CAI Eagle Team su Tempi Moderni in Marmolada

Il nostro viaggio tra passato e presente inizia con la storica via sulla "Parete d'Argento", salita da Camilla Reggio e Matteo Sella durante la seconda settimana di formazione a Malga Ciapela
Marmolada - Parete Sud © CAI - Open Circle

La seconda settimana di formazione del CAI Eagle Team a Malga Ciapela ha visto i giovani alpinisti confrontarsi con alcune delle vie che hanno fatto la storia dell'alpinismo in Dolomiti, sotto la supervisione di Matteo Della Bordella, responsabile del progetto pensato insieme al Club Alpino Italiano e al Club Alpino Accademico Italiano, affiancato in questa seconda tappa dai tutor Alessandro Baù, Claudio Migliorini, Giulia Venturelli, Massimo Faletti, Thomas Gianola, Silvia Loreggian e Stefano Ragazzo. A partire da oggi e per le prossime settimane, vi racconteremo su queste pagine, con parole e immagini, la storia di queste vie e le salite compiute dai 15 giovani alpinisti dell'Eagle Team, istaurando un dialogo tra passato e presente.

La prima via sotto i riflettori è Tempi Moderni, salita dalle due distinte cordate formate rispettivamente da Camilla Raggio e Matteo Sella e da Luca Ducoli ed Erica Bonalda durante la seconda settimana di formazione del CAI Eagle Team.

La via Tempi Moderni, o più correttamente Moderne Zeiten, è stata aperta da Heinz Mariacher e Luisa Iovane nell’estate 1982 e si snoda lungo le compatte placche di Punta Rocca, che con i suoi 3309 metri è la seconda elevazione del nucleo centrale della Marmolada. Di questa via occorre evidenziare lo stile di apertura: i primi salitori arrampicarono in libera proteggendosi unicamente con 60 chiodi normali e protezioni veloci. Tutte le lunghezze furono superate a vista, ad eccezione della fessura d’attacco, vinta al secondo tentativo, dopo una breve caduta. Si tratta di un itinerario elegante che oggi è a tutti gli effetti una grande classica dell’intero massiccio. 

Marmolada - Via Tempi Moderni - Camilla Reggio © CAI - Open Circle

Interessante è la ricostruzione dell’impresa che Tommaso Magalotti fa nel suo libro Marmolada regina - pagine di storia alpinistica (Gribaudo editore, 1993).

"Intanto Mariacher, che da qualche tempo sta lavorando alla redazione di una guida alpinistica sulla Marmolada (uscirà nel 1983 pubblicata dalla Rudolf Rother Gmbh di Monaco), analizzando il copioso materiale fotografico necessario, sofferma la sua attenzione tutta particolare sul grande pilastro di Punta Rocca. È proprio da quell’attenta osservazione che nascerà l’idea e quindi la realizzazione di “Moderne Zeiten” (“Tempi Moderni”) che sarà l’impresa più incisiva di quell’anno (1982) e, in qualche modo, qualificherà anche il meglio di quanto è stato fatto in Marmolada. L’impresa di Koller e Sustr sulla via “Attraverso il pesce”, è quasi inutile dirlo, aveva lasciato dentro l’animo di Mariacher una certa ombra. Il concetto di competizione sportiva stava entrando sempre più nelle cose dell’alpinismo. Ormai affermato nell’arrampicata moderna sulle pareti palestra e sulle falesie, non poteva non trovare il modo di trasferirsi anche sulle grandi pareti dolomitiche.

Tutto quello che fino allora, in diversi anni, Mariacher aveva realizzato in Marmolada, gli appariva ormai come privo di quel vertice che invece erano stati capaci di raggiungere i cecoslovacchi che, per aprire la loro grande via, avevano sì fatto uso di qualche mezzo artificiale moderno, ma per breve tratto, inserito in un contesto che sommava, tra l’altro, oltre dieci lunghezze di corda in successione, spinte su difficoltà di settimo grado.

È sotto lo stimolo competitivo – non sempre coerente – che dopo il successo dei cecoslovacchi erano venuti fuori qualche polemica e un po’ di veleno nei riguardi di Koller e Sustr “accusati” di aver tolto purezza all’impresa facendo uso di quei cliffhanger, che avevano permesso loro di passare ove sarebbe stato impossibile. Ma sono cose che succedono e in alpinismo non sono affatto una novità.

Moderne Zeiten” aperta con la compagna Luisa Iovane finisce per essere il capolavoro di Mariacher in Marmolada e il suo massimo vertice anche se sarà costretto, suo malgrado, a rinunciare, soprattutto nella parte iniziale, a quella purezza totale – contestata ai cecoslovacchi – legata esclusivamente all’arrampicata libera. Egli infatti non realizzerà l’acchito il suo progetto ma sarà costretto a più approcci. Soprattutto nelle prime lunghezze di corda dovrà attrezzare la parete infiggendo diversi chiodi che, successivamente, userà solo come “protezioni”.

Il suo programma iniziale: limitazione estrema di chiodi di protezione, esclusione totale dei mezzi artificiali e massima velocità per evitare bivacchi in parete, dovrà sottostare a qualche modifica sostanziale. Quei chiodi infissi nelle fasi preparatorie segnano in qualche modo la resa di chi – datosi delle leggi troppo restrittive – si rende conto che, oltre certi limiti, quando la parete non offre nulla, assolutamente nulla, quantomeno sul piano psicologico diventano indispensabili talune “protezioni” a meno che, in un tentativo dissennato, si voglia consegnare la propria vita alla morte.

L’etica di Mariacher, affermata con puntiglio in tante occasioni, è qui costretta a un sano cedimento, che può lasciare un tantino di amaro in bocca all’interessato, ma che nulla toglie al valore di un’impresa veramente d’avanguardia, che è stata capace di trasferire la “libera” delle falesie su una grande e una delle più belle pareti dolomitiche."

Marmolada - Via Tempi Moderni - Matteo Sella © CAI - Open Circle