vinto anche un finanziamento dalla Regione Puglia. Le prendo come esempio di imprenditorialità femminile, dicendo che il lavoro si può inventare, come hanno fatto loro. Oggi hanno anche un tour operator e vivono di questo progetto. Hanno inventato un'economia, per se stesse e per il territorio. Parlo di questo, e di altri cammini, in un libro che sto scrivendo e che si chiama "Il cammino è donna" edito da Ediciclo. E poi collaboro con diverse realtà sia per camminare insieme sia per creare un impatto positivo. Promuovo progetti, non con pubblicità sponsorizzata o reel generici sui social. Mi occupo ad esempio di lanciare cammini, che non significa solo presentarli nella loro bellezza naturale, ma anche raccontare le storie delle donne del passato e del presente, tasselli importanti per l'identità territoriale del posto.
Avete in programma il lancio di qualche cammino?
Il 5 gennaio abbiamo lanciato il "Cammino dei Borghi Sabini. Sulle tracce della dea Vacuna", collaborando con la Rete tra imprese della Sabina, ideatrice e creatrice del progetto. Per l'evento, che ha ricevuto una grandissima partecipazione, abbiamo utilizzato il format "Storytrekking" che ho inventato: durante il cammino di lancio, abbiamo fatto delle soste in cui è stata fatta una narrazione corale. Varie voci hanno raccontato storie e aneddoti del territorio legati alla divinità, mentre alcune persone della Rete tra imprese della Sabina hanno narrato la genesi del progetto. Sempre a gennaio, dal 2 al 6, c'è stata la percorrenza invernale di gruppo del cammino Gargano Sacro, in Puglia, sviluppato all'interno del festival FestambienteSud, organizzato da Legambiente. Abbiamo curato anche la promozione del primo lancio, creando una narrazione al femminile su questo cammino. Inoltre, per il 2025 la Fondazione del Cammino minerario di Santa Barbara, in Sardegna, ha deciso di creare un progetto dedicato alla promozione delle donne: "Leg's go in cammino Women edition". Le donne che faranno questo cammino avranno accoglienza gratuita. Stiamo ancora ragionando su come collaborare per questo progetto.
Ilaria Canali in cammino © Archivio Ilaria CanaliHai mai avuto occasione di collaborare con il Cai?
Nel 2021, dall'8 al 14 marzo, ho organizzato il Festival delle Ragazze in Gamba, una settimana di dirette no stop per raccontare storie di donne in cammino. In questo contesto, l'8 marzo c'è stato l'evento "Montagna al femminile", organizzato in collaborazione con il Sentiero Italia, Cammini d'Italia e Libereinvetta. All'epoca non si poteva camminare per le restrizioni da Covid, ma noi abbiamo fatto azioni congiunte per promuovere il cammino al femminile. Nel 2024, poi, sono stata coinvolta negli Stati Generali del turismo outdoor.
Hai contatti anche internazionali?
Ho contattato le camminatrici che hanno fatto l'Appalachian Trail negli Stati Uniti perché Terre di Mezzo editore mi ha stato chiesto di scrivere l'appendice del libro su Emma Gatewood "La signora degli Appalachi". Quindi ho approfondito il progetto e volevo capire se alcuni temi presenti in Italia, come il camminare da sole e l'avere paura o meno, sono presenti anche fuori. Ho osservato la community social Camigas, dedicata al Cammino di Santiago, dove sono emersi i racconti di donne che hanno subito molestie e la paura di camminare da sole. Ho contattato chi gestisce la pagina e sto aspettando una risposta.Vorrei contattare le Cholitas Escaladoras bolivianas (donne alpiniste di origine Aymara - popolazione delle Ande e dell'Alptopiano del Sud America - che scalano le montagne indossando i loro vestiti tradizionali, le polleras, ampie gonne dai colori vivaci, caschi e stivali, nda).
Oltre alla Rete, c'è anche la community social "Ragazze in gamba". Chi ne fa parte?
Ci sono persone da tutto il mondo. Ho aperto la community cercando di indagare il mondo del cammino al femminile senza limitarmi all'Italia. Alcune sono venute a fare i cammini in Italia anche grazie allla community, li hanno raccontati e ci sono state delle collaborazioni. C'è stata Annika, per esempio, che ha fatto il cammino del Salento grazie alla promozione che abbiamo fatto nel gruppo. L'ha poi raccontato insieme ad una sua amica su un diario pellegrino che noi avevamo predisposto, la "staffetta letteraria pellegrina", già sperimentata lungo la via Francigena nel 2021.
Di che si tratta?
È stata un'incredibile avventura narrativa. Nel 2021, per celebrare i 25 anni di attività, l'associazione europea delle vie francigene ha lanciato il progetto "Road to Rome": si percorreva tutta la via, da Canterbury, in Inghilterra, a Santa Maria di Leuca, in Puglia. Noi abbiamo predisposto un diario sul quale raccontare tutte le tappe. Sulla community abbiamo selezionato 20 ragazze, appassionate di scrittura e con esperienza nel cammino, e abbiamo dato loro delle linee guida, tratte dalla Scuola Holden, per uniformare la narrazione. In ogni tappa del Cammino c'erano una o due di loro che camminavano e raccontavano cosa avveniva, l'accoglienza nei borghi con celebrazioni ed eventi culturali, e poi consegnava il diario alla ragazza per la tappa successiva. Il progetto è durato tre mesi. Abbiamo creato un'opera a tante voci, con scritture, stili ed emozioni diverse. L'abbiamo consegnato all'archivio diaristico nazionale ed è diventato patrimonio nazionale italiano. Da quest'anno ci sarà il diario della Rete nazionale Donne in Cammino, a disposizione per scrivere di qualsiasi cammino faremo, a partire dal lancio di quello dei Borghi Sabini.
Nel corso di questi cinque anni, da quando hai aperto la rete, come si è evoluto il concetto di empowerment femminile attraverso il camminare?
Oggi le ragazze giovani sono molto più consapevoli dei loro diritti e hanno una grande forza propulsiva. Per loro è scontato essere indipendenti, camminare da sole. Se fino a 5 anni fa il mondo dei cammini era popolato da donne più adulte, oggi ce ne sono moltissime giovani. Nel gruppo, all'inizio, c'erano soprattutto persone sui 40 anni, oggi invece ci sono donne di tutte le età, dalle ventenni alle ottantenni, e si crea un bel ponte generazionale: tutte si aiutano ed ispirano reciprocamente.
Jenny Stripe, Joanne Roan e Ilaria Canali. In cammino con il diario della Staffetta Letteraria Pellegrina © Archivio Ilaria CanaliCi sono storie di vita reale nate da incontri virtuali?
Ci sono tantissime persone che si sono conosciute attraverso il gruppo e che hanno iniziato a camminare insieme. Da uuna parte è bello camminare da sole, dall'altra anche trovare amiche che condividono bisogni e desideri. È una costante da sempre e anzi è talmente forte che bisogna quasi centellinare tutte queste richieste di contatto per evitare di trasformare il gruppo in un luogo di ricerca contatti.
Ci sono anche uomini?
Sì e sono tutti molto curiosi e rispettosi. Non avrei mai creato un gruppo escludente per loro.
Al riguardo hai mai pensato che il nome "Rete nazionale Donne in cammino" possa un giorno trasformarsi in "Rete nazionale Persone in cammino"?
Quando non sarà più necessario promuovere le donne per ridurre la disparità di genere che c'è in Italia a tutti i livelli, anche nel turismo, allora sarò felice di cambiare nome. Ho pensato a Rete nazionale Viandanti. Si tratta di un processo lungo perché, come ci insegna la storia, i progressi non sono lineari: bisogna continuare a promuovere l'occupazione femminile anche tra le posizioni apicali, di responsabilità. Possiamo essere positive, ci sono stati già tanti miglioramenti e tanti passi in avanti. Anche se c'è ancora un po' di strada da fare.
Il cammino, invece, fa distinzioni di genere?
Il cammino in senso fisico, anche geografico, non fa distinzioni di genere. Gli itinerari possono essere stati pensati e realizzati con una cura particolare per la partecipazione a 360°. Penso al Cammino della regina Camilla, nel Lazio, che è stato curato dalle donne dell'associazione "A piedi liberi"; sin dalla sua ideazione è stato immaginato anche per la fruizione delle persone in condizioni di disabilità. Per quello che so io, ci sono anche altri cammini che però non nascono accessibili a tutti, vengono poi adeguati in una fase successiva. L'approccio partecipativo di questo Cammino riguarda anche il coinvolgimento delle realtà territoriali. Farlo significa rendere partecipi sin da subito i territori, fare riunioni con i rappresentanti dei borghi, mettere in atto una vera e propria cogestione del progetto. A partire dalla tracciatura dei sentieri o dal monitoraggio del flusso dei pellegrini e della loro presenza nelle accoglienze. Così si crea una "governance partecipata" di tutto il progetto, che ne determina anche il successo.
Da dove viene il nome della community social "Ragazze in gamba?"
È nato con molta leggerezza e goliardia. È un gioco di parole. Ho ragionato in termini di autoesaltazione: "essere in gamba" in tutti i sensi possibili, ma anche con riferimento all'essere persone che camminano. Ragazze è una scelta voluta perché in quel momento sapevo che la maggior parte delle camminatrici non era giovanissima, ma non importa l'età, si può essere sempre ragazze in gamba.