Sono quelli del tutto e subito, sono quelli che "del doman non v'è certezza" dunque meglio fiorire oggi, sono i fiori effimeri, quelli appartenenti alla cosiddetta flora nemorale. Si tratta di una serie di fiori molto belli e delicati, che appaiono nei boschi prima del ritorno delle foglie sugli alberi, perché approfittano del sole via via più tiepido che riesce ad infiltrarsi tra le architetture di rami ancora spogli del bosco. Sono i messaggeri della primavera, quelli che colorano per primi un sottobosco che ancora ha i toni spenti delle foglie che gli alberi hanno abbandonato ormai quattro o cinque mesi fa, e sono state via via sbiadite e spente dalla pioggia dal gelo e dalla (tardiva) neve.
Tra i primissimi a spuntare l’elleboro (di cui abbiamo già parlato qualche settimana fa) e i crochi, lo zafferano selvatico dal tenue lilla. Altrettanto precoci i bucaneve e i campanellini, graziosi fiori penduli che spesso vengono confusi fra loro, ma che si distinguono per il fatto di avere (i campanellini) delle palline verde giallo al termine di ogni petalo. Uno dei più particolari, e forse il più effimero, è il dente di cane così chiamato per la forma del suo bocciolo, protesa verso il basso e acuminata proprio come un sottile canino. All'apertura del bocciolo i suoi petali si ripiegano verso l'alto rivelando il loro tenue lilla, Ma è una bellezza da cogliere veramente al volo, nell'arco di uno o due giorni i petali avvizziscono, basta talvolta un solo pomeriggio un po’ più caldo del dovuto (di quelli che sempre più spesso si vedono ultimamente, purtroppo) per far svanire tanta bellezza. Da citare ancora la scilla, ovvero il giacinto selvatico, che si contraddistingue per le sole due foglie che abbracciano lo stelo che porta i piccoli fiorellini blu elettrico.
Praticamente tutti questi fiori spariscono totalmente dal bosco al termine della fioritura: dopo una più o meno veloce fruttificazione infatti, le loro foglie seccano e le piante trascorrono la restante parte dell'anno sopravvivendo sotto terra nei bulbi o rizomi da cui a primavera rispunteranno. Altrettanto effimere, anche se un po’ meno delicate e un po' più durature nel corso dell'anno, sono diverse altre specie che sbocciano sempre in questo periodo nel sottobosco fresco, quali primule, viole, anemoni bianche e gialle, la fegatella e la polmonaria, queste ultime due tipicamente collegate nel Medioevo a benefici che avrebbero portato alla salute secondo la “teoria dei segni”. La fegatella avendo foglie lobate (che possono ricordare la forma di un fegato) veniva considerata benefica per questo organo; la polmonaria, con le sue foglie macchiettate di verde più chiaro tanto da ricordare gli alveoli polmonari, veniva invece ritenuta curativa per le vie respiratorie.
Ebbene tutta questa bellezza, difficilmente riproducibile con le parole, dura un colpo d’ali di farfalla nell’economia di una stagione, ma la si può inseguire, ora sulle prime colline (chiaramente con qualche differenza da zona a zona), e andando avanti a quote via via più elevate, man mano che la primavera risalirà anche le montagne più alte e fredde.