Succiacapre. © Dûrzan Cîrano. Wikimedia CommonsUn protagonista delle sere e notti estive in natura è il succiacapre. Si tratta di un uccello che popola zone rurali, agricole, calanchive ma anche i greti dei fiumi, dove preda insetti anche grazie alla sua enorme bocca che mentre vola tiene spalancata, e nella quale anche i suoi grossi “baffi” contribuiscono a convogliare le sue prede.
Il suo nome evoca leggende sudamericane divenute di moda negli ultimi anni, ma già gli antichi gli attribuivano qualcosa di misterioso e magico. Ce lo dice il suo nome, che deriva dal fatto che veniva osservato in particolare nelle vicinanze di armenti; la qual cosa si spiega facilmente considerando che dove sono presenti greggi, sono sempre abbondanti anche gli insetti, che sono appunto la fonte di cibo di questo uccello dalle abitudini crepuscolari e notturne. La fantasia dei nostri antenati attribuì però la presenza del succiacapre tra le greggi alla sua abitudine di succhiare il sangue dalle mammelle delle capre, da cui il nome italiano, che peraltro rispecchia fedelmente quello scientifico in latino Caprimulgus (della famiglia dei Caprimulgidi).
Per quanto non sia particolarmente facile da vedere, non è impossibile che questo accada, e può avvenire soprattutto percorrendo piccole strade di campagna o di collina o bassa montagna la sera al tramonto o appena dopo, quando è solito accovacciarsi sul terreno probabilmente anche per raccogliere il caldo accumulato dal suolo durante il giorno. Qualora lo si illumini con i fari dell’auto, si potranno anche vedere i suoi occhi riflettere la luce emessa dai fanali; poi, raggiunta la distanza che lui reputa di sicurezza, si leverà in volo; un volo piuttosto particolare con bruschi, nervosi e frequenti cambi di direzione probabilmente legati all'inseguimento degli insetti. Se vi sono ancora condizioni di luce sufficienti è possibile vedere anche dei flash bianchi dovuti a macchie chiare presenti sulle ali, specialmente nei maschi. Ancor più caratteristico però è il suo verso, un infinito e vibrante "trrrrr" alternato da alcuni “twee”, e persino dei “ciak” che produce con lo schiocco del becco (un suono che viene detto applauso).
L’estate è la sua stagione, col passare delle settimane poi le sue vocalizzazioni caleranno, terminando anche la sua stagione riproduttiva, e quando arriverà ottobre lascerà le nostre terre per trasferirsi in quelle climaticamente più miti dove la sua fonte di cibo, come detto gli insetti, non mancherà anche per tutta la stagione invernale.