CAI Eagle Team in Patagonia, le prime salite

Il CAI Eagle Team entra nel vivo della spedizione in Patagonia, sfruttando la prima finestra di bel tempo. Le prime due cordate rientrate a El Chaltén raccontano le loro esperienze: Luca Ducoli e Silvia Loreggian affrontano l'Aguja Poincenot, mentre Matteo Della Bordella, Dario Eynard e Mirco Grasso tentano di aprire una nuova via sul Cerro Piergiorgio.
© Luca Ducoli

Entra finalmente nel vivo la spedizione del CAI Eagle Team in Patagonia. I 6 giovani alpinisti, sotto la guida di Matteo Della Bordella e accompagnati dai tutor Silvia Loreggian, Luca Schiera e Massimo Faletti, hanno sfruttato appieno la prima vera finestra di bel tempo arrivata, mettendo finalmente mano sul granito più ambito al mondo. 

Iniziamo a raccontare i risultati delle prime due cordate rientrate a El Chaltén, quella composta da Luca Ducoli e Silvia Loreggian e quella composta da Matteo Della Bordella, Dario Eynard e Mirco Grasso, forte scalato veneto new entry nella spedizione targata CAI. La terza cordata impegnata in montagna è stata quella composta da Massimo Faletti con Giacomo Meliffi e Marco Cordin, ma per raccontare la loro salita dovremo aspettare ancora qualche giorno. Poco dopo essere rientrati a El Chaltén Meliffi e Cordin sono immediatamente ritornati in montagna per partecipare a un’operazione di soccorso a due alpinisti in discesa dal Fitz Roy, conclusasi fortunatamente nel migliore dei modi. Anche questo fa parte della spedizione.

 

Luca Ducoli sull’Aguja Poincenot

Il lombardo Luca Ducoli si è legato alla tutor Silvia Loreggian per il suo battesimo patagonico. I due hanno scelto come obiettivo l’Aguja Poincenot (3002 m), su cui hanno prima tentato la salita della via Potter-Davis (400m, 75°, 7a) sulla parete nord. Un’iconica via aperta nel 2001 da Stephanie Davis e Dean Potter in 25 ore andata e ritorno dal Passo Superior.

Differente è stata l’esperienza dei due, racconta Ducoli. “Siamo saliti al Passo Superior il 12 febbraio, partendo la mattina da El Chalten. È stato bellissimo avvicinarsi attraverso il ghiacciaio scoprendo il gruppo del Fitz. Da qui praticamente hai accesso a tutto il gruppo”. Arrivati al passo hanno trascorso la notte per poi attaccare. “Siamo partiti il 13 alle 3.40 del mattino dalla tenda. Abbiamo risalito sei tiri di roccia, ma erano tutti intasati di ghiaccio e facevamo una faticaccia. In più abbiamo preso vento e non abbiamo mai visto il sole, avevamo freddissimo ed era impossibile continuare a scalare. Così ci siamo ritirati e siamo rientrati alla tenda”.

Con un po’ di delusione, ma consapevoli che era la cosa giusta da fare i due hanno ricalcolato le possibilità, decidendo così di cambiare obiettivo. “Il mattino dopo siamo ripartiti, sempre con obiettivo l’Aguja Poincenot, ma questa volta con assetto invernale. Abbiamo salito la Whillans-Cochrane, una via classica per la vetta. Era tutto completamente pieno di ghiaccio, così abbiamo scalato con picche e ramponi. Praticamente non abbiamo mai tolto i guanti, nemmeno a scalare su roccia”. Ci troviamo in questo caso sulla parete est dell’Aguja Poincenot, su una via de 1962 aperta da Don Whillans e Frank Cochrane. Un itinerario abbastanza frequentato che, nelle condizioni di salita dei nostri, ha presentato sicuramente qualche difficoltà in più rispetto a quella che sarebbe stata l’esperienza vissuta con condizioni ottimali. “Per me è stata la prima cima patagonica, è stato bellissimo”.

Il Cerro Piergiorgio © Francesco Quaglino/Enrico Luoni

Dario Eynard sul Cerro Piergiorgio

Dario Eynard, anche lui lombardo, si è mosso insieme a Matteo Della Bordella e a Mirco Grasso sulla parete nord-ovest del Cerro Piergiorgio, con l’obiettivo di aprirvi una nuova via. Un obiettivo che Della Bordella aveva tenuto inizialmente nascosto, ma che ha voluto condividere con i ragazzi del CAI Eagle Team. Mirco Grasso, già presente in Patagonia con altre cordate e con altri obiettivi, ha poi scelto di unirsi a loro in questo tentativo. Veneto, classe 1993, Accademico del CAI è uno degli esponenti di spicco dell’alpinismo di ricerca e, da oggi, componente effettivo della spedizione patagonica del CAI Eagle Team. La cosa non rappresenta una novità, anzi. Succede spesso nelle spedizioni patagoniche che, condividendo obiettivi, idee e progetti, si creino cordate nuove e motivate. 

Nel caso di Mirco lo sprone a unirsi alla spedizione arriva dall’ambizioso progetto sul Piergiorgio: completare la via iniziata da Maurizio Giordani e Luca Maspes nel 1995 sul versante nord-ovest della montagna. La stessa via su cui Grasso già aveva messo le mani in un tentativo di qualche anno fa

Così i 3 si sono portati ai piedi della parete, dove hanno installato il loro campo base e, sfruttando appieno le giornate di bel tempo, sono riusciti a scalare metà della parete. Rientrati a El Chaltén con il sopraggiungere di nuvole e vento, ora rimangono in attesa di una nuova finestra di bel tempo che, se fosse abbastanza lunga e stabile, gli permetterebbe potenzialmente di completare la via.

“È la prima vera finestra di bel tempo e direi che la nostra cordata l'ha sfruttata alla grande, abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati e se siamo fortunati con il meteo il progetto si potrebbe concludere” commenta Dario Eynard. “Il Cerro Piergiorgio è spaventosamente grande e isolato, però sento che nella cordata c'è stato affiatamento e abbiamo remato tutti verso lo stesso obiettivo. Ho ancora molto da imparare sulla logistica in contesti come questi, completamente differenti dalle Alpi, e i tutor hanno trasmesso veramente molta esperienza. Sono molto contento di come si è svolta questa seconda uscita”.