© Facebook Regione Friuli Venezia GiuliaIn Carnia, tra il Comune di Paularo e il Consorzio Boschi Carnici, è stato recentemente scoperto l'albero autoctono più alto d’Italia: un abete bianco che raggiunge i 53,34 metri d’altezza. Il record, ha battuto il precedente detentore, un altro abete bianco di 52,15 metri situato in Toscana. Il maestoso esemplare è stato ribattezzato "La Dane", un nome che ha un duplice significato: in lingua friulana, la parola "Dane" è sia il nome dell’abete bianco che un vezzeggiativo della Dea romana Diana, simbolo delle selve e della natura selvaggia.
La misurazione, eseguita da esperti della Regione Friuli Venezia Giulia, conferma che "La Dane" non solo è l’albero autoctono più alto d’Italia, ma si posiziona al terzo posto nella classifica degli alberi più alti del Paese, subito dopo due esemplari di douglasia, una conifera importata in Italia agli inizi del Novecento. Gli esperti stimano che l’albero abbia un'età superiore ai 200 anni e le sue dimensioni straordinarie gli hanno garantito un posto nell'elenco degli “Alberi monumentali d’Italia”. In Friuli Venezia Giulia, la Regione ha censito e protetto oltre 1500 alberi monumentali.
L’importanza dell’abete bianco nella natura italiana
L’abete bianco, scientificamente noto come Abies alba, è una specie autoctona fondamentale per gli ecosistemi forestali montani dell’Italia. Pur avendo una morfologia simile ad altre conifere, come l’abete rosso (Picea abies), presenta caratteristiche distintive che facilitano il riconoscimento da parte degli esperti. La sua chioma piramidale, che con il passare degli anni tende ad appiattirsi, la corteccia liscia e grigio-argentea nelle piante giovani e gli aghi disposti a pettine sono solo alcune delle peculiarità che lo contraddistinguono.
Questa specie è particolarmente resistente ai cambiamenti climatici, grazie alla sua capacità di adattarsi a diverse condizioni ambientali. Il suo apparato radicale profondo e fittonante gli permette di esplorare un volume maggiore di sottosuolo, rispondendo meglio alle condizioni di siccità e stress idrico. Negli ultimi decenni, l’abete bianco ha visto una certa “rivincita” in molte zone d’Italia, dove, purtroppo, in passato era stato spesso sostituito da altre specie come l’abete rosso.