L'artista delle falesie

Il fotografo Massimo Colombo ha realizzato un documentario di dieci minuti che ha come protagonista Delfino Formenti. Un volontario che ha attrezzato la maggior parte dei 2000 itinerari presenti nelle falesie lecchesi. Obiettivo sensibilizzare i climber su sicurezza e rispetto dell'ambiente, oltre a promuovere la bellezza delle pareti di Lecco
Valorizzare il territorio montano lecchese e sensibilizzare gli arrampicatori sulla sicurezza e sul rispetto del lavoro volontario di chi attrezza le falesie. Un rispetto che si traduce nell'attenzione all’ambiente naturale nel quale si porta avanti la propria passione. Sono questi gli obiettivi del documentario, lungo poco più di dieci minuti, di Massimo Colombo, fotografo professionista e appassionato di arrampicata e alpinismo. «Ho iniziato ad arrampicare da poco, circa quattro anni», racconta. «All'inizio nella palestra dei Ragni di Lecco, poi proprio nelle falesie a cui ho dedicato il mio documentario».
Panorama sul lago di Lecco e vista della bastinata del Monte San Martino © Massimo Colombo
Panorama sul lago di Lecco e vista della bastinata del Monte San Martino © Massimo Colombo

Una vetrina per le falesie lecchesi e per i volontari che le attrezzano

Iscritto al Cai Calolziocorte, Colombo nella clip ha voluto dedicare una vetrina ai circa 2000 itinerari tracciati fino a oggi nelle oltre cinquanta falesie del lecchese, con riprese spettacolari sul Lago di Como.
«Sono luoghi perfetti per assaporare la bellezza della roccia, sfidare la varietà delle vie e beneficiare dell'incredibile posizione dei siti».
Il progetto ha un protagonista, di cui viene raccontata la storia. Si tratta di un grande appassionato, iscritto al Cai Lecco, che alle falesie ha dedicato una vita: Delfino Formenti.
«Non è un uomo di tante parole, ma mi ha affascinato per la passione con cui ha attrezzato la maggior parte delle falesie della nostra provincia. Gli arrampicatori locali devono dire grazie a lui per le tante possibilità che hanno qui».
Delfino Formenti al lavoro in parete © Massimo Colombo
Delfino Formenti al lavoro in parete © Massimo Colombo

Frequentazione corretta e consapevolezza

Le circostanze che hanno consentito a Colombo di conoscere Fomenti sono presto spiegate. «Tutti gli anni Delfino organizzava una serata, alla sede Cai di Calolziocorte o in qualche rifugio del lecchese, dove mostrava il suo impegno nell'attrezzare le falesie. Tra gli arrampicatori è conosciutissimo, lo chiamano l'”artista delle falesie”. In una di queste serate gli ho chiesto se voleva essere il protagonista del mio progetto. Gli ho spiegato che intendevo realizzare qualcosa per sensibilizzare gli arrampicatori a una frequentazione corretta delle falesie e renderli consapevoli che dietro a ogni spit e a ogni sosta c'è un lavoro non banale, svolto esclusivamente da volontari. Lui ha accettato con entusiasmo».

Rispetto dell'ambiente, del lavoro volontario e sicurezza

Il messaggio che Colombo vuole trasmettere è che il rispetto dell'ambiente montano nel quale si trovano le falesie significa anche rispetto per chi ha dedicato tante ore del proprio tempo libero per attrezzarle, e viceversa.
«Chi lascia spazzatura in giro manca di rispetto a entrambi: all'ambiente e a chi ha lavorato per permettere a tutti di praticare la propria passione, trovando sempre tutto pronto. La bellezza delle falesie dipende anche da noi».
Come accennato sopra, il documentario intende anche responsabilizzare i climber.
«Delfino lo spiega bene: quando sale, l'arrampicatore deve controllare se è tutto a posto. Chi attrezza le falesie in modo volontario non può venire costantemente a controllare. Ogni climber è responsabile della propria sicurezza. Il protagonista della mia clip dà consigli per aumentarla e diminuire il rischio di incidenti».
Settore parete Stoppani-Monte Pizzo Erna
Settore parete Stoppani, Monte Pizzo Erna © Massimo Colombo

Raggiungere il numero più alto di persone possibile

Il film spiega dunque le caratteristiche delle falesie e del lavoro per attrezzarle. Tra aneddoti e curiosità, Delfino Formenti guida lo spettatore lungo i sentieri di avvicinamento, prima di farlo affacciare dalle terrazze di sosta. È forte l'incoraggiamento a comprendere l’attenzione dedicata alla manutenzione dei tiri, per poi godere della bellezza di un panorama mozzafiato. Vengono anche suggerite piccole attenzioni che tutti possono avere per contribuire alla manutenzione dei siti.
«Attenzione alla sicurezza, rispetto dell'ambiente e del lavoro dei volontari e promozione del territorio montano lecchese sono i tre messaggi del mio documentario. Sono validi per tutta la montagna, non solo quella lecchese, e si rivolgono anche a chi non arrampica, a iniziare dagli escursionisti», conclude Massimo Colombo. «L'obiettivo del mio progetto, che ho chiamato “Un chiodo in testa”, è trovare i fondi per realizzare una seconda versione del documentario, più cinematografica, e partecipare ai film festival di montagna. Con i miei messaggi vorrei raggiungere il numero più alto di persone possibile».
Il progetto “Un chiodo in testa” ha aperto una propria pagina Facebook e un profilo Instagram. Per guardare il documentario clicca qui.