Appunti di natura. C'era una volta un lupo in tangenziale…

Immagine originale tratta dal documentario sul Lupo Ligabue M15, realizzato dalla Provincia di Parma © Provincia di Parma

Correva l'anno 2004 quando sulla tangenziale di Parma venne investito un cane che a qualcuno sembrò un lupo; era febbraio, un febbraio di 20 anni fa, in cui nell’Appennino settentrionale non mancava la neve, a differenza di oggi. All’inizio degli anni 2000 gli avvistamenti di lupo iniziavano a farsi più frequenti, ma fino ad allora la presenza del predatore era accertata solamente nelle aree montuose e collinari, ove era ormai ben più diffuso rispetto a i decenni precedenti nei quali aveva scampato l'estinzione solo nelle aree più impervie, remote e selvagge dell'Italia centrale. A partire da quegli anni però, con la crescita degli ungulati nei boschi, favorita dall'abbandono delle campagne da parte dell'uomo, si era aperta la via anche al ritorno di questo grande predatore.

 

In questo quadro, arrivò nella clinica veterinaria dell'università di Parma uno strano cane che assomigliava a un lupo; l'episodio in prima battuta suscitò un po' di ilarità, nessuno si aspettava che un lupo potesse spingersi così vicino a una città, ma l'intervento di personale esperto che operava sui progetti “Life lupo” dei Parchi regionali emiliani fugò ogni dubbio: si trattava realmente di un lupo. Da lì partì il percorso di recupero dell'animale, che non aveva reali problematiche se non un indebolimento generale da malnutrizione e freddo. Dopo qualche settimana di cure in una località isolata dell'Appennino parmense, in cui si curò di garantire all’animale un minor contatto possibile con l'uomo, fu organizzata la sua reintroduzione in natura che, differentemente da quanto prevedevano i protocolli, non poteva essere eseguita nel luogo del ritrovamento. Ligabue (o M15, questi i due nomi, popolare e tecnico che il lupo ricevette) fu rilasciato sull'Appennino parmense a circa 1000 metri di quota in un periodo caratterizzato da frequenti intense e nevicate e con più di un metro di neve al suolo.

 

Per la prima volta in Italia il lupo Ligabue fu dotato di un radiocollare satellitare che per oltre nove mesi mandò indicazioni precise sulla sua localizzazione, tracciando il suo girovagare nei boschi per centinaia di chilometri; si dimostrò in questo modo, senza più possibilità di dubbi, come i lupi siano in grado di compiere lunghissime distanze in pochi mesi, e ripopolare velocemente anche aree molto lontane. Nove mesi di girovagare portarono Ligabue fino in Francia dove morì probabilmente a causa di un conflitto con il branco residente.

 

Questa storia ci descrive una situazione faunistica che si è evoluta in maniera incredibile negli ultimi vent'anni; se infatti all'epoca suscitò meraviglia, stupore e incredulità la presenza del lupo in un ambiente così antropizzato, oggi è quotidianità la presenza di lupi fino nei sobborghi delle città. I lupi dall'Appennino sono scesi fino al Po, lo hanno superato, hanno ricolonizzato le Alpi fino a tornare a ricollegarsi con le popolazioni di lupo dell'est Europa, matrimonio avvenuto e documentato sui Monti Lessini qualche anno fa. L'intera storia del Lupo Ligabue fu totalmente documentata dal servizio Risorse faunistiche della Provincia di Parma che realizzò un piccolo documentario che è tuttora disponibile on line e si può trovare ricercando su Yuotube Viva il lupo - Lupo ligabue.