I piedi di Melissa Campbell spuntano tra le due rocce
Melissa Campbell era impegnata in un trekking con gli amici nella Hunter Valley - nello stato australiano del Nuovo Galles del Sud- e stava scattando fotografie con il cellulare, come fa la stragrande maggioranza delle persone. A un certo punto le è caduto lo smartphone in una stretta fessura tra due rocce. Senza pensarci due volte, la giovane escursionista ha tentato di recuperare il telefono ed è a sua volta scivolata per tre metri a testa in giù nella cavità. Solo i piedi erano visibili, ma gli amici non sono riusciti a estrarla. Dopo alcuni tentativi falliti, le persone presenti hanno provato a mettersi in contatto con i soccorsi, ma come capita spesso nelle zone remote, non c'era campo.
Dopo vari spostamenti, gli altri escursionisti sono riusciti ad avvisare il numero d'emergenza australiano, lo 000, equivalente del 112 europeo. Dopo circa un'ora è arrivata una squadra di soccorso speciale, composta da oltre dieci persone. Anche così però il salvataggio è stato tutt'altro che semplice. Grazie a un argano capace di sollevare mezza tonnellata, i soccorritori sono infine riusciti a disincastrare Melissa, dopo oltre sette ore di operazioni. «Nei miei dieci anni di attività di soccorso come paramedico non mi è mai capitato un lavoro del genere. È stata una vera sfida ma anche una grande soddisfazione», ha spiegato Peter Watts. Alla fine Melissa Campbell è tornata in superficie, anche se il suo telefono è rimasto nelle cavità della roccia.
Questa notizia richiama alla mente l'episodio forse più famoso riguardante un escursonista incastrato tra le rocce in profondità. Era il 2003 quando Aron Lee Ralston rimase prigioniero nel Blue John Canyon mentre stava svolgendo un'escursione in solitaria. Ralston - che proprio il prossimo 27 ottobre compie 49 anni- fu vittima di un episodio davvero sfortunato: mentre scendeva nel canyon smosse un grande sasso di 90 chili, che gli bloccò il braccio destro. Per cinque giorni, cercò di tirare fuori il braccio in tutte le maniere possibili, provando a sollevare o a rompere la pietra, ma non riuscendoci, decise di amputarsi il braccio per sopravvivere. Successivamente, rischiando di morire dissanguato, discese il canyon fino a incontrare i soccorritori. Dalla sua disavventura fu tratto il film 127 ore.