Attenzione ai fulmini

Davide Di Giosaffatte, Istruttore nazionale di alpinismo e scialpinismo del Cai e guida alpina, dà qualche indicazione sui comportamenti da tenere se si viene sorpresi da un temporale su un sentiero o in parete
Nelle scorse settimane, alcuni fatti di cronaca hanno ripetutamente richiamato l’attenzione dei media sul pericolo costituito dai fulmini, soprattutto in montagna. Nel tentativo di approfondire l’argomento, abbiamo posto qualche domanda a Davide Di Giosaffatte, Istruttore nazionale di alpinismo e scialpinismo del Cai e guida alpina di Castelli (TE). Di Giosaffatte, che è anche componente della Scuola centrale di scialpinismo del Club alpino, una trentina di anni fa visse in prima persona un’esperienza tutt’altro che simpatica, causata appunto dal fulmine. Una scarica elettrica si abbatté infatti nelle vicinanze del punto in cui lui si trovava, al ritorno da un’ ascensione, lungo un sentiero alla Cima Alta (Prati di Tivo). Davide e i suoi compagni venero scaraventati a terra dallo spostamento d’aria, fortunatamente senza ulteriori conseguenze. Quale tipo di terreno attira con più facilità i fulmini? «Ad attirare maggiormente i fulmini sono le parti di terreno che si innalzano rispetto a ciò che c’è intorno: creste, cime o alberi isolati». Quand’è che il fulmine diventa mortale? Quando tutti e due i piedi di una persona toccano il suolo? Quando uno solo dei suoi piedi è a contatto del terreno? Quando si è (o non si è) isolati rispetto al suolo? «Avere uno o due piedi che toccano il suolo non cambia nulla, data la potenza dei fulmini. Lo stesso vale per l’isolamento dal suolo, cosa che peraltro è molto difficile da mettere in pratica. L’importante è evitare di stazionare in luoghi più esposti di altri a una scarica elettrica di quel tipo». Quando si è impegnati in un’escursione, oppure in un’ascensione su ghiaccio o su neve, quali elementi dell’attrezzatura attirano maggiormente i fulmini? «Tutto ciò che è metallico, anche se devo dire che a contare sono le dimensioni. In ogni caso, bisogna ricordarsi che tanti piccoli oggetti di metallo vicini tra loro formano un corpo significativo, con la conseguenza che il pericolo aumenta. Un semplice moschettone è in genere poco pericoloso. Un discorso a parte merita la piccozza, che può attirare i fulmini non solo per il materiale con cui è costruita, ma anche per la sua forma. Se la si tiene in alto, sopra la testa, il pericolo aumenta. Questo vale anche per i bastoncini, che non devono mai essere puntati verso l’alto durante un temporale. Sempre più spesso, inoltre, questi ultimi sono in carbonio, fattore che aggrava la situazione». Che fare quando la piccozza, durante un temporale in alta quota, comincia a “ronzare”? «È un chiaro segnale che si è finiti in mezzo a una quantità pericolosa di scariche elettriche. La prima cosa da fare, se ne abbiamo la possibilità, è allontanarci velocemente dalla posizione nella quale ci troviamo, dirigendoci verso zone più lontane da creste e asperità rivolte verso l’alto. Bisogna tenere presente che la scarica di un fulmine è pericolosa anche se quest’ultimo cade a una certa distanza dalla nostra posizione, e quindi allontanarsi di poco non è sufficiente. Se il temporale ci sorprende in parete, dobbiamo considerare che non ci troviamo su un’asperità o una cima, dunque si può valutare di attendere che la situazione meteorologica migliori. Devo precisare che prima di un’escursione o una salita alpinistica è comunque doveroso valutare preventivamente le previsioni meteo, che sono sempre più attendibili. Eccetto rari casi, dunque, se si viene sorpresi da un temporale in parete significa che sono stati commessi degli errori nella preparazione dell’uscita».
Davide Di Giosaffatte
Davide Di Giosaffatte
Una curiosità: la punta di un ombrello può attirare il fulmine? «Sì, è lo stesso concetto dei bastoncini. Un ombrello aperto viene tenuto più in alto della testa, di conseguenza può diventare facilmente il punto di contatto tra le cariche elettriche presenti in atmosfera e quelle a terra». Si discute in questi giorni, sul fatto che una bicicletta a pedalata assistita possa essere maggiormente preda del fulmine… «Credo sia da escludere; la bicicletta è infatti più bassa della persona in piedi. A mio avviso, l’attenzione va posta sul luogo in cui ci si trova, più che sul mezzo di spostamento». Si dice che bisogna sbarazzarsi della piccozza e della chincaglieria metallica: ma se si viene sorpresi dal fulmine su terreno difficile, nel bel mezzo di una via di alta difficoltà, cosa si può fare davvero per limitare e il pericolo? «Una soluzione ottimale non esiste, va fatta una valutazione su quale sia la situazione di pericolo meno alta. Voglio aggiungere che, rispetto a una via alpinistica, è molto più pericoloso trovarsi su un percorso attrezzato o una ferrata, per la presenza di lunghi tratti di materiale metallico da cui bisogna stare assolutamente lontani. È un errore davvero grave affrontare una ferrata con previsioni meteo dubbie». Si dice che in certe situazioni bisogna accoccolarsi, farsi piccini per evitare i fulmini: in quel caso occorre isolarsi dal suolo? Che posizione bisogna tenere? «Il criterio da seguire è quello di offrire ai fulmini meno “punte”, meno “apici” possibili. Una posizione rannicchiata è sicuramente migliore che restare in piedi. Questa però conta poco nel caso in cui ci si trovi in una posizione esposta ai fulmini. Isolarsi dal terreno è una buona soluzione, ma è molto difficile da mettere realmente in pratica, con l’acqua che fa da conduttore». Correre in discesa può generare scie capaci di attrarre il fulmine? «Per quello che so, non ci sono evidenze che dimostrino l’esistenza di un fenomeno di questo tipo. Al contrario, allontanarsi velocemente da un luogo esposto può essere motivo di salvezza». La scarica di un fulmine è sempre mortale? «Se si viene colpiti in modo diretto, oppure se la scarica cade nelle immediate vicinanze, purtroppo sì, a parte rari casi. La potenza di un fulmine è talmente alta che il corpo umano non può resistervi. Se la scarica cade a una distanza non eccessivamente ridotta e si viene colpiti da fenomeni indiretti, è possibile venirne fuori». Una finestra aperta in una baita di montagna può costituire un invito al fulmine? «Se la baita non è dotata di un parafulmine, la risposta è affermativa, in quanto una discontinuità nella superficie può attirare i fulmini. Una finestra può essere pericolosa anche per il fatto che il vetro è meno resistente di un muro, dunque può infrangersi e ferirci. Durante un forte temporale conviene perciò stare lontani dalle finestre, in particolare se l’edificio non è dotato di parafulmine». Quando ci si trova su una parete rocciosa battuta dai fulmini, lontani sia dalla base sia dalla cima, cosa si può fare, visto che non si può scappare velocemente? La corda può diventare un conduttore per il fulmine? «Sì, se la corda si bagna, potrebbe diventare un conduttore, ma il rischio è molto minore rispetto allo stare attaccati al cavo metallico di una ferrata. Dunque, come ho detto prima, si può decidere di attendere che la situazione meteo migliori». È consigliabile scendere a corda doppia sotto un temporale? «La discesa è un’opzione praticabile, ma bisogna valutare tempi e urgenza. Nel caso sia pomeriggio inoltrato, l’attesa può esporre a pericoli con l’arrivo del buio, dunque conviene scendere. Se, al contrario, si hanno ancora diverse ore di luce davanti e la zona, per la sua conformazione, non è esposta a fulmini, è più conveniente stare fermi e attendere la fine del temporale. Muoversi orizzontalmente su roccia bagnata può infatti causare scivolate, considerato anche che la concentrazione personale, quando si è sotto l’acqua, è minore rispetto a quella che si ha in un contesto normale. E gli errori in calate in corda doppia possono avere conseguenze gravissime». Rifugiarsi in auto è sempre sicuro (si parla di Gabbia di Faraday)? «Direi di sì, è abbastanza sicuro, le scariche si esauriscono infatti sulla scocca del mezzo. Quello che posso consigliare è di non stare attaccati alle componenti metalliche dell’interno della vettura, se queste sono presenti».