Christophe Profit mentre rimuove i pali © C. ProfitLe ultime notizie risalivano a metà settembre, quando Christophe Profit era stato “beccato” nuovamente a strappare pali e corde fisse sulla parte alta della normale al Monte Bianco. Pali e corde che erano stati piazzati solo in agosto da altre guide, su incarico del comune di Chamonix, per ragioni di sicurezza, dato che si era aperto un crepaccio. E bisogna dire che Profit era stato colto nuovamente nell'atto di sabotaggio, perché già nel 2022 c'era stato un primo episodio, che la guida alpina aveva rivendicato con fermezza, nonostante una multa di 600 euro (inizialmente erano 4.000), arrivata dopo la denuncia del sindaco di Chamonix. Ora la saga si è arricchita di un nuovo capitolo, perché Profit non si è arreso e ha deciso di rivolgersi a un tribunale nella sua battaglia “per l'ambiente e per la sicurezza”, curiosamente rivendicando in parte le stesse ragioni dei suoi oppositori.
Il 16 novembre scorso, dopo essersi consultato con Laurent Thouvenot, suo avvocato e compagno di cordata, l’alpinista francese ha presentato al tribunale amministrativo di Grenoble una denuncia urgente contro il sindaco Jean-Marc Peillex. Questa volta la motivazione è duplice (in realtà triplice, come vedremo in seguito), perché “dei picchetti piantati illegalmente in un sito naturale d’eccezione possono causare un danno” e in casi del genere “possono essere prescritte delle misure di conservazione”. Per il legale “se i picchetti sono ancora lì, essi incitano a percorrere un itinerario certamente pericoloso, mentre invece ne esiste uno più sicuro. La loro presenza – continua Thouvenot – è un sostanziale attacco alla pratica dell’alpinismo, che è inserito nel patrimonio mondiale dell’UNESCO. Si rischia quindi di trasformare il Monte Bianco in un parco giochi messo falsamente in sicurezza”.
A parte la questione ambientale e di sicurezza, l'avvocato ha sottolineato come le condizioni sul Monte Bianco siano le stesse da tre anni a questa parte, ravvedendo quindi un comportamento contraddittorio da parte del comune di Chamonix. In buona sostanza: se reale pericolo c'era, perché non si è intervenuti prima?
La richiesta di Profit e del suo avvocato è di imporre all'amministrazione di togliere i picchetti con urgenza, entro una settimana, pena un’ammenda, in caso di inadempienza, di 100 euro al giorno. In procedimenti di questo tipo, secondo la legge transalpina, i giudizi sono immediatamente esecutivi ma non definitivi e possono essere modificati in altri tre gradi successivi. “Era innanzitutto doveroso come guida rimuovere questi paletti (e non rubarli) per evitare che le cordate si avviino su un percorso esposto e pericoloso (in caso di affollamento) mentre esiste un'altra soluzione sulla parete nord, il 'Dédé Rhem'. D’ora in poi, questa vicenda dei picchetti prenderà una dimensione diversa. Farò quel che posso perché questa battaglia faccia giurisprudenza, e che su una vetta così simbolica non si piantino più delle spine. È anche una battaglia per difendere l’alpinismo".
La vicenda sicuramente non è quindi conclusa; Profit sembra agguerrito, ma allo stesso tempo sereno nella sua determinazone ad andare fino in fondo. "Per me è un nuovo impegno, e sono fiducioso e sereno come lo sono stato sul K2. In qualunque modo vada a finire, avrò fatto il massimo, e potrò guardarmi allo specchio fino al mio ultimo respiro”.