La Marmolada al tramonto © Wikimedia CommonsI ghiacciai delle Dolomiti sono ormai oltre il punto di non ritorno. Si trovano al di sotto della cosiddetta "linea di equilibrio glaciale", un concetto che indica il limite oltre il quale non riescono più ad accumulare neve in quantità sufficiente per compensare la fusione.
Secondo Andrea Securo, ricercatore dell'Università Ca' Foscari di Venezia e dell'Istituto di Scienze Polari del CNR, la situazione è ormai fuori controllo: "I ghiacciai non sono più in equilibrio con il clima attuale. Salvo eventi climatici eccezionali, non hanno più zone di accumulo, e questo implica che non c'è scampo: scompariranno entro qualche decade" Securo ha guidato uno studio pubblicato sulla rivista The Cryosphere, che ha permesso di quantificare per la prima volta la perdita di ghiaccio negli ultimi 40 anni.
Lo studio ha coinvolto diversi istituti scientifici, tra cui il Comitato Glaciologico Italiano, l'Università Roma Tre, l'Arpa del Veneto e la Società Meteorologica Alpino-Adriatica. La ricerca ha dimostrato che non solo il ghiacciaio della Marmolada, il più iconico delle Dolomiti, ma anche gli altri ghiacciai rimanenti stanno subendo un rapido processo di frammentazione e progressiva estinzione.
Un Destino Condiviso: La Marmolada e gli Altri Ghiacciai
La Marmolada, che nel 2015 era ancora uno dei ghiacciai più estesi, è il simbolo di un fenomeno che coinvolge tutta la regione dolomitica. Oggi, dopo anni di studio, gli esperti possono affermare che, sebbene la Marmolada sia la più famosa, anche gli altri ghiacciai sono destinati a subire la stessa sorte. La ricerca ha confermato che, nel corso degli ultimi 40 anni, l'area complessiva dei ghiacciai delle Dolomiti è diminuita drasticamente. Se negli anni Ottanta l'area totale di questi ghiacciai era di poco più di 4 chilometri quadrati, oggi si aggira intorno ai 2 chilometri quadrati, con una perdita del 56% della superficie, e il 33% di questa perdita si è verificata solo dal 2010 a oggi.
Il ghiacciaio della Fradusta, situato nelle Pale di San Martino, ha subito una delle riduzioni più significative, con uno spessore medio ridotto di ben 50 metri e una riduzione dell'area pari al 90%.
Le cause di questo ritiro sono chiare: l'aumento delle temperature globali. Il clima della zona ha visto un incremento di circa 2 gradi centigradi negli ultimi 40 anni, con una media di 0,5 gradi per decennio. Nonostante l'aumento delle precipitazioni nevose in alta quota, questa nuova abbondanza di neve non è riuscita a compensare la fusione dei ghiacciai. Le estati sono sempre più lunghe e calde, accelerando ulteriormente il processo di fusione.