Dolomiti Open e Rosario Fichera, un viaggio all'insegna dell'inclusività

L'autunno e l'inverno 2024 saranno scanditi dall'ambizioso progetto di Dolomiti Open: Rosario Fichera attraversa a piedi l’Italia accompagnato da associazioni, atleti e persone con disabilità.
Rosario Fichera © Rosario Fichera

Lo scorso 29 agosto Rosario Fichera è partito da Trento con un cammino che, attraverso nove regioni e oltre 2000 chilometri, lo porterà sull'Etna. "Da Trento all'Etna, in cammino per l'inclusività e la sostenibilità" è organizzato dall'associazione Dolomiti Open, di cui Rosario fa parte, in occasione del decimo anniversario del progetto Brenta Open, e mira a sensibilizzare sui temi dell'inclusione e della sostenibilità.

Rosario non sarà solo: camminano con lui persone con disabilità e rappresentanti delle relative associazioni, atleti ed enti del Terzo Settore e tutti coloro che sposano gli obiettivi dell'iniziativa. Alcuni tratti del cammino verranno percorsi in bici.

Un progetto che ha mobilitato tante realtà lungo tutto lo stivale e che è possibile proprio grazie all'apporto, essenziale, di ognuna di loro. L'iniziativa è patrocinata da Fondazione Dolomiti Unesco, Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, Sport Inclusion Network, Apt Dolomiti Paganella, Museo delle Scienze di Trento, e organizzata in collaborazione con TSM – Accademia della Montagna, Sportfund Fondazione Italiana per lo Sport Ets e con il sostegno di Montura. Abbiamo raggiunto Rosario nel suo cammino, per farci raccontare qualcosa in più su questa esperienza che sta vivendo sui sentieri italiani.

 

Rosario, parlaci del progetto: "Da Trento all'Etna, in cammino per l'inclusività e la sostenibilità", un'iniziativa ambiziosa e corale…

Questo cammino l'ho organizzato con l'associazione di cui faccio parte, Dolomiti Open, per festeggiare il decimo anniversario del progetto Brenta Open, che da a persone con disabilità sia fisica sia psichica l'opportunità di scalare le Dolimiti. Il progetto è nato perché, nel 2009, queste montagne sono state dichiarate patrimonio dell'umanità dall'Unesco e Simone Elmi, presidente di Dolomiti Open, e  Alberto Benchimol, presidente della fondazione Sportfund, hanno voluto renderle accessibili a tutti, anche a chi ha una disabilità. Da dieci anni, tutte le estati, raggiungiamo le cime delle Dolomiti e suoniamo l'Inno alla gioia. Se abbiamo raggiunto questi obiettivi, apparentemente impensabili, è grazie alla forza del gruppo. Ecco perché il motto associativo è "La storia di pochi diventa la conquista di molti".

 

Quando sei partito?

Il 29 agosto scorso dalla base del Piz Galin, dalla località Sarnacli di Andalo. Per questo anniversario abbiamo organizzato il cammino coinvolgendo, tra le altre, associazioni che si occupano di disabilità. A Fai della Paganella si sono unite ad esempio GSH – che offre a persone e famiglie con disabilità servizi socio-assistenziali, culturali ed educativi sia in forma diurna che residenziale – la cooperativa sociale Grazie alla Vita – che tratta la disabilità e il disagio psichico – e con loro persone cieche. Insieme abbiamo completato la prima tappa fino al Museo delle Scienze di Trento (MuSe).

 

Quindi non cammini da solo?

Sì e no. In Trentino mi hanno accompagnato anche i rappresentanti degli Ecomusei della regione insieme a persone con disabilità. Abbiamo usato una jolette per chi è paralizzato dalla vita in giù. Si tratta di una sedia con le ruote trasportata da quattro persone. In alcune tappe della Romagna ho camminato con i volontari dell'associazione AlterTrek di Trekking Italia e con persone cieche. Mi ha accompagnato anche l'Associazione Genitori Bambini Down. Da La Verna ad Assisi mi hanno raggiunto i miei cugini. Tra la Campania e la Calabria si unirà Eleonora Delnevo, alpinista e atleta che viaggia in handbike. Sull'Etna ci aspetteranno i nostri alpinisti di Dolomiti Open, tra cui Nicolle Boroni e Gianluigi Rosa, campione paraolimpico, e insieme vogliamo scalare la montagna fin dove possiamo.

 

Preferisci camminare da solo o in compagnia?

Camminare con questi ragazzi è un'esperienza che mi è rimasta nel cuore. Ho conosciuto le loro storie, che sono sia di difficoltà e di sofferenza, sia di grande umanità e sensibilità. C'è stato uno scambio reciproco perché anche io ho raccontato loro di me, e anche questa è una delle finalità del cammino. Quando sono solo rifletto su queste cose e su quanto io mi senta arricchito da queste esperienze.

Rosario con gli amici dell’Ecomuseo dell’Argentario in cammino con la jolette © Rosario Fichera

Anche il Cai ti offre sostegno durante questo cammino.

Ho contattato le sezioni del Cai mesi fa, mentre organizzavo il viaggio, e si sono messe subito a disposizione. Quelle in Sicilia mi aiuteranno a percorrere il cammino e mi daranno un aiuto logistico.

 

Oltre al Cai, sei in contatto anche con altre associazioni o istituzioni locali?

Mi interfaccio sia con associazioni regionali – quelle calabresi sono state meravigliose – sia con enti istituzionali. La Regione Lazio si sta mettendo a disposizione per me: le ultime tappe nella regione le farò insieme ad alcuni funzionari e attraverserò il Parco regionale dell'Appia Antica e dei Castelli Romani con le relative guide.

 

Ci sono anche altre associazioni o persone che, venendo a conoscenza di questo progetto, ti chiedono di partecipare o camminano con te?

Ancora no, però più l'iniziativa si diffonde, più le persone la conoscono. L'arrivo sull'Etna è previsto per il 10 dicembre quindi c'è ancora tempo per partecipare.

 

Come funziona la partecipazione al cammino?

Chi si vuole unire lo fa in forma libera, volontaria, affrontando le proprie le spese e organizzandosi per dormire. Lo scopo è testimoniare la condivisione dei valori e degli obiettivi che ci proponiamo, richiamare l'attenzione delle persone sui temi dell'inclusione e della sostenibilità dove per inclusione intendiamo che ogni persona abbia la possibilità di potersi esprimere in base alle proprie caratteristiche e alle proprie abilità.

 

E per sostenibilità cosa si intende?

Oggi sostenibilità è una parola abusata, dice tutto e niente. Camminare, oltre ad essere uno dei modi per muoversi meno impattanti per il pianeta, ti insegna a capire cosa è essenziale e a cosa puoi rinunciare, anche nella vita di tutti i giorni. E così, rinunciando al superfluo, si può provare a vivere in equilibrio con l'ambiente naturale che ci circonda, permettendo anche a chi verrà dopo di noi di fare altrettanto. Essere sostenibili significa anche scegliere l'abbigliamento e l'attrezzatura di aziende attente all'ambiente. Io, ad esempio, sto utilizzando prodotti fatti con materiale riciclato perché, per quanto possibile, cerco di ridurre la mia impronta ecologica.

Rosario con il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi © Rosario Fichera

Non posso fare a meno di chiederti come tornerai a casa.

Viaggerò in treno, non riuscirò a ritornare a piedi.

 

Il treno è sicuramente un mezzo meno impattante di altri. Ma come Dolomiti Open avete anche in programma un progetto che preveda un cammino da fare a piedi sia all'andata sia al ritorno?

Si potrebbe fare e perché no, è un'idea. Personalmente l'ho già fatto e so che è una cosa assolutamente fattibile.

 

Che sentieri stai attraversando?

Fino ad oggi ho seguito tre cammini: la via Romea germanica, che ho percorso fino a Padova; da qui ho preso il Cammino di Sant'Antonio fino al La Verna dove ho iniziato la via di Francesco che seguirò fino a Roma. Ho scelto questi itinerari non per motivi religiosi, ma perché sia Antonio sia Francesco sono stati gli antesignani della sostenibilità e dell'inclusione. A Roma mi riceverà il papa, che ha parlato di ecologia integrale nell'enciclica "Laudato si'", riconosciuta dal mondo scientifico come un documento importante sulla tutela dell'ambiente. Poi farò la via Francigena nel sud. Da Napoli a Tropea mi sposterò in bici  attraversando la ciclovia della Calabria che passa per tre parchi naturali: Pollino, Sila, Aspromonte. Farò alcuni tratti del Cammino della Magna Grecia, e qualche tappa del Cammino del Brigante – sempre in Calabria. In Sicilia farò il Sentiero Italia.

 

Una persona con disabilità può percorrerli da sola?

Tra i sentieri che ho fatto, ce ne sono stati alcuni con tratti in discesa molto impegnativi. Li ho fatti con una persona cieca che aveva bisogno di un accompagnatore.

 

In quante persone avete lavorato a questo itinerario?

Io, Simone Elmi e Alberto Benchimol. Quando ho avuto l'idea, l'ho condivisa con loro che l'hanno accolta subito con entusiasmo. Ci sono voluti due anni per svilupparla. Inoltre, Simone ha lavorato come guida alpina sull'Etna proprio quest'anno, e ora sta organizzando la nostra salita sul vulcano.

 

Perché avete scelto di partire proprio da Trento e di arrivare sull'Etna?

Idealmente abbiamo voluto unire i due siti patrimonio dell'umanità Unesco più a nord e più su d'Italia: le Dolomiti e l'Etna. Lungo tutta l'Italia ci sono beni naturali e culturali dell'Unesco, ad esempio a Padova, Ravenna, Bologna, Assisi, Roma, Paestum, che sto scoprendo durante questo cammino.

 

Hai avuto anche modo di apprezzare tradizioni diverse?

Sicuramente sì, soprattutto quelle culinarie: ogni giorno, dove arrivo, mangio un piatto diverso e anche questo è un altro aspetto bello del cammino. Inoltre, ogni persona parla e mi accoglie in modo sempre diverso. Anche questa "biodiversità" culturale è una ricchezza del nostro paese.

 

Hai incontrato paesaggi particolari?

In Emilia Romagna ci sono i Calanchi nella zona della Vena del Gesso, che presentano un terreno molto più argilloso e quindi scivoloso rispetto alle montagne. Con l'amico Janez Borella, che mi ha raggiunto, siamo entrati nel Parco delle Foreste Casentinesi, che si estende per circa 36.000 ettari tra Emilia e Toscana. Nella zona di Sasso Fratino c'è molta umidità e ci sono abeti bianchi ricoperti di muschio. Per una serie di giochi di luce, sia il tronco sia la chioma degli alberi sono verdi, e sembra di trovarsi in un bosco delle fiabe. Ho avuto anche la fortuna di vedere tanti animali selvatici: cervi, daini, tassi, scoiattoli, ho visto orme di cinghiale, credo anche tracce del lupo. Sono passato dalle Alpi agli Appennini, due mondi totalmente diversi anche se l'ambiente della montagna, quel substrato che respiri, è sempre uguale.

 

Perché hai scelto proprio questo periodo dell'anno?

Mi sono consultato con climatologi e altri esperti e mi sono stati consigliati questi mesi perché, negli ultimi 5 anni, secondo le statistiche l'autunno è la stagione con le condizioni meteo più stabili. Anche se, devo dire, in queste ultime settimane mi ha accompagnato sempre la pioggia!

 

Sei passato anche in zone colpite dall'alluvione?

Sì, sono passato per esempio da Modigliana e Dovadola, località dell'Emilia Romagna dove l'alluvione ha creato grandi danni. Ho visto case sotto gli argini dei fiumi. C'è bisogno di molti interventi strutturali. Eppure, nonostante questo, ho incontrato persone straordinarie che mi hanno aiutato a raggiungere le mie tappe successive.

 

Come ti hanno accolto le persone?

Tutte mi aiutano. Mi chiedono di cosa ho bisogno, come sta andando il cammino, da dove arrivo, dove vado. Io cammino lentamente, così da assaporare ogni passo e le emozioni che mi regala. Mi fermo a parlare con le persone che apprezzano che io stia scoprendo i loro luoghi. Quando me ne vado, mi augurano buon cammino ed è come se volessero camminare anche loro con me. E poi dormo negli affittacamere, negli ostelli o nei conventi, dove posso conoscere le storie delle persone.

Bosco Monte Penna (La Verna) © Rosario Fichera

Che storie hai conosciuto?

A Dovadola ho dormito nel b&b di due ragazzi, lui francese, lei di Faenza. Abitavano in Francia dove lui era insegnante di educazione fisica, ma condividevano il sogno di vivere nella natura e crescere i loro figli lontano dalla città. Si sono trasferiti in Emilia Romagna dove hanno comprato casa e un terreno, sono diventati agricoltori biologici e hanno aperto il b&b. Ho camminato anche con un giovane che prima ha fatto il Cammino di Santiago per decidere se cambiare lavoro, e ora che l'ha fatto, sta percorrendo la via di Francesco per capire se fare un ulteriore passo in avanti. Anche questo accade con il cammino: rimanere soli con se stessi ti da la carica per prendere decisioni importanti.

 

Oltre che sui social tuoi e dell'associazione, parlerai del progetto anche altrove?

Questo progetto sarà raccontato al Trento Film Festival. Il Presidente, Mauro Leveghi, che mi ha raggiunto a Gubbio, è entusiasta di questo viaggio.

 

Hai ancora un po' di tappe da fare prima di arrivare giù in Sicilia, ma già ne hai percorse tante. Sei stanco?

No! Non penso alle tappe che mi mancano, vado avanti. La mia famiglia poi mi supporta da tutti i punti di vista e per me questo è fondamentale, anche perché la nostaglia di casa è tanta. Una delle mie figlie ha già camminato per qualche tappa con me, l'altra mi raggiungerà quando sarò a Roma e mia moglie si unirà a me da Poretto a Spoleto. So bene, inoltre, che possono esserci tante incognite, la più grande è legata alle condizioni meteo. Non voglio mettere in pericolo nè me nè chi dovesse venire a salvarmi. Se fossi costretto a fermarmi, mi fermerò.

 

Con Brenta Open, in questi dieci anni, è cambiato l'approccio alla disabilità?

Con il progetto e l'associazione pensiamo – spero di interpretare il pensiero dei miei colleghi – di aver dato il nostro contributo. Mentre i primi anni parlavamo di alpinisti con amputazioni, oggi parliamo solo di alpinisti, professionisti a tutto tondo che danno il loro contributo in base alle proprie caratteristiche. Ciò non toglie che non ci siano difficoltà, ma in montagna ci sono per tutti. È la forza del gruppo che può aiutare a superarle. Detto ciò, ne approfitto per ringraziare tutti coloro che sono coinvolti nel progetto del cammino, le associazioni, le fondazioni e gli enti che lo patrocinano e lo sostengono.