Christian Casanova, di Santo Stefano di Cadore, si divide tra la professione di ingegnere e quella di guida alpina, ma è soprattutto un appassionato di arrampicata molto attivo. Nella stagione invernale si dedica con profitto alla scalata su ghiaccio e misto (sua, con Favilli e Maynadier, la via Mixte Feeling sulla est del Civetta, 560 metri, M6+/WI5) e anche in questo ultimo inverno non è stato con le mani in mano. Pochi giorni fa ha aperto in Val di Enghe la via I 3 orchi, insieme a Marco Ronchi e Lorenzo Zanella, nelle settimane precedenti si è invece dedicato ai monotiri.
All'Orrido dell'Acquatona, a Sappada, ha aperto due nuove vie: X-dream (M9+/M10) e Dolo Tool (M12), anche se quest'ultima non è ancora riuscito a liberarla. "È una via davvero impegnativa, sono caduto a un metro dalla catena perché mi è sfuggita una picca, ma qua d'altronde si scala così".
Casanova ci tiene a sottolineare le caratteristiche del sito. "Su questi tiri non si trovano prese scavate, dove le piccozze tengono meglio che sugli appigli naturali. È una forra dove i monotiri sono in generale abbastanza impegnativi, tutti di misto naturale. Bisogna imparare a usare bene le piccozze, magari su appigli che non sono netti, che possono diventare sfuggenti e infatti non c'è la coda per ripeterli. Co tengo poi a dire che la gradazione è molto soggetta alle condizioni del momento. Le classiche sigle di misto valgono fino a un certo punto, un tiro di M8 può diventare anche più impegnativo di un M10".
In giro vedo troppi appigli per le picche scavati con il trapano
Casanova ha a cuore l'arrampicata su misto e non si riesce a capacitare di una tendenza che ha riscontrato durante le sue frequentazioni. "Vedo tiri di misto con appigli fatti con la punta del 16 del trapano, oppure prese segnate con lo spray colorato per facilitarne l'individuazione. Non riesco a capire: nell'arrampicata su roccia ormai è consolidato il pensiero che scavare le prese non sia giusto, da anni c'è stata una conversione verso il rispetto della roccia per quello che è. Nel mondo del ghiaccio invece sembra che si stia andando nella direzione opposta".
Forse l'aumento del numero di praticanti ha portato a un "addomesticamento" delle condizioni naturali: un po' come è successo in alcune falesie, dove si è chiodato senza criterio, con abbondanza di spit, prese scavate e perfino mettendo in sicurezza la base dei tiri con l'aggiunta di staccionate. "Non so se siamo di fronte alla stessa cosa, ma posso dire che mi è capitato persino in vie lunghe di trovare dei buchi fatti ad arte. Come a Braies, sulla New look, new hook, anche se in quel caso mi pare di capire che ci sia stato del pentimento a riguardo. Il mio non vuole essere un atto di accusa, ma credo che sia giusto riflettere un po' su cosa sia meglio fare o o non fare".
Non è detto poi che gli "aiuti" artificiali siano di reale supporto ai praticanti. “Non credo che si possa imparare ad arrampicare bene in questo modo. Si abituano a tirare su appigli buoni, ma poi, quando trovano prese sfuggenti, dove conta la sensibilità, vanno in difficoltà, anche su gradi più facili. Non credo che serva andare per forza su grandi strapiombi per imparare, anzi. Ecco, tornando a noi, se si scala all'orrido c'è da aspettarsi uno stile un po' datato, che richiede un certo approccio”.
Casanova ha recentemente richiodato diversi tiri all'Orrido di Acquatona. "Ci sono vie storiche, è un posto di quelli dove ho iniziato anche io, grazie al lavoro di gente come Gino de Zolt e Daniele de Candido, del gruppo dei Rondi, di cui ora sono il presidente. Purtroppo, negli anni, la strada che passa sopra ha fatto deviare un po' le acque, per cui alcune linee non rispecchiano più le colate precedenti. Ho ri-spittato alcune vie come Il candelone M8+, ora M10 e altre, di modo che la chiodatura segua il percorso attuale".