CAI Eagle Team sulla via Attraverso il pesce in Marmolada

Marmolada d'Ombretta - Via Attraverso il pesce - Maurizio Milani in arrampicata © Dario Eynard

La via Attraverso il pesce è stata salita da Igor Koller e Jindrich Sustr dal 2 al 4 agosto 1981. L’itinerario sale la parete sud della Punta Ombretta (3247 m) nel cuore della Marmolada. Il nome della via deriva dalla caratteristica nicchia a forma di balena, che si trova al centro della grande placconata e che rappresenta un passaggio obbligato e anche l’unica possibilità di riposo. Si tratta di un itinerario ormai divenuto “mitico”, anche per via dei vari tentativi di compierne la prima ripetizioni, tra cui quello di Mariacher con Manolo costretto a una calata di notte su di un cliffhanger appoggiato.

I giovani alpinisti del CAI Eagle Team si sono confrontati due volte con questa storica via, con due differenti cordate, durante la seconda settimana di formazione in Dolomiti nell'estate del 2023. Un primo tentativo è stato compiuto infatti da Dario Eynard, Giacomo Meliffi e Marco Cocito che, per via di qualche rallentamento, sono andati fuori dalle tempistiche previste e hanno deciso in modo precauzionale di scendere. Successivamente la via è stata poi invece ripetuta da Dario Eynard e Maurizio Milani.

La parete sud della Marmolada © CAI - Open Circle

La via richiede prevalentemente un’arrampicata in placca, su roccia incredibile ed è una delle più belle e difficili scalate della Marmolada, nonché delle Dolomiti.
Gli apritori lasciarono la via per gran parte disattrezzata, ma con le ripetizioni che sono venute negli anni, sono state aggiunte nuove protezioni.
Nonostante ciò, Maurizio Giordani nella guida Marmolada – Parete sud (Versante Sud, 2017) scrive:

I primi salitori hanno impiegato 35 ore (3 giorni e 2 bivacchi) e usato 65 chiodi oltre a stopper, eccentrici, friend e due piccoli cliffhanger; dichiararono un impegno classificabile di VII grado con tratti di A1, ma fu subito chiaro, dopo i primi tentativi di ripetizione, che si trattava di una valutazione sottostimata.
Chiodature e schiodature hanno devastato, nel tempo, quei rarissimi buchetti che accettano dei chiodi; succede così che per salire con un minimo di sicurezza bisogna affidarsi ah cliffhanger, almeno per riposare, se non si dispone di un tranquillo livello in libera oltre il 7b.

Interessante è la ricostruzione dell’impresa che Tommaso Magalotti fa nel suo libro Marmolada regina - pagine di storia alpinistica (Gribaudo editore, 1993):

Nell’agosto 1981 ritorna in Marmolada Igor Koller, ingegnere di Bratislava. Giunge come coordinatore di un gruppetto di alpinisti del suo paese. Il suo nome è già apparso su queste pagine e la Marmolada è già stata da lui profondamente studiata. È sua intenzione realizzare un progetto ambizioso che superi in qualche modo ciò che fino a quel momento è stato fatto in termini di arrampicata; la realizzazione, già pianificata nella sua mente, dovrà porsi come nuovo parametro nell’alpinismo moderno.
Questo progetto rientra nella condizione che gli permettono di ottenere i non facili permessi per aggregarsi alle varie spedizioni alpinistiche annualmente organizzate dallo Stato in Cecoslovacchia.
Il suo fisico si presenta minuto rispetto a quello di certi suoi compagni, ma la forza che lo riempie deve essere davvero concentrata, visti i carichi che, senza sforzo apparente, riesce a trasportare e la grande agilità con cui si muove in parete.
Il suo concetto di arrampicata è estremamente legato alla “libera”; tuttavia, pur rifiutando incondizionatamente il chiodo a pressione considerato anche da lui strumento di violenza contro la montagna, non disdegna l’uso appropriato di una tecnica artificiale che utilizza i mezzi “non violenti” escogitati dalla fantasia degli alpinisti, rendendosi conto che molte delle più interessanti realizzazioni soprattutto in California, hanno vissuto spesso questo abbinamento: artificialismo più spinto e libera oltre ogni limite. Un secondo suo rifiuto è l’apertura di vie a “spezzone”. Secondo la sua teoria ogni via deve essere aperta con criteri di continuità arrampicatoria aggiungendo bivacco su bivacco se ed in quanto necessari.
La parete da lui scelta per la grande impresa è quella più ostica e repulsiva del settore d’Ombretta, costituita dalle enormi placconate apparentemente lisce e che vengono a costituire quella che è ormai da tutti definita la “Parete d’argento”.
Non è lui il primo a mettere l’iniziativa su quell’”assurdo”: ci si era provato più volte lo stesso Mariacher seguito dalla Jovane. Con tre tentativi successivi era riuscito ad innalzarsi di circa 400 metri, ma risultandogli indispensabili i chiodi a pressione per poter proseguire, non volle venir meno al suo principio e tutte e tre le volte tornò indietro.
Koller va sotto la parete, si organizza con Jindrich Sustr che ha appena 17 anni ma che si è dimostrato fortissimo, e dal 2 al 4 agosto (non sono mancati alcuni assaggi e ripensamenti) traccia la via dell’impossibile segnando una data storica non soltanto per l’alpinismo in Marmolada. 
Ecco come egli, con tanta modestia e semplicità, ha raccontato la sua avventura, affidando lo scritto a una rivista tedesca:
“Avreste dovuto vedere i volti dei turisti quando Jindra ed io ci affacciammo alla finestra nella grotta della Madonna! (n.d.r. – grotta artificiale che ospita la statua della Madonna consacrata da Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita sulla Marmolada il 26 agosto 1979)
Sulla Marmolada, presso la funivia salgono anche alpinisti, non è certo difficile, ma affacciarsi alla finestra dalla parte della parete non era ancora successo, poiché noi due eravamo i primi che erano saliti lungo la parete sud della Marmolada d’Ombretta alta 800 metri.
Comunque la “Madonna” non era certo il nostro traguardo. Ci potevano considerare pazzi oppure fantasmi – eravamo rimasti tre giorni lungo la parete – tuttavia per noi ogni cosa era del tutto indifferente, poiché in quell’attimo si era realizzato un sogno durato otto anni”.

Marmolada d'Ombretta - Via Attraverso il pesce - Maurizio Milani in arrampicata © Dario Eynard