Quella del 21 giugno è la notte più breve dell’anno e, come tutte le cose di carattere minuto, rischia di passare inosservata.
Il 21 giugno siamo tutti concentrati sul giorno, sulla luce che si arrampica nella sera inondandola di un chiarore che sembra protrarsi all’infinito. Eppure a un certo punto il sole si stanca di galleggiare nel cielo e si tuffa a picco nell’orizzonte. Tutto si esaurisce in una vibrazione leggera, in quel brivido che accompagna il crepuscolo.
Proprio in quel momento, Tom Arent Van de Plassche – forte Trail Runner olandese residente a Trento – è partito da Predazzo per omaggiare la notte più trascurata dell’anno: lo scorso 21 giugno ha infatti corso ininterrottamente dal tramonto all’alba tra i passi e le vette delle Dolomiti che si affacciano sulla Val di Fassa.
Tom Arent Van de Plassche
Un saliscendi di 60 chilometri e 4552 metri di dislivello; un saliscendi che non si limita all’atto sportivo, ma si fa portavoce di un importante messaggio sociale.
Così ha infatti scritto Tom sui suoi profili social:
«La Val di Fassa è una delle valli più antropizzate e turistiche delle Alpi, le guglie dolomitiche che le fanno da contorno e l'hanno resa celebre sono ormai diventate lo sfondo a un parco giochi gigantesco fatto di mega impianti e piste su ogni versante; strade cementate sui passi alpini oltre i duemila metri, tunnel; hotel enormi, terme, parchi divertimento e altro ancora. Certo, l'uomo ha ormai modellato profondamente praticamente ogni angolo delle Alpi, ma qui proprio non se ne scampa, tranne che in alcune ore della giornata, cioè quelle notturne.
Appena arriva il crepuscolo i turisti tornano nelle loro comode stanze, le strade sono silenziose e anche nei boschi, sui sentieri, intorno alle malghe e ai rifugi torna la calma. È in questo momento che si svegliano invece i veri abitanti di questa valle: gli animali. Questi si sono dovuti adattare negli ultimi secoli alla presenza dell'uomo, che è diventato così impattante sul territorio da forzarli a modificare i loro ritmi circadiani per poter svolgere le loro attività senza disturbi nelle ore buie della giornata. Volpi, cervi, caprioli, rane, rospi, lumache, non sopravviverebbero di giorno, troppi umani, e certe volte anch'io mi sento così. Troppi umani intorno a me, me ne scappo in montagna.
Ho voluto quindi riscoprire la Val di Fassa, quella forse più "vera", o almeno, quella più lontana dall'uomo. Queste montagne sarebbero tra le più belle del mondo, solo che ormai sono presenti più impianti e asfalto che dolomia. È diventato uno zoo dove è stato reso il più comodo possibile al turista ammirare quelle guglie e pareti altissime, bellissime, trascurando però il loro habitat, tutto quello che hanno intorno.
La notte al buio, tutto questo per un attimo sparisce, e torni nelle vere Dolomiti».
© Tom Arent Van de Plassche
Il sovraffollamento, con tutte le conseguenze che comporta, è uno dei grandi problemi delle vallate alpine maggiormente votate al turismo. Un problema ambientale – come rilevato da Tom –, ma anche un problema di carattere sociale. Questa concentrazione eccessiva, per dirla con le parole di Marco Albino Ferrari, porta infatti il montanaro a «percepire l’alta stagione da due diverse prospettive: da una parte, quella positiva, il lavoro e il guadagno; dall’altra, quella negativa, l’occupazione del proprio spazio, dunque il senso della defraudazione» (Assalto alle Alpi, Einaudi editore).
Il paradosso nasce dallo sviluppo balbuziente che oggi caratterizza le Alpi: a vallate ricche ma sfruttate, in un perfetto slancio consumista, fino all’ultima roccia, se ne alternano altre inghiottite dalle tenebre dell’oblio, piegate dallo spopolamento e stravolte dall’abbandono.
Per un turismo più dolce, omogeneo ed equo, la concentrazione dovrebbe cedere il passo alla distribuzione. Questa metamorfosi necessita uno sforzo da parte di tutti (amministratori e turisti) ma anche di un po’ di fantasia.
Un po’ come ha fatto Tom, che è riuscito a trovare la luce nella notte più breve dell’anno.
Il tragitto