Disegnava il suo sogno

Nato a Londra nel 1840, ragazzo eccentrico e buon camminatore, mostra talento per il disegno. Nel 1860 l’editore W. A. Longman lo manda nel Delfinato a illustrare i Peaks, Passes and Glaciers dell’Alpine Club. A Zermatt il giovane Whymper scopre il Cervino, che diventa un’ossessione. Non c’è notte che non sogni di scalarlo, dopo averlo disegnato, e non c’è giorno che non si alleni per l’impresa. A Valtournenche incontra Jean-Antoine Carrel, l’unico valligiano disposto ad accompagnarlo, e nasce un complicato rapporto di collaborazione-rivalità che non si scioglierà fino alla fine, frenato da questioni di Stato e dalla differenza culturale. Whymper vede un totem, una chimera, Carrel lo sfondo di roccia che lo ha cresciuto.

Whymper compie nove tentativi dalla cresta del Leone, compreso uno solitario da cui torna ammaccato. Intanto colleziona primati: Barre des Écrins, Mont Dolent, Aiguilles de Trélatête e d’Argentière. Arrivano i successi sulle Grandes Jorasses e l’Aiguille Verte con la fidata guida di Chamonix Michel Croz, ma lui ha in testa il Cervino e Croz non è disposto a rischiare la pelle sulla Gran Becca.

Il 1865 è l’anno. Come al solito Whymper cerca Carrel, che è impegnato fino all’11 luglio con “una famiglia distintissima”. Si tratta di Felice Giordano, l’inviato di Quintino Sella e del Regno d’Italia. Whymper morde il freno. Il 10 luglio sale al Giomein più veloce della pioggia. Si corica nella notte senza cielo e la mattina è svegliato da una voce:
«Edward, hai saputo la novita?»
«Quale?»
«Ma come! Un gruppo di guide è partito stamane alle prime luci per tentare la scalata.»
«Che dici? Chi è il capo delle guide?»
«Carrel!»

Incassa il colpo ma vorrebbe morire. Non gli resta che scavalcare il Colle del Teodulo e scendere a Zermatt in cerca di fortuna. Ed è lì che storia e romanzo si fondono: «Giunto all’albergo Monte Rosa chi vidi, seduto sul muretto? Il mio vecchio capo guida Michel Croz… Era stato impegnato dal reverendo Charles Hudson per scalare il Cervino… Così fummo ancora una volta compagni di gita». All’alba del 13, in otto partono per la cima: Whymper e Croz, lo scozzese lord Douglas, il reverendo Hudson, l’inesperto Hadow, la guida Taugwalder e i due figli, portatori. Vogliono tentare l’inesplorata cresta dell’Hörnli. Croz e un Taugwalder vanno a vedere e tornano fiduciosi: la scalata sembra agevole. Incredibile. Alle 10 del mattino dopo sono già a 4270 metri. Passando in testa, Croz ammonisce: «Signori attenzione, ora cominciano le danze!». Sono sotto il triangolo sommitale e devono andare a nord, dove la roccia è impastata con la neve. Tremano per il freddo e il precipizio. Per fortuna «il tratto difficile non era lungo – annota Whymper –; l’aggiramento di una sporgenza ci riportò in cresta e a quel punto ogni dubbio scomparve: il Cervino era nostro». Il primo pomeriggio del 14 luglio vede Whymper trionfare e Carrel ripiegare sul versante opposto. 

Ma non è ancora l’epilogo del romanzo, perché le fortune stanno per ribaltarsi. Di lì a poco l’inglese assiste alla spaventosa morte di quattro compagni – Croz, Hadow, Hudson e Douglas, che precipitano sulla parete nord. Si riprende a fatica dai processi e dalle polemiche, pubblica l’autobiografia Scalate nelle Alpi e in seguito esplora le Ande con Carrel. Muore a Chamonix nel 1911.

 

Edward Whymper. Wikimedia Commons