CAI Eagle Team sulla via Specchio di Sara in Marmolada

Nel nostro viaggio tra passato e presente dell'Alpinismo in Dolomiti, seguendo il “filo rosso” delle salite effettuate dai giovani alpinisti del CAI Eagle Tema nell'estate del 2023, abbiamo già incontrato la Marmolada d’Ombretta che, come abbiamo già illustrato in un precedente articolo, è una lunga sequenza di cresta con torrioni e forcelle, la cui sommità massima è di 3247 m.
L’itinerario Specchio di Sara è stato aperto nell’agosto del 1988 da Maurizio Giordani e Rosanna Manfrini ed è stato salito dalla cordata formata da Luca Ducoli ed Erica Bonalda durante la seconda settimana di formazione del CAI Eagle Team. La via è oggi ritenuta una delle “classiche” estreme della parete. Durante l’apertura vennero utilizzati 14 spit (oggi sostituiti da fix 10mm) e 37 chiodi normali, oltre a delle protezioni veloci come friends, nuts, e tricam. Giordani dichiarò sul libro del rifugio difficoltà di IX grado inferiore con quattro passaggi in artificiale. Ovviamente fu la gradazione data in apertura e oggi la via viene salita completamente in arrampicata libera ed è valutata di 7c.

Marmolada - Via Specchio di Sara - Erica Bonalda lungo la via © Luca Ducoli

Il pilastro sovrastante la grande cengia, che taglia a metà la parete, era già stato salito in precedenza e solo dopo venne abbinato alla parte bassa. Le cordate che oggi ripetono la via, nella maggior parte dei casi, interrompono la salita in corrispondenza della grande cengia. Per raggiungerla infatti serve un notevole impegno e parecchio tempo: una sequenza di corde doppie consente di riportarsi velocemente alla base della parete.

Marmolada d'Ombretta - Cordata in arrampicata sullo “Specchio” © Luca Ducoli


Maurizio Giordani nella sua guida Marmolada – Parete Sud (Versante Sud, 2017) scrive:

Il nome “Specchio” non è stato dato a caso e la placca si mostra liscia come un vetro e all’apparenza priva di ogni possibilità di scalata. La roccia è solidissima e compatta, la verticalità interrotta solo da zone strapiombanti e gli appigli piccoli e spesso difficili da individuare; una vera scommessa che si traduce in una delle più belle arrampicate che la fantasia possa immaginare.

Poi aggiunge:

Questa non è una via di arrampicata sportiva; ho voluto lasciare all’itinerario il fascino e l’incognita dell’avventura alpinistica e ho arrampicato servendomi delle protezioni solo ed esclusivamente dove non ero in grado di proseguire senza. Sullo “Specchio” la componente fisica dell’arrampicata sportiva, la difficoltà tecnica pura, si miscela in perfetta armonia con la componente psicologica dell’alpinismo, che è concentrazione e autocontrollo per sfociare in un “alpinismo sportivo”, oggi logica conseguenza dell’evoluzione dei tempi.