Diga sul torrente Vanoi: la posizione del Coordinamento Sezioni Dolomiti Bellunesi del CAI

In data 30 agosto, il Coordinamento Sezione Dolomiti del CAI ha rilasciato una nota a seguito della deliberazione del 28 agosto, relativamente all’ipotesi di realizzazione di una “diga sul torrente Vanoi”
Il torrente Vanoi © Wikipedia, Syrio

Il Coordinamento Sezioni Dolomiti Bellunesi del CAI, composto dalle 18 sezioni CAI della Provincia di Belluno comprendenti oltre 13.000 Soci, riunitosi a Longarone (BL) il 28 agosto 2024 ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che “esprime decisa contrarietà alla realizzazione di una diga sul torrente Vanoi”.
La riunione è stata preceduta da una esaustiva quanto obiettiva esposizione del geologo dott. A.Tollardo, già vicesindaco del Comune di Lamon ed esperto conoscitore della morfologia e delle caratteristiche ambientali della zona nella quale si ipotizza venga realizzato l’invaso, il quale ha avuto modo di evidenziare anche le carenze di analisi e progettuali dello studio ad oggi presentato. Dalla relazione tecnica svolta dal geologo A.Tollardo sono emerse evidenti lacune progettuali e carenze tecnico-analitiche degli aspetti idro-geologici di indagine sulla Val Cortella e sullo studio approfondito della stabilità dei versanti interessati all’ipotetica realizzazione dell’opera, particolarmente necessari per la presenza di frane. 

Sono poi stati evidenziati gli aspetti ambientali e sociali, e quelli di impatto che tale opera avrebbe sul territorio, in particolare:

  • L’opera andrebbe a distruggere una valle non ancora antropizzata, unica per i sui aspetti ambientali e naturalistici, una delle rare o forse l’unica rimasta incontaminata nell’arco alpino.

  • La realizzazione della diga comporterebbe uno stravolgimento del clima locale, e dell’ambiente dovuto anche alla realizzazione di nuove strade di accesso e nuove gallerie per l‘accesso ai cantieri. Le strade attualmente esistenti non sono infatti percorribili.

  • L’intero territorio subirebbe uno stravolgimento della già precaria viabilità, dovuto al transito continuo di mezzi pesanti nel periodo della durata dei cantieri, anni!

  • Come già constatato per gli attuali invasi esistenti lungo l’asta del torrente Cismon, anche quello “del Vanoi” nel tempo verrebbe riempito dai detriti e dal materiale trasportato dal torrente che farebbe venir meno la capacità attesa dell’invaso stesso. 

  • L’acqua della diga del Vanoi, prima di arrivare nella pianura dovrebbe superare altri due invasi esistenti (diga di Ponte Serra e diga del Corlo), per poi immettersi nel fiume Brenta e raggiungere Bassano e la pianura. Valutazioni tecniche approssimative inducono al possibile effetto a valle, che sarebbe molto compromesso se non addirittura reso inefficace dai tanti sbarramenti da superare, vanificando le aspettative minime attese da tale progetto.

  • Non va trascurata la tendenza in atto, relativa alla riduzione dei ghiacciai e del permafrost che caratterizza la montagna e le Dolomiti, comportando una evidente diminuzione della portata d’acqua nei fiumi, per altro già totalmente sfruttati per l’uso idroelettrico, come posto in evidenza con allarmata preoccupazione anche dallo stesso Club Alpino Italiano. 

Il Club Alpino Italiano - Coordinamento Sezioni Dolomiti Bellunesi comprendente le 18 Sezioni della Provincia di Belluno, con il pragmatismo di chi vive in montagna senza preconcetti ideologici, alla luce di tali considerazioni esposte con chiarezza ed obiettività, degli approfondimenti tecnici illustrati, dell’impatto ambientale e sociale che tale opera comporterebbe sui territori interessati, esprime forte contrarietà alla progettazione dell’opera “diga del Vanoi” così  come prospettata.

Lo stesso Coordinamento Sezioni Dolomiti Bellunesi, auspica altresì che vengano approfondite e messe in atto, da parte degli Enti promotori tutte le ipotesi alternative e risolutive per il bisogno idrico dell’area. A volte gli Studi servono anche per capire che quella potrebbe non essere l’idea da seguire. Il progetto della “diga sul Vanoi” comporterebbe dei costi enormi a fronte di un risultato di efficacia molto incerta. Le medesime risorse economiche o forse anche molto inferiori, potrebbero venir impiegate per ottenere una più efficace e duratura disponibilità di acqua per lo scopo prefissato.

Alternativa possibile, dunque, rivolta sia a recuperare le perdite di acqua per scorrimento superficiale non adeguato, che è stata stimata nel 40%, e sia nel migliorare l’efficienza dei sistemi di irrigazione, con minore dispersione di acqua. Attualmente la distribuzione dell’acqua in pianura avviene per la gran parte con canali e a scorrimento, mentre può essere attuata una politica di irrigazione con sistemi più efficienti e con minore dispersione di acqua.
La ricarica della falda freatica della pianura può avvenire attraverso sistemi alternativi all’invaso del Vanoi. Ci informano che precedenti studi hanno rilevato negli anni i prelievi in falda freatica e l’escavazione sul fiume Brenta hanno causato l’abbassamento di sei metri della falda freatica, e come già sperimentato dal Consorzio di bonifica Brenta, la falda e la ricarica d’acqua potrebbe avvenire attuando su larga scala il progetto, già sperimentato con ottimi risultati, delle aree forestali di infiltrazione, attraverso le quali si creano delle zone dove l’acqua viene fatta scorrere su dei canali, delimitati da alberi, utili anche per la produzione di legname. Tale esperimento ha dimostrato che in un anno, la ricarica possibile per ettaro di terreno sarebbe pari ad un milione di metri cubi di acqua.

Perché quindi non percorrere tali soluzioni alternative, meno impattanti, meno costose e più performanti? Invece di voler costruire una nuova diga in un territorio fragile, invisa alle popolazioni residenti e in spregio alle amministrazioni, enti e associazioni, che condividono la contrarietà a tale opera, non tanto per una presa di posizione aprioristica, ma in considerazione soprattutto delle possibili alternative nell’utilizzo dell’acqua sul territorio gestito dal Consorzio di Bonifica Brenta, ente che sta portando avanti i progetti di realizzazione della diga. Infatti il Progetto ha visto una convergenza, non usuale, di diversi soggetti, pubblici e privati, sulla inopportunità di portare avanti l’opera, infatti ha espresso una ferma contrarietà la stessa Provincia di Trento, in quanto la normativa provinciale trentina prevede che per realizzare un’opera in un’area ad alto rischio di pericolosità come la “diga sul Vanoi”, di rilevanza pubblica e non delocalizzabile, si rende necessario produrre uno studio di compatibilità che a tutt’oggi non pare sia stato fatto e non è riscontrabile. Stessa contrarietà è stata espressa dalla Provincia di Belluno.

Lo stesso Direttivo Centrale del Club Alpino Italiano, supportato dai propri Organi Tecnici e dalla Segreteria Ambiente, ha espresso parere negativo su tale progetto, ciò in conseguenza della posizione contraria già deliberata dal CAI di Feltre, dalla SAT Trentina (Società Alpinisti Tridentini con 28.000 soci) e dalla SAT del Primiero.

Già il CAI centrale si è espresso su queste posizioni con una  delibera presidenziale nelle funzioni del CDC. La posizione del coordinamento delle sezioni bellunesi, con contributo della base di quel territorio,  rafforza sicuramente la tesi sostenuta da più parti, che la  diga andrebbe a stravolgere un territorio ancora integro, con possibili ripercussioni di ordine ambientale e idrogeologico.” Ha affermato Mario Vaccarella, componente del Consiglio Direttivo Centrale del Club Alpino Italiano.