Baffin Island, il racconto di Fullman, Stuckey e Adams

I tre alpinisti hanno aperto tre itinerari di lungo respiro nella terra degli Inuit, raccontando la loro spedizione di quasi due mesi in solitudine al podcast The cutting edge
Foto di gruppo sotto limonente sagoma del Mont Asgard © M. Fullman

Ad agosto dell'anno scorso, durante una spedizione durata ben 52 giorni, gli americani Miles Fullman, Sam Stuckey e Brandon Adams hanno aperto tre nuove big wall a Baffin Island: Memento Mori (5.10, A5, AI2, 1000 metri) sul Monte Asgard, Ragnarok (5.11, A5, 760 metri) sul Frigga 1 e Fenrir (5.11, A2, 1300 metri) sul Monte Loki. Fullman, Stuckey e Adams sono tutti veterani delle grandi pareti di Yosemite e hanno raccontato la loro avventura al podcast The cutting edge condotto da Jim Aikman. Vi riportiamo qui un riassunto non letterale dei passaggi più significativi, anche se suggeriamo l'ascolto integrale per comprendere appieno la dimensione del climbing trip dei tre alpinisti

"Siamo stati più di un mese a Baffin, l'avventura è stata una parte importante della spedizione. È sempre stato uno dei miei sogni" spiega Sam, a cui fa eco Brandon. "È un luogo mitico, mitologico". I tre concordano sulla qualità della roccia. "Ci sono decine e decine di pareti senza nome, granito davvero solido, del colore dell'oro. Roccia che migliora mano a mano che sali, fessure incredibili".
Al di là delle implicazioni strettamente legate all'arrampicata, nel podcast si parla molto anche dell'isola in sé "La nostra area è stata esplorata per la prima volta nel 1953, ma c'era gente che viveva lì da almeno mille anni e le montagne avevano nomi Inuit già da molto tempo prima che arrivassero gli scalatori. A ogni modo il nome Asgard viene dalla seconda spedizione scientifica che attivò a Baffin. Erano glaciologi, naturalisti e geologi, rimasero quattro mesi sul Penny Ice Cap pr fare ricerche, ma scalarono anche. Il loro leader era un certo Pat Baird, scalarono 7-8 cime, una era il Monte Asgard e lo chiamarono proprio così. Non è difficile capire il perché, quando guardi queste grandi torri che eruttano da un paesaggio primaverile…sembra davvero una terra di divinità del Nord e Asgard è la loro roccaforte. E di sicuro sembra una fortezza".
Brandon: "Le formazioni rocciose qui ti conquistano. Spesso quando apri una via segui un sistema fino al suo termine, poi lo forzi e spesso fai uso del trapano per superare la sezione. Qua non serve".

La linea di salita di Memento Mori © M. Fullman

Dopo avere portato tutto il necessario per sopravvivere in solitudine - vera solitudine - per quasi due mesi (90 chili di cibo solido, 60 litri in liquidi e 54 di materiale per arrampicata portati dagli US, più cibo acquistato a Ottawa), la cordata ha iniziato ad affrontare la vita sull'isola. "Abbiamo scalato allo sfinimento, ma ci sono giorni, momenti nei quali non puoi fare altro che stare sdraiato, anche perché non c'è molto da fare, non vai in Canada a fare un giro...". La prima cima scalata è stata Frigga 1, poi è stata la volta del Mount Loki "che viene descritto un po' come il Cervino di Baffin, super estetico con questa forma triangolare. Sullo spigolo c'è questa fessura di 5.10, 5.11, per le dita, non l'abbiamo quasi dovuta pulire"

La via è stata salita in un push di 16 ore, quindi è stata la volta del Mount Asgard. Ma la finestra meteo dava al massimo 7-8 giorni buoni e la via sembrava chiederne una decina..."La parete sembrava la lavagna più grande e verticale che ci potesse essere. C'era un contrafforte alla base che sembrava facile da superare, nel mezzo un grande muro liscio e verso la cima un grande frazionamento in fessure". "Non sapevamo come sarebbe andata". Già al secondo giorno le previsioni erano peggiorate e così i tre si sono impegnati a fondo per accelerare le operazioni. Miles elogia la prestazione di Brandon. “Non credo che io o Sam avremmo potuto fare quello che ga fatto lui su certi tiri piuttosto spaventevoli nel mezzo della parete. Lui semplicemente avanza, anche se il tiro è di 60 metri va avanti un metro dopo l'altro”. Brandon: "Abbiamo funzionato benissimo, siamo riusciti a salire con una velocità e un coordinamento eccezionali, non sembravamo una cordata di tre, ma una cosa sola".