Sono le 9:25:28 di sabato 17 giugno, il sole illumina l’ingresso della Eglise St Michel a Chamonix e le scalette su cui una donna vestita da corsa ansima e ride e piange allo stesso tempo. Quella donna, circondata da una piccola ma rumorosa folla di amici e sostenitori, è Hillary Gerardi.
Il suo è un nome già leggendario da tempo nel mondo del trail running, dell’ultra running e dello scialpinismo - solo due anni fa, infatti, Hillary partiva dal portone di quella stessa chiesetta per fissare il record di percorrenza della Haute Route da Chamonix a Zermatt, insieme a Valentine Fabre in 26 ore, in un’impresa narrata dal film “The Traverse” - ma questa volta, ha puntato ancora più in alto: ha puntato alla vetta del Monte Bianco.
Gerardi ha impiegato 7 ore 25 minuti e 28 secondi per raggiungere la vetta più alta delle Alpi e tornare indietro, al punto di partenza, alla chiesetta della piazza centrale di Chamonix, stabilendo così un nuovo FKT (fastest known time, ndr). Il precedente record era stato fissato dalla svedese Emelie Forsberg, che nel 2018 aveva impiegato 7 ore 53 minuti e 12 secondi, tuttavia, bisogna sottolineare che il percorso seguito dalla Gerardi è stato leggermente diverso e più lungo; per ragioni di sicurezza l'atleta americana ha infatti scelto di evitare la via più diretta percorsa in passato, diventata oggi più pericolosa per la presenza di numerosi seracchi. Anche il materiale utilizzato era più completo della svedese, essendo la salita per la cresta nord più tecnica, richiedendo quindi l'uso della classica dotazione alpinistica (ramponi, picca, casco, imbrago, chiodi e cordini), di conseguenza l’americana ha dovuto effettuare anche due cambi di assetto, visto che per i primi e ultimi 1400 metri di dislivello ha usato solo le scarpette da trail per correre il più leggero possibile sui comodi sentieri di Chamonix.
La traccia del percorsoHillary Gerardi, che viene descritta da uno dei suoi numerosi sponsor come the smiliest skyracer in the world, è nata in Vermont, negli Stati Uniti, nel 1986 ma dal 2010 vive nelle Alpi francesi, a Chamonix, dove ama allenarsi e lavora presso il Crea Mont-Blanc, centro di ricerca per gli ecosistemi alpini. La sua passione per lo skyrunning inizia quasi per caso nel 2012, e la porta a vincere le più importanti competizioni internazionali e a misurarsi con una grande varietà di terreni e distanze.
Già nel mezzo della stagione delle gare di skyrunning, iniziata a maggio, Hillary ha annunciato il suo tentativo di FKT sul Monte Bianco solo un giorno prima dell’impresa stessa, scrivendo “avrete notato che ultimamente ho passato più tempo in montagna che sui sentieri, e non è una coincidenza”.
“Ieri è stato il miglior risultato possibile che potessi immaginare per questo progetto che è stato realizzato da anni! La preparazione è stata fisica, mentale, tecnica, relazionale, materiale, altitudinale, meteorologica e climatologica... Mi ha permesso di trascorrere molti giorni in montagna e innumerevoli ore a progettare e pianificare” scrive Hillary dal suo account all’indomani del record, lasciandoci immaginare quante centinaia di ore di preparazione abbiano permesso di percorrere (in entrambe le direzioni) i 3800 metri di dislivello del percorso in quelle scarse 7 ore e mezza.
Le dichiarazioni dell'atleta scritte su Instagram all'indomani del record. - ©Sébastien Montaz-RossetL’atleta statunitense ci tiene anche a sottolineare fin da subito come imprese di velocità di questo tipo siano anche un lavoro di squadra, e definisce questo FKT “sia un obiettivo personale su cui mi sono concentrata, sia un obiettivo condiviso a cui hanno contribuito tante persone”. Hillary, infatti, è stata accompagnata dalla già compagna di cordata nella Haute Route Valentine Fabre dalla Jonction fino alla Dôme du Goûter, sia in salita che poi in discesa, per assicurarla nella zona più crepacciata, e da Petter Engdahl, atleta professionista che ha effettuato l’ascesa (e ritorno) lo stesso giorno, che l’ha supportata con gel e consigli e si è occupato del reportage fotografico.
Al di là dei dettagli tecnici, le sette ore e mezza di Hillary Gerardi sul Monte Bianco ci insegnano come quella che da fuori ci appare come una eroica impresa e dimostrazione di potenza e velocità, in realtà, per la persona che l’ha compiuta, sia stata anche una enorme opera di pianificazione, studio, introspezione e riflessione. Per dirlo con le parole dell’atleta: “ho sentito crescere la mia soggezione e il mio rispetto per le montagne, mentre la mia comprensione di me stessa si è ampliata.”