Dispersi sulle Alpi svizzere a causa di una bufera, scialpinisti trovati senza vita

L'ipotesi è che siano morti per assideramento. I soccorritori: "Avevano cercato di costruire una buca"
Le operazioni di ricerca dei dispersi sono state ostacolate dal maltempo © Ansa

Si sono concluse nel peggiore dei modi le ricerche di cinque dei sei scialpinisti dispersi da sabato (9 marzo 2024) nella zona della Tête Blanche, tra le Alpi svizzere, dove sono stati sorpresi da una bufera. I loro corpi sono stati recuperati senza vita dai soccorritori, ancora impegnati nella ricerca dell'ultimo dei dispersi. Gli scialpinisti, d'età compresa tra i 21 e 58 anni, appartengono alla stessa famiglia del Vallese, mentre la sesta persona, una donna, è del Canton Friburgo. Secondo il quotidiano svizzero Le Nouvelliste, le vittime sono tre fratelli, tra cui un amministratore comunale, un loro zio, un cugino e l'amica di uno dei tre. Alpinisti esperti, alcuni si stavano allenando per la Patrouille des glaciers, gara di scialpinismo in programma ad aprile, il cui tracciato passa anche lungo l'itinerario che stavano percorrendo.

Partiti sabato da Zermatt, sul versante svizzero del Cervino, avrebbero dovuto raggiungere Arolla, nella Val d'Hérens, dove li aspettava un loro familiare. È stato lui, verso le 16, a lanciare l'allarme, dal momento che non aveva più notizie del gruppo. Alle 17.19, una telefonata partita da uno dei membri del gruppo ha consentito di localizzarli, nel settore del Col de la Tête Blanche. Poco più di mezzo chilometro (in linea d'aria) rispetto al confine con la Valle d'Aosta, a 3.500 metri di quota. Nella notte, cinque soccorritori svizzeri hanno tentato di raggiungere il gruppo, partendo a piedi da Zermatt, ma hanno dovuto rinunciare alla spedizione a causa delle pessime condizioni meteorologiche e del pericolo di valanghe. Discorso analogo per i soccorritori del Soccorso alpino valdostano che erano stati allertati nella speranza che le condizioni fossero migliori sul lato meridionale, o che per lo meno consentissero l'intervento in elicottero.

Le operazioni di ricerca sono riprese domenica mattina e hanno visto impegnati i reparti specializzati della polizia insieme all'Organizzazione cantonale vallesana dei soccorsi (Ocvs) e alle forze aeree dell'esercito. Fino alla tragica scoperta, in serata. Questa mattina, il capo del soccorso della compagnia aerea svizzera, Air Zermatt, ha spiegato che gli scialpinisti “sono morti congelati in quota, disorientati”. Un'ipotesi che deriva dal fatto che i corpi delle vittime sono stati trovati sparsi: è probabile che siano stati presi dal panico. “Abbiamo visto che avevano cercato di costruire una buca nella neve - ha detto ancora Truffer -, per proteggersi dal vento”. Del resto, ha aggiunto il direttore dell'Ocvs, Fredy-Michel Roten, è proprio questo il consiglio che i soccorritori danno agli escursionisti che vengono sorpresi dal maltempo in quota e che riescono a mettersi in contatto telefonico: “Si prova sempre a rimanere in contatto - ha spiegato -, ma bisogna fare i conti con i mezzi che si hanno a disposizione, compresa la batteria del telefono”.

Nel caso specifico, ha assicurato Christian Varone, comandante della polizia cantonale del Vallese, “tutto è stato fatto sul piano umano e delle risorse. Abbiamo provato l'impossibile. Talvolta dobbiamo inchinarci alla natura. I soccorritori hanno lavorato fino all'estremo limite delle loro possibilità, in condizioni meteo catastrofiche". La speranza, adesso, è di recuperare ancora in vita l'ultimo dei dispersi. La procuratrice generale del Canton Vallese, Beatrice Pilloud, ha annunciato l'apertura di un'indagine per far luce sulla tragedia. "Le condizioni meteo in montagna - ha detto - possono cambiare in fretta. È importante non giudicare le persone, avendo rispetto nei confronti loro e delle loro famiglie".