Benjamin Vedrines: "La solitaria al Dru mi ha cambiato come uomo"

L'alpinista francese ci racconta del processo che lo ha portato all'impresa di due settimane fa: "L'anno scorso ho rinunciato per il troppo stress, quest'anno ero pronto. A maggio andrò a fare la sud del Denali"
Védrines con la Madonna di Lourdes in cima al Dru © B. Védrines

 

Con la scalata in solitaria della ovest del Dru, Benjamin Vedrines non ha solo scritto una pagina notevole nella storia dell'alpinismo contemporaneo, ma soprattutto ha vissuto un'avventura personale intima e rivoluzionaria. Ce ne parla da Briançon, un paio di settimane dopo la notizia della salita di BASE in solo


Quanto è stato lungo il processo che ti ha portato a questa solitaria?
Credo che in questi anni mi sono allenato moltissimo e ci ho pensato un po'. Alla fine è stato normale arrivare a provarci, perché il processo è stato molto lungo nella mia mente e provarci era lo sbocco naturale. Per me era qualcosa di molto importante, ero molto concentrato e ci ho messo il cento per cento. Come per quelli che fanno il Tour de France o altri sport ad altissimo livello, ero molto determinato. E se sei determinato puoi fare cose incredibili, ma da dentro sembrano persino meno incredibili. In uno o due anni sarò più consapevole di quello che ho fatto. Però posso assicurare che pensare ogni giorno a questa sfida è stato molto stressante e ora sono più libero, mi sento più libero.


Il progetto quando è nato?
L'idea di una ascesa solitaria e molto tecnica nelle Alpi ce l'avevo fino da quando avevo 16 anni. Questa via in particolare da tre anni, da quando abbiamo fatto la trilogia Eiger, Jorasses e Cervino [sulle nord in inverno, con Leon Billon e Sébastien Ratel]. Avevano aperto la via BASE l'anno precedente ed ero affascinato. Alla fine ho messo due sogni insieme, Leo Billon è uno dei miei più cari amici e sono voluto andare dove era stato lui. Ma volevo essere più autonomo rispetto al grande legame che abbiamo.


In quanti sapevano del progetto?
Ne ho parlato con diverse persone: prima Leo, poi il mio coach, naturalmente la mia ragazza e altri amici in Briançon, molto vicini. I media, alla fine, alcuni di loro lo sapevano, ma non ne ho mai parlato apertamente. Tutti mi hanno rispettato, ero stressato ma fiducioso. Erano curiosi, anche perché lo volevo fare già l'anno scorso, ma ero troppo stressato e alla fine ho rinunciato proprio per quel motivo. Questa volta mi hanno chiesto se ero davvero convinto e lo ero.

In solitaria sul Petit Dru © archivio B. Védrines


È andato tutto secondo programma?
No, il meteo non è stato come mi aspettavo, soprattutto il quarto giorno doveva essere bello e pulito e invece alla fine è caduta neve fresca di notte e al mattino. Ero molto confuso, è stato difficile mantenere la motivazione ed era rischioso. Ero molto triste di vedere questa neve, i tiri erano molto tecnici e non erano le condizioni migliori per affrontarli. Ho aspettato mezzogiorno per partire, questo è il motivo per cui ho dovuto fare un bivacco in più. Ma è stato utile, non puoi controllare tutto. Mi sono dovuto confrontare con gli elementi, una volta superata ero molto contento. Credo che anche quando Bonatti fece la solitaria, passò dei giorni brutti.


Hai sentito una certa "vicinanza" con Bonatti?
Nell'ultima parte ci sono rimasti solo un paio di tiri del suo pilastro, ci sono questi 6a vecchi, ci sono vecchi chiodi e suo materiale, o almeno credo che sia roba sua. Comunque è stato emozionante vederli, passare di lì. A me piace la storia, ho rispetto di chi mi ha preceduto e credo che sia utile ripensarci, aiuta a rimanere umili.


Più gioia o senso di vuoto in vetta?
Al top ho provato soprattutto gioia, ma una gioia molto mentale. Ero molto concentrato perché sapevo che c'erano degli amici che mi stavano aspettando non lontano, molto emozionato per la loro vicinanza. Per il resto, non direi che ero triste, ma sentivo che si trattava di un momento simbolico: molto importante nella mia carriera e come uomo.

La linea di salita © archivio B. Védrines


Sei già pronto a ripartire?
Ho girato la pagina molto presto e ho un altro progetto, anche se allo stesso tempo non posso dimenticare quello che ho fatto. Non è stato semplicissimo tornare alla vita quotidiana, è stato tutto così intenso...Ora ho un piccolo infortunio alla gamba [un problema muscolare], devo stare sul divano e ne approfitto per assestarmi. Un passo alla volta.


Dove andrai?
In generale voglio diventare più versatile, unire climbing e skiing, per il prossimo obiettivo voglio essere più veloce e leggero, in stile alpino. Voglio salire la parete sud del Denali. Sono 8-9 anni che lo voglio fare, già nel 2016 ci pensavo quando sono andato con il team nazionale. Ho trovato persone con cui andare, ma solo per il base camp, lo dividerò con alcuni americani. Poi scalerò da solo. Non sarà una via difficile, voglio divertirmi. Partirò intorno a metà maggio.