Cinema e montagna. Chaddr - A river between us (Chaddr – un fiume tra noi)

Chaddr racconta la storia di Stanzin, una ragazza di 17 anni. Il suo villaggio natale nel cuore dell'Himalaya, in Kashmir, sta affrontando grandi cambiamenti: il riscaldamento globale e il progresso tecnologico mutano la vita delle persone rapidamente. I bambini devono percorrere ogni anno un pericoloso passo di montagna per andare dal loro villaggio alla scuola. Stanzin impiega di norma quattro giorni per arrivarci, ma i tempi stanno cambiando e il passo sarà presto trasformato in un'autostrada. Il regista Minsu Park segue Stanzin nel suo ultimo viaggio verso la scuola, prima che si diplomi e lasci per sempre la casa dei genitori.

L’azione del racconto si svolge fra Leh, per secoli crocevia delle rotte commerciali lungo la valle dell'Indo tra Tibet, Kashmir, India e Cina, e il villaggio di Zangla dove vive la famiglia di Stanzin. Un villaggio a quasi 4.000 metri di altitudine con un migliaio di abitanti. Leh, più o meno trentamila abitanti, invasa da smog, polvere, traffico è la sede della scuola superiore dove studia Stanzin. Ed è al college, fra attività quotidiane, studio e attività sportive, che prova nostalgia per il distacco dal suo nucleo familiare. Ma per Stanzin lo studio è l’obiettivo per affermarsi in un prossimo futuro al fine di aiutare la sua comunità. Da contrappunto ecco la quotidianità dei genitori: gesti usuali e ripetitivi che racchiudono, nell’apparente semplicità, lo svolgersi di una vita: il lavoro nei campi, la custodia degli animali, le faccende domestiche. E, nel mezzo, il Fiume Zanskar (Tilad Do) che permette di raggiungere Leh in quattro giorni di duro cammino. Quattro giorni di viaggio faticoso, lungo pareti di roccia instabile e franosa. 

Il percorso da Leh al college lungo le pareti che costeggiano il fiume Zanskar. © copyright Film Festival Trento

Le acque del fiume, a tratti ghiacciate, da attraversare, le soste in piccole grotte o altri ricoveri improvvisati ci mostrano la bellezza di una natura selvaggia. La fotografia, nella sua essenzialità, racconta di spazi immensi dove l’essere umano è una microscopica parte di un macrosistema alle prese con variazioni climatiche che stanno sconvolgendo, forse qui in maniera ancora più violenta, un territorio già apparentemente ostile. Dalla siccità alle alluvioni devastanti, i raccolti che soffrono e non riescono a garantire la sopravvivenza, il terreno degli altopiani arsi, bruciati. Distese sabbiose che si intersecano con rare e contrastanti piccole isole verdi: un panorama da film post apocalittico. Eppure è la fotografia di una realtà che si sta velocemente diffondendo in molte aree del nostro pianeta. “Da contadino mi preoccupano le scarse nevicate degli anni passati. Cosa ci accadrà?” dice il padre di Stanzin. L’alternarsi delle immagini di Stanzin, impegnata nello studio e nelle attività scolastiche, con quelle della quotidianità dei genitori, impegnati nei campi, raccontano di un divenire in bilico fra una visione del progresso positiva e i guasti di un ambiente che, nella nostra indifferenza e ignoranza, abbiamo contribuito a distruggere. Un racconto per immagini che si snoda con una linea narrativa semplice ma coinvolgente. Fanno riflettere le ultime parole della mamma di Stanzin: “Non essere né geloso né arrogante perché non serve a nulla. Credi in te stesso, lavora duramente. È questa la via da seguire nella vita… Soldi, soldi, soldi…È l’unica cosa che cercate tutti!”. Il film si chiude su due inquadrature contrapposte: gli occhi umidi della mamma che osserva Stanzin ripartire verso il college e gli occhi della figlia che guardano l’acqua della cascata scivolare lungo le rocce per confluire nello Zanskar. Lacrime e acqua, liquidi primordiali della vita. 

Il commento della Giuria del Festival di Trento per la motivazione del Premio assegnato (Edizione 2021). “Anche in un festival di cinema dedicato alla montagna, a volte sono le storie più semplici a catturare i nostri cuori. Il vincitore del Premio della Giuria ritrae un dramma quotidiano nella vita di una famiglia in Himalaya, mentre la diciassettenne Stanzin intraprende il difficile e pericoloso viaggio di quattro giorni dal suo collegio e torna al suo villaggio natale. Nonostante gli eventi siano drammatici, il film viene raccontato a ritmo lento e con grande attenzione al rapporto tra Stanzin e i suoi genitori. Ci ricorda il prezzo che a volte dobbiamo pagare per il bene della nostra famiglia.” 

 

Chaddr - A river between us (Chaddr – un fiume tra noi)

Regia di Minsu Park (Germania - 2020) 88'

Sceneggiatura: Gregor Koppenburg

Fotografia: Park Minsu

Suono: Andreas Goldbrunner

Montaggio: Ulrike Tortora

Musica: Henrik AjaxProduzione: Karbe Film GmbH. Produttore: Lena Karbe.

 

Disponibile sulla piattaforma In Quota www.inquota.tv fino al 31 luglio 2024

Il villaggio di Leh (Kashmir) © copyright Film Festival Trento