Cima Capi © Guido SassiCima Capi (909 m), a discapito della quota relativa è una bella vetta affilata ed elegante, che si affaccia direttamente sul Lago di Garda per la sua parete est. La salita è ripida e nel finale presenta un tratto attrezzato facile, ma che richiede l'equipaggiamento del caso (casco, imbrago, set da ferrata). La discesa può avvenire sul versante della Val di Ledro o di Riva del Garda, da rimarcare la quasi totale assenza d'acqua. È un itinerario di grande soddisfazione e discreto impegno, da evitare in estate per la quasi totale esposizione al sole.
Il percorso
La partenza è all'imbocco della Tagliata del Ponale, che si risale per venti minuti fino a un bivio sulla destra. Su traccia ripida (sentiero 405) si guadagna quota rapidamente per la Valle Sperone, tenendo sulla destra le sagome imponenti del Monte Pollice e del Monte Riva. Si giunge così (1h 20') al bivio 405/472 e si prosegue a destra. La salita si fa più impegnativa e si superano anche alcuni gradoni, su fondo in generale comunque sempre stabile, a parte qualche tratto con sassi smossi. In mezz'ora si giunge a un nuovo bivio tra 405 e 470, si prosegue in salita e in dieci minuti si arriva all'attacco della ferrata dedicata a Fausto Susatti (accademico del CAI e compagno di cordata di Armando Aste). Il sentiero attrezzato non presenta mai tratti difficili, cavo e staffe di ferro aiutano la progressione nei tratti più ripidi. L'ultimo pezzo prima di Cima Capi (909 m, 3h dalla partenza), spiana decisamente e la vista si apre a destra sul Lago di Garda e sinistra sul Monte Rocca.
La discesa
Dalla cima si scende fino al bivio 405/460. Attualmente (agosto 2024) il sentiero 405 è chiuso per una frana nel tratto tra le condotte forzate e l'innesto con il 404A. Chi vuole scendere direttamente su Riva del Garda – che per il 405 chiederebbe un paio d'ore- deve necessariamente deviare sul 404A, risalendo la costa della montagna fino a Capanna Santa Barbara, mettendo in conto tre ore di cammino fino a Riva del Garda e altri 370 metri di dislivello positivo.
Prendendo a sinistra invece ci si sposta sul versante ledrense: si prosegue per un breve tratto nei camminamenti della Grande Guerra e poi, per il sentiero attrezzato Mario Foletti, si traversa sull'avancorpo del Monte Rocca fino al Bivacco Arcioni (3h 30'). Il bivacco è sempre aperto, ha una cucina ampia e un camino. L'acqua non è potabile. Dalla chiesetta di San Giovanni, di fronte al bivacco, si prende il Sentiero delle Laste (numero 471) in discesa. Ci sono tratti attrezzati a cavo, mai impegnativi però e la traccia si percorre comodamente anche in senso opposto alla salita. In fondo al sentiero (4h 30') è ricavata in un locale nella roccia una piccola mostra fotografica dedicata alla Grande Guerra, in corrispondenza di una posizione a lungo contesa tra esercito italiano e austro-ungarico. In presenza del segnavia si interseca il Sentiero dei Bech (delle capre in dialetto, numero 470): faccia a valle, andando a sinistra si arriva fino al bivio già incontrato all'andata, ma bisogna mettere in conto altri 150 metri di dislivello positivo. Prendendo a destra invece si scende fino all'abitato di Biacesa, dove ci si può rifornire d'acqua in più fontane e non si devono più affrontare tratti in salita. Con quest'ultima soluzione, all'imbocco del paese si prende a sinistra per il sentiero 472, detto Defension Mauer, perché in prossimità del bivio con il 405 (6h totali) c'è una fortificazione scavata nella roccia con una grande cisterna d'acqua (non potabile) che dà il nome all'itinerario.
Due minuti a valle rispetto alla costruzione ci si innesta nuovamente sul 405 già percorso all'andata, per raggiungere Riva del Garda con un'altra ora di cammino (7h dalla partenza).