Dietro l'avventura dell'Everest si nasconde una tragica realtà ambientale e umana, che inizia a 8848 metri sul livello del mare e finisce nelle discariche a cielo aperto di Kathmandu, la città più inquinata del pianeta. Everest green è un documentario dallo stile classico e con un taglio narrativo che ti proietta in ambienti conosciuti dei quali però svela e rivela una realtà, ancor oggi, forse troppo sottaciuta. Le interviste a Marc Batard, a Reinhold Messner, ai responsabili delle agenzie sono calibrate e mai invasive e ben inserite nel contesto della scrittura cinematografica. Le sequenza delle immagini, nei totali, è un continuo contrasto fra la bellezza di una natura selvaggia, che man mano si sposta sul particolare e su alcuni dettagli scoprendo quello che c’è e quello che emerge dai ghiacci e scorre lungo i fiumi: tonnellate di rifiuti. A tratti, immagini lievemente patinate stabiliscono un contrasto assurdo fra mondi che cercano di integrarsi. Mai banali il commento, il suono e la colonna sonora. Immagini, riprese e montaggio di buon livello. Quando arrivi a Kathmandu è come se incassassi un pugno allo stomaco e un colpo in testa che ti stordiscono. Città caotica, piena di contraddizioni, povertà ovunque, rumore, smog, mezzi di trasporto che non si sa come possano ancora circolare e…tanta, tanta immondizia. Ovunque e in ogni dove. Una città soffocata dai rifiuti che riempiono e straripano nelle strade, nei vicoli, in centro e nelle periferie. Thamel, il centro cittadino, è il luogo di incontro per turisti, escursionisti, trekker e alpinisti. Lì organizzano con le agenzie escursioni, trekking e ascensioni. Agenzie, bar, ristoranti, negozi di souvenir, hotel con le luci colorate accese per buona parte della giornata e i turisti che percorrono vie e viuzze come falene impazzite. Il progresso? I nepalesi vogliono essere partecipi di questo controsenso turistico figlio di un turismo sregolato. E l’Everest, la montagna più alta e iconica del mondo, la montagna mito inseguita dagli esploratori e dagli alpinisti sin dal 1921, la cui vetta è stata raggiunta la prima volta nel 1952, oggi è meta, in buona parte, di spedizioni commerciali che l’hanno quasi ridotta a luna park. Ma è, soprattutto, ormai la più alta discarica del mondo. “All’epoca delle prime spedizioni l’immondizia si buttava nei crepacci e non si portava via nulla: poiché si sarebbe dovuto trasportare fino a valle carichi pesanti e questo era molto pericoloso. Alpinisti, sherpa e portatori pensavano che si sarebbe smaltita nella natura. Ma adesso riaffiora tutto” (Zimba Zangbu Sherpa – Nepal Mountaineering Association).
dal film "Everest Green" © Simon Bourrat copyright Trento Film FestivalDal 1995 si è presa finalmente coscienza dell’impatto nefasto dei rifiuti sull’Everest e sulle altre montagne. Spedizioni internazionali si sono adoperate per raccogliere una parte dei rifiuti abbandonati. Così, come un po' alla volta, il Governo nepalese, al momento del rilascio dei permessi di scalata e di accesso a queste aree, ha introdotto delle tasse: nel 2014 ha imposto una cauzione di circa 4000 dollari a persona, da restituire soltanto a chi avesse riportato almeno 8 kg di rifiuti all’ufficio del Sagarmatha Pollution Control Committee SPCC. (*) (*) L’SPCC è una ONG fondata dagli Sherpa locali del Khumbu nel 1991. È l'organizzazione leader che lavora per gestire i rifiuti nella regione del Khumbu, che forma il Parco nazionale di Sagarmatha e la sua zona cuscinetto che comprende l'area principale del trekking dell'Everest. L'SPCC ha lavorato costantemente per mantenere pulito il Khumbu attraverso lo sviluppo di adeguate infrastrutture di gestione dei rifiuti e l'integrazione di approcci sostenibili alla gestione dei rifiuti, come la creazione di un sistema per la separazione dei rifiuti, il rafforzamento della partecipazione della comunità, la diffusione dell'istruzione pubblica e la ricerca di opportunità per la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti.
EVEREST GREEN
Regia: Jean-Michel Jorda – Francia (2017) 53'
direttore della fotografia: Robin Pogorzelski; drone: Simone Bourrat; editing: Karine Germain; produzione: Yoann Luis, Axel Zeiliger; coproduzione: Jpl Produzioni - Ushuaia Tv; graphic design: Loïc Foulon; musiche originali: Laetitia Pansanel-Garric, Giant Steps Media; color grading e color correction: Martin Vignali, Jokyo Images; sound editing e mixing Thomas Besson, Miroslav Pilon.
Disponibile sulla piattaforma In Quota www.inquota.tv fino al 1° gennaio 2025
dal film "Everest Green" © Simon Bourrat copyright Trento Film Festival