Cinema e montagne

Questo spazio è l’ideale prosecuzione di “Fotogrammi d’alta quota”, rubrica mensile dedicata al cinema di montagna che, fino allo scorso dicembre, ha presentato su Montagne360 una panoramica che ha ripercorso alcuni dei momenti più significativi del Cinema di montagna. Storia, evoluzione del linguaggio cinematografico, critica ed estetica legati a questo particolare ambito. Un percorso, quello del cinema di montagna, che ha dato vita a espressioni artistiche che hanno avuto e che tuttora conservano, la capacità di legare l’ambiente montano con la settima arte. Un paradigma ad ampio spettro di una continua metamorfosi artistica.


Con tale nuova esperienza editoriale riprenderò il filo della narrazione integrandolo con altri argomenti legati al cinema, come la storia della Cineteca del Club Alpino Italiano, i Festival, le notizie storiche e l’attualità.   
La pittura, la scultura, la letteratura, la danza, l’architettura e il cinema abbracciano l’alpinismo e tutte le sue connessioni come arrampicata, speleologia, storia, geografia, escursionismo. La pratica della montagna si intreccia con l’arte in un concetto intimamente legato all’alpinismo.

“La sud del Monte McKinley” fotogramma dal film di Riccardo Cassin (1961) (©Archivio Film Festival Trento)


Il cinema ha rappresentato, negli anni che vanno dal 1922 al 1945, un importante strumento di propaganda politica. La stessa che ritroviamo fino al 1984 nelle discussioni interne al Club Alpino Italiano in una visione finalizzata all’ampliamento della base sociale.   
Ma il cinema è soprattutto arte: storie ed emozioni, musiche, suoni, silenzi e tecnica. Un racconto realizzato attraverso immagini in movimento che anche solo nel giro di pochi minuti hanno potenza esplicativa diretta. Guardare un film è immedesimarsi in esso attraverso l’animo e le suggestioni degli autori. Osservando lo scorrere dei fotogrammi per carpire l’essenza del racconto. Film pregevoli, e altri meno, che hanno segnato l’evoluzione del linguaggio cinematografico così come di pari passo si sono evolute le tecniche alpinistiche. Documentari, docufiction e fiction che documentano oltre un secolo (1903 – 2023) di storia alpinistica.   
Piccoli capolavori che a volte, pure in pochi frame, riescono a raccontare emozioni e suggestioni meglio di un lungometraggio. Tuttavia, ugualmente tutti degni di discussione e confronto. Così come in qualsiasi arte il giudizio critico è soggettivo.


Creatività, confronto, condivisione, discussione, dibattito e anche scontro. Nulla è più vivificante di un dibattito a tante voci che condividano la stessa passione. Un dibattito che può anche promuovere il recupero della socialità in tempi in cui l’individualismo la fa da padrone.   

“Fissure” fotogramma dal film di Christophe Margot (2018) (©Archivio Film Festival Trento)


Il patrimonio della Cineteca del Club Alpino Italiano rappresenta un’eredità culturale “visibile” di oltre seicento titoli e una “invisibile”: cineprese, moviole, proiettori, videoregistratori, documenti fotografici, lettere che accompagnavano la concessioni dei prestiti delle attrezzature con le firme autografe, fra gli altri, di Reinhold Messner, Riccardo Cassin, Armando Aste, Carlo Mauri, Gianni Rusconi, Casimiro Ferrari, Gino Buscaini.   
La Cineteca custodisce la memoria cinematografica del passato, ma è anche un luogo vivo che di anno in anno si arricchisce di nuovi titoli, spaziando dall’alpinismo all’arrampicata, dalla speleologia all’ambiente, dall’etnografia al cinema di animazione.

 
La memoria storica di ogni patrimonio culturale e intellettuale non è solo il ricordo di luoghi, accadimenti e vicende che sedimentati nella memoria degli individui di un gruppo sociale, ma è soprattutto, nel nostro caso, la testimonianza di un’epoca pioneristica nel campo dell’alpinismo e della sua documentazione filmica.
Il patrimonio filmico della Cineteca traccia la storia dell’alpinismo e della sua trasformazione e dimostra come, negli anni, il linguaggio cinematografico, sia tecnico che narrativo, si sia evoluto passando dalla semplice documentazione alla creazione di video e film strutturati secondo nuovi canoni estetici.
I lunghi passi compiuti dalla tecnologia, il passaggio dall’analogico al digitale, dalla pellicola ai nuovi supporti di memoria, generano nuovi impulsi rivelando potenzialità impensabili fino a qualche decennio fa.

 

Archivio pellicole della Cineteca del Club Alpino Italiano (2021) (Foto di Leonardo Iannelli © CAI)