Cordillera Blanca, ritrovato il corpo senza vita di Tomas Franchini

L'alpinista di Madonna di Campiglio è precipitato dal Monte Cashan, per il cedimento di una cornice di neve. Il ricordo del fratello Silvestro: «In montagna eri il migliore di tutti«. Franco Nicolini: «Impossibile non volerti bene»

È stato ritrovato il corpo di Tomas Franchini, precipitato domenica dal Monte Cashan (5716 metri), sulla Cordillera Blanca, in Perù. L'alpinista 35enne è caduto dopo essere uscito dalla tenda, per il cedimento della cornice di neve presso il bivacco. Cristobal Senoret, che era in cordata con la guida di Madonna di Campiglio, ha lanciato subito l'allarme e le ricerche si sono attivate immediatamente. Questa mattina purtroppo è giunta la notizia che è stato trovato il corpo senza vita dello scalatore. 

Il fratello Silvestro, di recente tornato dal tentativo al Lhotse, ha postato una foto di Tomas da bambino e il seguente messaggio: «Tomas Franchini 9-03-89 2-06-24. Sei andato a fare compagnia al nostro amico Franz che ci diceva "siete fatti per arrampicare assieme e solo voi due". Uniti eravamo invincibili ma ci siamo separati, le cose facili non ci sono mai piaciute...Ora piango e sento un vuoto, ho voglia di toccarti, non potrò mai più farlo, mi manca il respiro. I soccorritori hanno fatto fatica a trovarti perché guardavano per terra. Dovete guardare in cielo, lui ora è la ciablina magra che vola, dovete guardare lì, non dovete guardare giù...Hai vissuto poco ma hai lasciato il segno. In montagna eri il migliore di tutti, con margine». Silvestro ringrazia quindi tutti quelli che si sono attivati per le ricerche, per primo il compagno di cordata Cristobal Senoret, quindi la squadra di recupero Guias de montana de Perù e i fratelli Pou. Sentito anche il ricordo di Franco Nicolini, gestore del Rifugio Tosa-Pedrotti alla Bocca di Brenta, lasciato alla Rai in un video. «Mi ricordo ancora il 2018, quando mi avevi parlato del progetto di salire le cime sopra i 6500 metri di quota delle Ande. Eri diventato uno di famiglia: era impossibile vivere assieme a te, ma allo stesso tempo era impossibile non volerti bene».

In passato Tomas aveva scalato proprio con il fratello Silvestro e in parte con Franco Nicolini le 16 cime più alte delle Ande, all'interno di un progetto chiamato "Los Picos 6500", ma il suo valore era stato confermato da salite di primo livello anche in Himalaya: nel 2017 il Monte Edgar (6618 metri), nel 2019 l’inviolata parete est del Lamo She (6070 metri) in solitaria, che gli aveva assicurato la menzione nella big list per i Piolet d'Or; tre anni dopo l'ascesa del Shaue Sar insieme a Philipp Brugger e Lukas Waldner, che gli era valsa una seconda nomination. Estremo Oriente o Sudamerica, la passione per le imprese al limite del possibile non conosceva confini geografici. Tre anni fa era tornato in Perù per salire il Nevado Ulta e il Nevado Huandoy Norte. Assolutamente indifferente ai nomi più gettonati tra le vette dell'alpinismo d'alta quota, cercava luoghi incontaminati e una vera avventura, spesso in solitaria e con tempi di percorrenza assolutamente pazzeschi.