Il
camoscio appenninico è un animale che vive esclusivamente nell’Appennino centrale. Una specie unica al mondo che ha rischiato l’estinzione nel secolo passato.
Grazie ad alcune importanti operazioni di reintroduzione, avvenute a partire dagli anni ‘90 nei massicci della Maiella, del Gran Sasso, dei Sibillini e del Sirente - Velino, il numero della popolazione è stabile, anche se non è ancora uscita del tutto dal rischio estinzione. Negli ultimi anni, la popolazione conta circa
3500 individui in tutto l’appennino.
Una popolazione stabile
«I dati raccolti e analizzati nel 2020 non si discostano molto da quelli degli anni precedenti e ci descrivono nel complesso una popolazione stabile e in equilibrio, con parametri vitali tipici di una popolazione storica. Ma, in alcuni settori, però sono stati registrati anche parametri di popolazione particolarmente dinamici»,
scrive il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in un comunicato stampa. Allo stesso tempo, nel territorio del massiccio marsicano è stata registrata una crescita esponenziale dei branchi,
con tassi riproduttivi molto più elevati rispetto al resto della popolazione.
I dati del censimento © Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise
La conta degli animali
Il monitoraggio del camoscio si realizza attraverso la conta in simultanea degli animali: un metodo che permette di determinare
il numero minimo di individui presenti in un’area. Gli esemplari vengono distinti per sesso ed età e in particolare vengono studiati una serie di parametri di popolazione molto importanti, come gli indici del successo riproduttivo e quelli di sopravvivenza al primo anno di vita.
Non sono poche le azioni di conservazione intraprese negli anni. Come ad esempio, la riduzione al minimo delle fonti di disturbo nei periodi delicati della vita del camoscio. Un’azione che il parco porta avanti con le restrizioni temporanee sull’utilizzo di alcuni sentieri.