Capanna Margherita, molto più di un rifugio

La struttura del CAI sul Monte Rosa non è solo un punto d'appoggio per itinerari alpinistici, ma funge anche da laboratorio scientifico e ospita una biblioteca
veduta aerea della Capanna Regina Margherita © archivio CAI

La Capanna Regina Margherita (4556 metri) è uno dei rifugi CAI più celebrato, spesso tappa "obbligata" di numerose ascensioni e traversate di carattere alpinistico. Vista la notevole quota, talvolta è meta stessa di uscite anche piuttosto impegnative, oltre a essere un punto di riferimento per le operazioni di soccorso alpino. Il rifugio è una struttura complessa, che offre la possibilità di agevolare la ricerca scientifica negli ambienti di alta montagna e che negli anni ha ricoperto questo ruolo anche per il Club Alpino Italiano.

 

La storia

La Capanna Margherita si trova sulla Punta Gnifetti, sul massiccio del Monte Rosa. Ben visibile anche dal fondo valle, si impone allo sguardo di chiunque guardi verso le vette. Si può vantare di essere il rifugio più alto d'Europa ed è dedicato alla regina Margherita di Savoia, che vi pernottò nel 1893, anno dell'inaugurazione. In molti ritengono che sia anche il primo rifugio alpino aperto sul versante italiano delle Alpi. 
Il rifugio originale fu costruito come ricovero per scalatori e alpinisti e come campo base per la salita alle altre cime del Monte Rosa, ma divenne popolare come osservatorio meteorologico e tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 anche come centro di ricerca per la medicina di alta montagna, grazie ad Angelo Mosso, professore dell’Università di Torino, scienziato e illustre ricercatore dell’epoca.
Nel 1979 il vecchio edificio in legno e lamiera venne completamente ricostruito: la nuova struttura fu realizzata a Failungo Superiore, in Valsesia e trasportata in quota. Il nuovo rifugio-laboratorio venne inaugurato il 30 agosto 1980.

L'inaugurazione: al centro la regina Margherita di Savoia © archivio CAI

La gestione

Attualmente la struttura ospita 70 posti letto ed è affollata soprattutto nei mesi estivi di luglio e agosto. È gestita dalla società Rifugi Monterosa, la stessa impegnata ai rifugi Mantova, Pastore, Barba Ferrero, Carestia e alla Capanna Gnifetti.
Come accennato, il rifugio ha mantenuto la sua vocazione di hub di ricerca, ma dispone anche di una rinomata cucina e di una piccola biblioteca, a cura della Commissione Italo Grassi della sezione CAI di Varallo Sesia. Inaugurata nel 2004 con circa 160 volumi ricevuti in dono, arriva oggi a quasi 400 titoli ed è considerata la biblioteca più in alta quota d'Europa. È disponibile wi-fi gratuito, le tariffe per il soggiorno sono correlate alla posizione peculiare della struttura e al numero di posti, limitato rispetto alla grande richiesta.
L'apertura è limitata alla stagione estiva, ma in inverno è sempre aperto il locale invernale con 10 posti letto, coperte e gas per uso cucina (per chi ne ha effettiva necessità).

 

Gli itinerari

Il Monte Rosa (il cui nome non ha implicazioni relative al colore, ma alla parola rouja che in patois significa ghiacciaio) ha nella Punta Dufour (4634 metri) la vetta più alta. È possibile identificare ben 7 valli che nascono dal massiccio: in Italia la Valtournenche, la Val d'Ayas e la Valle del Lys (o di Gressoney) in territorio valdostano, la Valsesia e la Valle Anzasca in Piemonte; in Svizzera le valli Mattertal (con Zermatt) e Saastal (con Saas-Almagell). Il massiccio è celebrato per i suoi molti Quattromila, tra i quali i due Lyskamm, le tre principali vette del Breithorn, il Castore e il Polluce. È quasi superfluo dire che per la quota e l'ambiente, è indispensabile arrivare a Capanna Margherita e muoversi dalla stessa con l'appoggio di una guida alpina, a meno di non essere in possesso di buone e radicate capacità e conoscenze alpinistiche (oltre all'attrezzatura). 
La Capanna Margherita si può raggiungere dalla Capanna Gnifetti attraverso i ghiacciai del Lys in circa 4/5 ore di cammino, interamente su ghiacciaio, oppure dalla Monte Rosa Hutte attraverso il ghiacciaio del Grenz, in circa 5 ore di cammino, sempre interamente su ghiacciaio. Si può arrivare al rifugio anche dal Bivacco Resegotti, per la Cresta Signal (cresta sud est), con un itinerario alpinistico di notevole difficoltà.