Il Dhaulagiri © Wikimedia CommonsSono stati individuati dagli elicotteri i corpi di 5 alpinisti russi, deceduti sul Dhaulagiri, la settima vetta del Pianeta, durante il loro tentativo di vetta. I soccorritori hanno avvistato i corpi a un’altitudine di 7100 metri durante una ricognizione aerea.
Le vittime
Le vittime sono il capo spedizione Alexander Dusheyko, insieme a Oleg Kruglov, Vladimir Chistikov, Mikhail Nosenko e Dmitry Shpilevoy. Il gruppo era partito per la scalata finale il 6 ottobre, ma da quel momento non avevano più dato notizie. Preoccupate per l’assenza di contatti, le autorità nepalesi hanno organizzato un volo di ricerca all’alba di ieri, 8 ottobre. Il team di ricerca ha incluso Denis Aleksenko, un alpinista russo che aveva raggiunto la vetta il 5 ottobre e stava aspettando al Campo Base. Aleksenko è stato prelevato dall'elicottero per aiutare a tracciare il percorso seguito dal gruppo disperso.
Il ritrovamento
I corpi sono stati avvistati durante il volo di ricognizione, confermando la tragica fine della spedizione. Una foto del tratto finale del Dhaulagiri, mostrata da Aleksenko, evidenzia la ripida pendenza nevosa che gli alpinisti devono attraversare prima di raggiungere la cima. Secondo i primi rapporti, il gruppo potrebbe essere precipitato da un’altezza di circa 7600 metri, in un lungo tratto sotto la cresta sommitale.
Resta ancora incerto se una valanga sia stata la causa della caduta o se gli alpinisti, legati alla stessa corda, siano stati trascinati giù da uno scivolamento accidentale di uno di loro.
L’unico sopravvissuto
Valery Shamalo, il sesto membro della spedizione, si è ritirato sopra il Campo 4 durante la salita verso la vetta. Shamalo è stato successivamente evacuato in elicottero dal Campo 1 e trasportato in un ospedale a Kathmandu. Non è nuovo a tragedie in alta quota: nel 2017, durante un tentativo sul Lhotse, Shamalo subì l’amputazione di tutte le dita dei piedi e di alcune dita delle mani a causa di gravi congelamenti.