Ammasso di uova di Rana rossa © Antonio RinaldiLa primavera è la stagione del risveglio, ma se per quanto riguarda i vegetali è molto facile accorgersi del ritorno del verde che d'ora in avanti aumenterà sempre più attorno a noi anche alle quote più alte, con un pizzico di attenzione in più può capitare in questa stagione di imbattersi in qualcosa di curioso a margine del sentiero. In qualsiasi piccola pozza temporanea ci si imbatta, nata dal nulla per effetto dello scioglimento della neve o delle piogge primaverili, non è difficile identificare delle masse gelatinose semitrasparenti, più o meno sommerse, aggregate in masse o cordoni.
Si tratta delle uova di rane e rospi, questo infatti è anche per loro il periodo in cui avviene la riproduzione. Questi anfibi iniziano a risvegliarsi alla fine dell'inverno, momento stagionale già superato alle quote appenniniche e alpine più basse e che invece giungerà nei prossimi 2 mesi alle quote alpine più elevate. Una volta riattivati dal lungo torpore invernale, rane e rospi iniziano un lento movimento che li porterà ai siti di riproduzione.
Il copione, che si ripete da tempi naturali immemori, prevede che ciascun individuo torni al luogo in cui è nato; avvenuto l’incontro tra i sessi, i maschi, più piccoli delle femmine, si avvinghiano su di esse fecondando (esternamente) le uova deposte dalla femmina nell’acqua in maniera molto caratteristica: le rane generano grandi ammassi di uova posizionati lungo le rive delle pozze a bassa profondità, mentre i rospi le depongono in lunghi cordoni ancorati alla vegetazione acquatica.
La deposizione in queste pozze temporanee porta con sé un certo grado di rischio perché, oltre ai predatori, stagioni particolarmente siccitose possono mandare in secca le uova facendole morire prima della schiusa, cosa che in alcune annate rende necessarie ulteriori deposizioni. Nonostante questo è curioso notare come nelle stesse pozze, anno dopo anno, le uova vengano disposte sempre regolarmente negli stessi precisi punti. Gli ammassi gelatinosi (che siano organizzati in masse o filoni) sono composti di tante palline di gelatina contenenti ciascuna un nucleo nero, nel quale presto si inizia a intravedere la forma di quello che verrà. La gelatina, per effetto lente, consente anche un certo riscaldamento quando il sole colpisce l'ammasso, ed è proprio questo calore che favorisce lo sviluppo e la schiusa delle uova dalla quale usciranno le larve (girini). Questi piccoli esseri che tutti almeno una volta abbiamo osservato con simpatia, sono inizialmente esclusivamente acquatici, ma in qualche mese completano il loro sviluppo guadagnando la possibilità di vivere anche al di fuori dell’ ambiente acquatico, proprio come “da definizione” degli anfibi.
Proseguendo la propria esistenza poi, alcune specie si svincolano quasi totalmente dell’acqua, vivendo nei boschi e tra l'erba, approfittando d'estate delle ore meno assolate e delle giornate meno secche, sospendendo la propria esistenza nel lungo inverno della montagna, per poi tornare alla pozza dove sono nati nella successiva stagione riproduttiva.