Le montagne italiane sono il luogo di frontiera nel quale individuare fenomeni e mutamenti ambientali, che spesso anticipano le tendenze che interessano il territorio italiano ed europeo. L’obiettivo del 101esimo congresso del Club Alpino Italiano è «capire anche come il Cai e il proprio corpo sociale possano giocare un ruolo attivo e propositivo negli anni a venire a favore dei territori montani. I soci e le socie del Cai possono essere protagonisti del necessario cambio di paradigma che la crisi climatica ci impone», spiega a Lo Scarpone, Raffaele Marini, coordinatore del Congresso e presidente della Commissione centrale tutela ambiente montano. Con Marini abbiamo approfondito di cosa tratteranno i lavori congressuali.
Quali sono nello specifico i temi trattati nel congresso?
«L'impostazione dei lavori parte dalla definizione mai troppo applicata e mai troppo conosciuta di sostenibilità. Ci sono tre tavoli di lavoro, a ciascuno di essi è assegnato uno dei tre paradigmi della sostenibilità. Tutti gli elementi che la compongono dovranno essere necessariamente in equilibrio fra loro consentendo di far emergere la trasversalità degli argomenti e la visione necessariamente orientata a un futuro realmente sostenibile come ci ha ricordato pochi giorni fa anche Papa Francesco con l'esortazione apostolica Laudate Deum. Il primo di questi elementi è il Capitale naturale».
Entriamo nel merito dei tavoli di lavoro.
«Il tema del primo tavolo è proprio ‘"l Cai per il Capitale naturale’" e si incardina sul principio della sostenibilità ambientale».
Cosa si intende per capitale naturale, e come si esprime nel concreto?
«Possiamo partire da una definizione consolidata. Il capitale naturale include l’intero stock di beni naturali – organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche - che contribuiscono a fornire servizi di valore, diretto o indiretto, per l’uomo e che sono necessari per la sopravvivenza dell’ambiente stesso da cui sono generati. Dal capitale naturale otteniamo, ad esempio, l’aria per respirare, l’acqua per bere e per coltivare, l’energia dal sole o dai combustibili fossili, un paesaggio alpino o un parco urbano per passeggiare, i sistemi di piante e micro-nutrienti del suolo che preservano dal dissesto idrogeologico o la biodiversità degli insetti necessaria all’impollinazione. Se non acquisiamo questi concetti difficilmente potremo adottare comportamenti coerenti che permettano a ciascuno di noi di contribuire a non deteriorare ulteriormente l'ambiente».
Come verranno affrontati i diversi aspetti e le diverse questioni che lo stesso concetto di capitale naturale sottintende?
«L’obiettivo è far emergere la trasversalità degli argomenti e che gli elementi che compongono il capitale naturale dovranno essere necessariamente in equilibrio fra loro, per giungere a una visione orientata ad un futuro che sia realmente sostenibile».
Il secondo paradigma è la sostenibilità sociale. Come viene affrontata?
«Di questo aspetto si occupa il tavolo due, che mette al centro la frequentazione responsabile della montagna e i nuovi comportamenti consapevoli per mitigare gli effetti negativi delle attività umane sui sistemi delicati. È importante promuovere la consapevolezza e la responsabilità invece del concetto di “no limits” come forma di crescita personale».
Quali sono i concetti chiave della frequentazione responsabile?
«La base per affrontare con coerenza e concretezza il tema sta nel comprendere che la libertà non è un concetto astratto che cozza con l'altrettanto determinante concetto del limite. Sul tema del limite, riprendo e ripropongo una valutazione che é emersa durante i lavori preparatori di questo tavolo: ‘"Non è segno di novità, ma solo sintomo di disadattamento, replicare in un oggi che è drasticamente modificato, gli schemi di ieri, fondati anzitutto sul valore della competizione, e della assenza di limiti e remore’". Penso che, come si fa quando si va in montagna, ciascuno di noi, giunto in vetta, oppure percorrendo un tratto del Sentiero Italia Cai, oppure ancora seduto a riposare sotto un bel faggio o un abete, possa e debba dedicare qualche minuto di riflessione e interrogarsi su quanto sia disponibile a mettersi in gioco per le generazioni future».
Quando parliamo di montagna, non possiamo dimenticarci dei rifugi che sono dei veri e propri presidi ambientali e dovranno essere sempre più sostenibili …
«Il Cai attraverso la Struttura operativa rifugi e opere alpine, sta compiendo un'analisi veramente significativa su come potranno essere i rifugi del domani: un punto di arrivo o piuttosto un punto di partenza. Ragionamenti non immediati ma che interpretati nell'ottica della sostenibilità effettiva permetteranno al Sodalizio non solo di rappresentare un punto di riferimento credibile ma anche uno stimolo per i soci e per i frequentatori della montagna a mettersi in gioco in maniera innovativa e auspico ancora più partecipata».
Sempre in tema di sostenibilità occorre operare anche per ridurre i divari economici, sociali e territoriali tra le città e le aree interne delle zone montane. Il congresso si occuperà anche di questo tema.
«Questo aspetto che è attuale e molto ampio è l’oggetto del terzo tavolo che rappresenta l’anello di chiusura dei ragionamenti sviluppati negli altri tavoli. Il tema qui è la questione dello sviluppo della montagna con particolare attenzione all’economia e alle politiche territoriali. Non si può pensare ad uno sviluppo dei territori montani, alpini o appenninici che siano, senza partire dal principio fondante della coesione sociale e territoriale. Sono molti anni che da qualsiasi parte si sente dire che per la montagna sono essenziali i servizi. Come non essere d’accordo? Ma i servizi vanno pensati calandosi nelle realtà dei territori senza cadere nel localismo. Un male, questo, tipico di alcune situazioni montane, deleterio per le stesse realtà che lo propugnano».
In che senso?
«Il rischio è restare fermi in una lamentazione continua di abbandono, atteggiamento che di certo non aiuta ad assumere una visione più ampia e a cambiare le cose. E aggiungo che le diversità dei nostri territori montani sono una ricchezza globale e in questa ricchezza la montagna tutta trova la sua centralità».
In conclusione, cosa porterà alla discussione congressuale questo ultimo tavolo, che come ci ha detto, in sostanza rappresenta la quadratura del cerchio del lavoro svolto?
«Posso solo anticipare che stanno emergendo proposte molto concrete e chiare frutto di un grande e approfondito lavoro di analisi e di ascolto. Queste proposte saranno esposte al congresso non come verità rivelate, quanto e soprattutto come proposte partecipate».
Leggi qui l'intervista al prof. Riccardo Santolini, coordinatore scientifico del 101esimo Congresso nazionale del Cai.