19.09.2023 - - - alpinismo arrampicata storia cultura
© Luca Galbiati - Archivio SassbalossIl nostro viaggio tra passato e presente, tra le Dolomiti e alcune delle vie che hanno fatto la storia dell'alpinismo, prosegue con la Civetta, magnetica e grandiosa montagna, con la sua maestosa parete nord-ovest e le sue celeberrime guglie come Torre Trieste. Proprio su quest'ultima vetta, elegante pilastri di dolomia che domina la Val Corpassa, i giovani alpinisti del CAI Eagle Team, Carlo Filippi, Daniele Lo Russo e Lorenzo Toscani hanno salito la via Donnafugata, durante il secondo appuntamento di formazione del CAI Eagle Team, che si è svolto nella prima settimana di settembre del 2023 con base a Malga Ciapela.
Nella storia dell’alpinismo ci sono alcuni luoghi che, nel corso del tempo, hanno sempre rappresentato dei teatri importanti per la sua evoluzione. Marmolada, Tre Cime di Lavaredo e Civetta sono in assoluto i protagonisti più significativi dei monti pallidi.
Nella prefazione della Guida Monti d’Italia “Civetta” (CAI TCI 2012), l’autore Ivo Rabanser cita Emil Solleder:
“Sapevo che laggiù nel Sud si alzava un erto castello di roccia, la Civetta. Non l’avevo mai vista, ma ne avevo spesso udito parlare. Su quella parete, si diceva, non bisogna mettere le mani”. Sono parole di Emil Solleder; la guida bavarese che nel lontano 1925 assieme a Gustav Lettenbauer, osò attaccare la parete NW della Civetta, identificata nel mondo alpinistico teutonico con l’eloquente nome Wand aller Wände – ovvero – Parete delle Pareti, inaugurando con questa memorabile scalata l’epoca gloriosa del Sesto Grado”.
La storia ha classificato nel corso del tempo questa salita come il primo sesto grado dell’alpinismo, ma è utile evidenziare che lo stesso Solleder, con Fritz Wiessner, pochi giorni prima e precisamente il 1 agosto aveva superato la Nord della Furchetta, con difficoltà al pari se non superiori a quella compiuta con Lettembauer.
Nel gruppo della Civetta, grandi cordate hanno lasciato la loro firma e, cosa molto bella, ancora oggi ci sono alpinisti che riescono a realizzare i propri sogni aprendo itinerari, che spostano sempre un po’ più in là il limite finora raggiunto.
La Torre Trieste è un superbo e gigantesco torrione, alto 2458 m, che sorge all’estremità meridionale dei Cantoni della Busazza. Domenico Rudatis nel descriverla usò queste parole:
“Imperiosamente bella, superiore ad ogni altra per perfezione e la potenza della sua architettura, così da meritare propriamente di essere definita la Torre delle Torri”.
Anche Gino Buscaini, nel suo libro “Le Dolomiti Orientali”, usa parole che lasciano il segno:
“Invano l’occhio cerca un punto debole, una via facile, che non c’è. E non stupisce che la prima ascensione sia stata realizzata dall’alto e non dal basso, raggiungendo la forcella fra la Torre Trieste e il Castello della Busazza in calata dalla cima di quest’ultimo”.
Torre Trieste - Via Donnafugata © Daniele Lo RussoLa via Donnafugata si snoda lungo la parete est ed è stata salita da Christoph Hainz e Roger Schdäli l’8 settembre 2004, dopo otto giorni di preparazione. Gli apritori vinsero, con questa salita, la seconda edizione del Premio Silla Ghedina che, assegnato dall’omonima fondazione, premia la più bella realizzazione dell’anno in Dolomiti.
La linea si snoda lungo il vago pilastro della parete Sud-Ovest rimanendo più a destra della classica, ma mai troppo ripetuta, Piussi-Redaelli con difficoltà che toccano l’8a (7b+ obbligato). La roccia è in gran parte friabile e strapiombante; le possibilità di proteggersi con i chiodi sono risicate e così gli apritori, dopo averli utilizzati nella parte bassa, hanno deciso di ricorrere agli spit, convinti che diversamente non si sarebbe potuto scalare la via in libera. Hainz ritiene infatti che gli spit occupino un posto importante nell’evoluzione dell’alpinismo e possano essere utilizzati dove non vi è possibilità di proteggersi con chiodi e protezioni veloci.
“Gli spit, come i chiodi a pressione, fanno parte dell’evoluzione stessa, e non sono in sé buoni o cattivi… è il pensiero, l’etica, la mano di chi decide di usarli a fare la differenza, senza pregiudizi e false ideologie. Non dimentichiamo che la montagna è libera, ed è libertà”.
Torre Trieste - Via Donnafugata © Lorenzo ToscaniLa seconda salita venne compiuta da Mauro “Bubu” Bole e Gabriele Gorobey il 4 agosto 2007 dopo cinque giorni impiegati a provare la via con Ines Papert. Bole in seguito scrisse:
“Donnafugata è una via fantastica che Christoph Hainz ha aperto a spit semplicemente perché non era possibile farne a meno. È quella grande linea su una parete ancora più grande di quello che sembra! La roccia è di quelle che richiedono una grande sensibilità per il friabile: molte volte non sai se gli appigli puoi tirarli o invece devi spingerli per farli star su. In compenso la via ha una seconda parte bellissima con un quindicesimo tiro, quello più difficile, di una bellezza straordinaria".
Torre Trieste - Via Donnafugata © Daniele Lo RussoPer approfondire:
- Civetta di Ivo Rabanser (CAI-TCI, 2012)
- Le Dolomiti Orientali di Gino Buscaini (Zanichelli, 1984)
- Civetta di Paola Favero (Priuli &Verlucca, 2007)
- Civetta di Oscar Kelemina (Scuola di Alpinismo C. Capuis - CAI Mestre, 1970 e Oscar Kelemina Editore, 1986)
- Civetta-Moiazza di Vincenzo Dal BIanco e Giovanni Angelini (Tamari Editori in Bologna, 1970 e 1984)
- Monte Civetta di Vincenzo Dal Bianco (Federazione Alpinisti Triveneti, 1956)
- Odle-Puèz di Lorenzo e Pietro Meciani (CAI-TCI, 2000)
- Vie e vicende in Dolomiti - 50 itinerari scelti di Ivo Rabanser e Orietta Bonaldo (Versante Sud, 2005)
- Dolomiten Civettagruppe di Andreas Kubin (Rudolf Rother GMBH, 1981)
- Civetta di Luca Visentini e Mario Crespan (Luca Visentini Editore, 2000)
Torre Trieste - Via Donnafugata - in vetta © Daniele Lo Russo