Capriolo appena nato © Antonio RinaldiNon è facile, ma può capitare a tutti, nel bosco, in svariate aree della nostra penisola, di fare in questa stagione un incontro davvero singolare, tenero, emozionante: quello con un piccolo di capriolo appena nato. Maggio infatti (anche aprile nel centro Sud Italia e nelle zone più calde) è la stagione dei parti di questa specie che negli ultimi 30-40 anni ha colonizzato tanta parte delle aree forestali e agricole del nostro paese. Dal momento che il cucciolo alla nascita e per qualche giorno è totalmente indifeso e incapace di muoversi e di sfuggire ai predatori, l'evoluzione ha selezionato per lui la miglior strategia di difesa possibile: quella di rimanere accovacciato e immobile nel bosco, qualsiasi cosa succeda. Ed è proprio così che capita di incontrarli, immobili da sembrare finti, tanto che non è facile accorgersi di loro; non è escluso che gli siate passati vicino qualche volta, ma non vi siate accorti di lui, col suo mantello maculato perfettamente mimetizzato tra i chiaro scuri delle foglie e dei raggi di sole che filtrano dalle chiome.
Ma l’esser invisibile agli occhi non basta, e l’evoluzione lo ha reso anche praticamente inodore, e questo è un altro carattere fondamentale per sfuggire ai predatori che (specie i mammiferi) basano le proprie strategie di caccia più sull’olfatto che sulla vista. Dunque la sua difesa è quella di cercare di non farsi trovare da nessuno, solo la madre sa dov'è, si allontana periodicamente per mangiare, ma torna a intervalli regolari per allattarlo; l'unico momento in cui il piccolo in qualche modo rischia di essere intercettato è il momento in cui emette il “fippio”, così viene chiamato quel piccolo sibilo che fa per richiamare la madre.
È una fase delicata questa, e ancor più per i caprioli che nascono nei prati, in questa che è anche la stagione degli sfalci; ogni anno purtroppo diversi caprioli vengono uccisi durante queste operazioni agricole, tanto che molte falciatrici dispongono di catenelle o altre strutture mobili che precedono le barre falcianti, in modo da cercare di allontanare gli animali prima che possano finire nel raggio di azione delle lame.
Ma tornando all’incontro fortuito nel bosco, è bene tenere ben presente che occorre non toccare e accarezzare i cuccioli, perché qualsiasi nostro tocco imprimerebbe su di loro un odore che lo renderebbe sospetto per la madre, che potrebbe abbandonarlo. Ancor peggio farsi venire l'idea di raccoglierlo considerandolo abbandonato, e portarlo in un centro di recupero, cosa che lo condannerebbe a una vita intera in cattività; come comportarsi dunque? Qualche secondo di fisiologica ammirazione, una foto al volo (inutile negarla, tanto la faremmo tutti) e poi in silenzio, noi per la nostra strada e lui alle cure della sua mamma, sicuramente negli immediati dintorni.