Quarantasei anni dopo la prima ascensione, una
cordata neozelandese ha rotto l’incantesimo. Qualche giorno fa, i neozelandesi
Matthews Scholes,
Kim Ladiges e
Daniel Joll sono riusciti a ripetere la
mitica via di Peter Boardman e Joe Tasker sulla parete ovest del
Changabang (6864 m), nell’Himalaya del Garhwal, in India.
Verso la vetta © New Zealand Alpine Team
Una parete che appartiene al mito
Quei
«1600 metri di placche incrostate di ghiaccio», come li definì Boardman nel suo libro
La montagna di luce, all’epoca della prima salita rappresentavano il futuro dell’himalaysmo di punta, e l’ascensione dei due giovani alpinisti britannici, che nell’ottobre del 1976 avevano rispettivamente 25 e 28 anni, fu a lungo considerata tra le più difficili scalate –
forse la più difficile – tra quelle portate a termine fino a quel momento ad alta quota.
In quell’occasione, Boardman e Tasker (che scomparvero solo pochi anni dopo nel maggio del 1982 sulla cresta nord est dell’Everest) erano rimasti in parete per
più di 20 giorni, in totale isolamento, senza poter far conto su nessun aiuto esterno, superando difficoltà continue di
V e IV grado in arrampicata libera e tratti di
A2 e A3 in artificiale, utilizzando solo chiodi normali e protezioni mobili.
All’epoca, la scalata fece scalpore e rimbalzò sulle riviste specializzate di tutto il mondo. Boardman raccontò la vicenda nel libro
The Shining Mountain (1978), che nella traduzione italiana curata da
Alessandro Gogna fu pubblicato dall’editore Dall’Oglio nel 1980.
Boardman e Tasker erano l’avanguardia di una generazione di giovani scalatori britannici che, dopo aver portato a termine brillanti ascensioni sulle pareti più difficili delle Alpi, stavano rivoluzionando l’alpinismo delle altissime quote.
Un momento della salita
In attesa di un nuovo racconto
Di lì a poco il Changabang sarebbe stato teatro di altre brillanti scalate, prima fra tutte la difficilissima diretta sulla parete sud, firmata dal team polacco-britannico composto da
Wijciech Kurtyka, Krzysztof Zurek Alex MacIntyre e
John Porter, per continuare fino al recente (2018) exploit della cordata francese di
Sébastien Moatti, Sébastien Ratel e
Léo Billon sulla parete nord.
In ogni caso, per gli appassionati di alpinismo, la mitica scalata di Peter Boardman e Joe Tasker, rimane un avvenimento unico e irripetibile. E a questo proposito può essere interessante ricordare che nel 1980, nelle prime righe della sua prefazione al libro di Boardman, Alessandro Gogna non esitò a scrivere che il racconto dell’ascensione era un
«fatto di storia e non di cronaca».
Al momento, gli alpinisti neozelandesi non hanno ancora rivelato i particolari della loro ascensione. Li abbiamo raggiunti su Facebook, ma ci hanno spiegato che racconteranno la scalata dopo il rientro a casa. Attendiamo con ansia un loro articolo.