Edito da Club alpino italiano e Ponte alle Grazie,
"Cieli neri: come l’inquinamento ci sta rubando la notte” è un viaggio alla ricerca degli ultimi cieli stellati d’Europa, non interessati dall’inquinamento luminoso. Scrittrice e divulgatrice ambientale, lo scorso 4 maggio,
l’autrice Irene Borgna ha dialogato in diretta streaming su Facebook con la coordinatrice editoriale del Cai Anna Girardi, in occasione della 69esima edizione del Trento Film Festival.
«Irene Borgna incarna perfettamente quello che il Cai intende come cultura di montagna
», ha esordito Girardi.
«Insieme al mio compagno Emanuele siamo partiti per un viaggio attraverso l’Europa e ci siamo accorti che erano pochissimi i cieli bui rimasti. Ci siamo resi conto che a voler attraversare il continente fermandoci sotto le volte stellate, dalle alpi marittime al mare del nord, non avevamo molta scelta. Di conseguenza è diventato interessante andare a vedere perché e come mai sta scomparendo la notte, quali sono i motivi di questo processo», ha spiegato Borgna.
«Per partire con il nostro viaggio siamo andati a caccia di quei punti (pochi) di colore blu e nero sulle mappe dell’inquinamento luminoso del continente. Ci siamo anche accontentati del verde: ovvero di quei luoghi leggermente meno luminosi degli altri. Perché in realtà quella luce che si vede nelle foto satellitari arriva a chilometri di distanza. La luce viaggia tanto e sporca il cielo», continua.
Anna Girardi e Irene Borgna © Cai
Viaggio alla ricerca dei cieli neri
«Siamo partiti dalla cosiddetta “valle del buio” (la val Bavona), in Svizzera, nel canton Ticino, che ha una storia singolare: quando hanno costruito le dighe e gli impianti idroelettrici hanno chiesto alle amministrazioni comunali del territorio se volevano la luce elettrica. La risposta è stata negativa. E da quel momento, hanno deciso di lasciare al buio la valle. Tanto che, il buio è tutelato dal piano regolatore», continua.
Dalla Svizzera, il viaggio è proseguito verso l’Austria, nel confine tra Stiria e Carinzia. in particolare, i cieli bui si trovano principalmente in quelle aree di confine contese e per questo motivo abbandonate dalla civiltà.
«Oppure nelle aree militari, sia ancora in essere che dismesse», racconta ancora Borgna. Senza dimenticare, quelle poche riserve di cieli stellati, riconosciute dalla International Dark Sky Association, come, ad esempio, un grande alpeggio in Baviera.
«Qui gli abitanti hanno sostituito le luci con altre meno luminose. Ad una certa ora, le abbassano o le spengono e il cielo torna ad essere visibile», racconta Borgna.
«Non essendo animali notturni, ma diurni, non siamo troppo abituati a vivere la notte. Abituarci ai cieli bui, all’inizio fa paura ma poi ci si abitua e si prende confidenza con quell’ambiente. Certo, non è la nostra casa, ma può essere un'esperienza», afferma. Allo stesso tempo, Borgna racconta il suo approccio con le stelle.
«Due amici architetti ci hanno offerto una notte in una casa con le falde del tetto spalancate (e richiudibili al bisogno), nel colle del Fauniera (provincia di Cuneo) e una volta che sono arrivate le stelle siamo rimasti estrefatti, sbigottiti».
infine, se i cieli neri sono rimasti pochi, come preservarli e di conseguenza cambiare rotta rispetto all’inquinamento luminoso?
«La buona notizia è che ci sono le soluzioni illuminotecniche per illuminare meno e meglio. Senza dimenticare, che in Italia sono diverse le leggi regionali che permettono di regolamentare e attenuare l’impatto dell’inquinamento luminoso. Se noi avessimo una legge nazionale, riusciremmo ad avere dei risparmi in termini di inquinamento, ma anche dei benefici per la nostra salute e per la fauna, che vive, si nutre e si accoppia nelle ore notturne», conclude.