Per praticare le attività escursionistiche in ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, sarà obbligatorio munirsi di
“sistemi elettronici di segnalazione e ricerca (Artva), pala e sonda da neve omologati”. In assenza di tali strumenti di ricerca è prevista una sanzione pecuniaria da 100 euro a 150 euro.
Questo è quanto emerge dal testo dell’articolo 24 dello
schema di decreto legislativo (in attuazione delle legge delega n. 86 del 2019 di riforma delle sport) sulla s
icurezza nelle discipline sportive invernali (Atto n. 229), che il Governo ha trasmesso al Parlamento per il parere delle Commissioni Cultura.
Riportiamo qui sotto il commento di
Gian Paolo Boscariol (Responsabile della Delegazione romana della Presidenza nazionale del Cai)
Obbligatorietà di Artva, pala e sonda estesa a tutti i frequentatori della montagna innevata
Attualmente l’articolo 17, comma 2, della legge n. 363 del 2003 stabilisce che
“i soggetti che praticano lo scialpinismo devono munirsi, laddove, per le condizioni climatiche e della neve, sussistano evidenti rischi di valanghe, di appositi sistemi elettronici per garantire un idoneo intervento di soccorso”.
Il nuovo testo (art. 24, co. 2) obbliga –
giustamente – la presenza di Arva, pala e sonda da neve omologati
ogniqualvolta si pratichi lo scialpinismo o lo sci fuoripista (a prescindere dalle condizioni del terreno), ma ne estende l’obbligatorietà alle
attività escursionistiche in ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve (ciaspole).
Una limitazione alla libertà di movimento
Si tratta di una mostruosità giuridica: applicando letteralmente il testo, se vado a fare una escursione a piedi -
anche senza calzare le ciaspole - in un ambiente innevato (ad esempio, una passeggiata in un bosco) devo essere munito di Artva, pala e sonda.
Si tratta di una
limitazione alla libertà di movimento non tollerabile in nome di regole di sicurezza oggettivamente inesistenti: quale pericolo di valanga ci può essere facendo una escursione in un bosco (con o senza ciaspole)? Se eventualmente ci fosse, sarebbe compito delle autorità comunali segnalarlo.
Chi scrive questi testi è mai stato in montagna d’inverno?
Sulla via per il Rifugio Cristina a Lanzada (Valmalenco) © Daniela Scerri - duepertrefacinque.it
Un obbligo che esclude gli escursionisti meno abbienti
Ci comunicano quotidianamente le parole “turismo lento e sostenibile” e poi si inventano un obbligo che condizionerebbe gli escursionisti meno abbienti a
rinunciare a queste attività, considerando che un Artva costa intorno ai
300 euro.
E i negozi che affittano le ciaspole dovrebbero munirsi di altrettanti Artva, pale e sonde!!
Forse gli unici beneficiari della norma sono i produttori di tali strumenti.
E se poi veniamo fermati dalle Forze dell’ordine possiamo incappare in una sanzione
da 100 a 150 euro per una passeggiata nel bosco innevato (avrebbero così tante altre mansioni da svolgere).
Condizionata la frequentazione non inquinante e silenziosa della montagna
Siamo invitati a non fare assembramenti, gli impianti sciistici sono chiusi per contenere la diffusione dell’epidemia da Covid 19, e poi viene condizionata la nostra libertà di frequentare la montagna anche d’inverno nella sua forma più
armoniosa, non inquinante, silenziosa, spesso individuale.
Nel bosco incantato di Sylvenoire (Cogne) con le ciaspole ai piedi © Daniela Scerri
Formazione e cultura, non divieti
Fermo restando tale sacrosanto obbligo per le attività di scialpinismo e di sci fuori pista, le escursioni in ambienti innevati vanno effettuati non con
divieti calati dall’alto, ma con una seria attività di
cultura della montagna, di
formazione alla sicurezza ed
informazione, che certamente il Club alpino italiano ha da sempre svolto.
Se poi vorrò effettuare una escursione in ambiente innevato sarà mia premura dotarmi di ciaspole, oppure se, a carattere alpinistico, di ramponi e piccozza e, in caso di ambienti a rischio valanghe, anche di Artva, pala e sonda. Ma sarò libero di decidere coscientemente e non per decreto.