La Grotta dei Callarelli e il Vallone dell'Acquaviva © Giuseppe AlbrizioItinerario “esplorativo” in una zona tra le più selvagge della Majella, caratterizzato dall'attraversamento di fitti boschi che scendono nei dirupi sottostanti, profondi e inaccessibili e dalla presenza di enormi pareti che conservano ripari pastorali sotto roccia alcuni di difficile accesso. Dal Colle Bandiera la vista dell’anfiteatro della Valle del Fossato è impressionante e subito viene da pensare che sia impossibile che tra queste pareti e il bosco scosceso passi un facile sentiero che consenta di entrare nella Val Serviera senza difficoltà e addirittura permetta di compiere un giro ad anello. Invece la via è evidente, segnata molto bene con bandierine di vernice bianca-rossa e segnavia G6-H1-G3. Qualche anno fa una grande valanga staccatasi dal versante sud-est del Monte Pizzone ha spazzato via una piccola parte dell’antica mulattiera, altri tratti sono stati invasi da enormi alberi che ostacolano il passaggio. Grazie all’Ente Parco è stata fatta una deviazione che obbliga l’escursionista a risalire la scarpata per un centinaio di metri di quota e passare dove la valanga non ha fatto danni. Tutto l’anello è un meraviglioso itinerario che si può definire anche “l’Anello delle Fonti”, se ne incontrano tante e tra fontane, sorgenti e ruscelli se ne contano almeno undici
Accesso
Da Palombaro (comune della provincia di Chieti) si segue la strada comunale per il campo sportivo e poi si continua a salire in direzione di Colle Morgia; al primo bivio si svolta a sinistra (direzione Fara San Martino). Dopo una leggera discesa si continua in piano, si passa il Casale Capo le Macchie e alla biforcazione successiva si va a destra (se si continua dritti si giunge presso il campo sportivo di Fara San Martino e, ancora avanti, si arriva al paese uscendo a monte del grande stabilimento di pasta). Superate un gruppo di abitazioni si prosegue fin dove la strada termina, cercarsi uno spiazzo per parcheggiare, quota 650 m, località Capo le Macchie.
la parete che scende dalla Cima Forcone © Giuseppe AlbrizioItinerario
A piedi, giunti alla fine della strada asfaltata, trascurare la sterrata di sinistra (segnavia G3 per Fara San Martino che si percorrerà al ritorno), il sentiero di destra (segnavia G3 per Grotta S. Angelo e Pennapiedimonte) e seguire, dritti, l’evidente sentiero con palina di legno e scritta G6. Si procede in ripida salita, senza possibilità d’errore, salendo lungo una mulattiera rocciosa nel bosco. Ad un bivio (0.20 h, 780 m) andare a sinistra; facendo una deviazione a destra, dopo pochi metri, si incontra un caratteristico bottino dell’acquedotto chiuso a chiave e una panca per picnic da dove si ha una buona visuale su Palombaro e il bosco di Capo le Macchie. Il sentiero, oltre ad essere segnato da paline di legno G6, è segnato anche da vernice su roccia (fondo verde e scritte gialle F2 - F3, colori del Corpo Forestale dello Stato) e bandierine di vernice bianca-rossa. Usciti dal bosco si sale tra roccette e sfasciumi lungo la dorsale “le Preselaria” raggiungendo un secondo bottino con una fontanella e una piccola pozza d’acqua limpida, ci si può rinfrescare e bere (0.45 h, 890 m). Si prosegue con un’ottima visuale su Fara San Martino, il Lago di Casoli e la Costa Adriatica; in alto a destra si nota la Croce di Colle Bandiera. Trascurata a destra la mulattiera che sale direttamente alla Croce (1085 m) si aggira a sinistra (sud) lo sperone di Colle Bandiera e ci si imbatte in una bellissima e inaspettata fontana che ha una grande portata d’acqua che esce con una grande pressione (1.45 h, 1130 m). Aggirato completamente lo sperone si sale a destra fino a raggiungere la vetta del Colle Bandiera (2 h, 1197 m), da dove si gode un ottimo il panorama sulla costa del Mar Adriatico tra l’Abruzzo e il Molise.
La via prosegue in direzione nord-ovest fino a giungere a quota 1340 m circa, dove si incontra l’evidente deviazione a destra con indicazione (freccia di legno, segnavia G10) per Cima Macirenelle. In basso a sinistra si notano le strettissime gole che scendono verticali nella Valle del Fossato e nella Val Serviera. Spicca anche la verdissima Cima della Stretta che separa le valli appena citate dalla Valle di Santo Spirito. Si continua dritti a mezzacosta, sempre nella stessa direzione, lungo il segnavia G6; la mulattiera aggira le grandi pareti rocciose ricche di ripari sotto grotte della Cima Macirenelle, Cima Raparo e Martellese. Non si vede nessuna traccia in lontananza, ci si chiede se veramente c’è un sentiero che passi tra gli impervi e ripidi costoni: avanzando ci si rende conto che il passaggio esiste e non è neanche esposto. Si rimane sempre fuori dal bosco superando, con leggeri saliscendi, numerosi fossi e canali dalle forme bizzarre che poi convergono nella Valle Serviera e Valle del Fossato. Il sentiero per qualche tratto costeggia le pareti di roccia molto friabili, sono gli unici punti dove bisogna fare attenzione ad eventuali cadute di sassi e massi (ogni tanto si sentono echi “paurosi” del rumore dei sassi che precipitano giù).
la Valle di Santo Spirito © Giuseppe AlbrizioSi cambia direzione, sud, si entra nel bosco e si continua a salire raggiungendo quota 1600 m. Ora il sentiero sembra andare in piano, si esce dal bosco e si attraversa un lungo prato aggirando il versante est della Cima Forcone. Si cambia nuovamente direzione, sud-ovest, si passa sotto ad una parete rocciosa e boscosa con numerose grotte pastorali, si continuano ad aggirare speroni rocciosi ed erbosi e ci si imbatte in un “inatteso” vecchio bottino dove dentro si sente confluire tanta acqua. La porta di ferro della presa d’acqua è chiusa e bloccata da uno spago, una volta aperta è facile riempire le borracce e rinfrescarsi; nonostante la siccità di questi ultimi anni l’acqua qui è abbondante (3.45 h, 1520 m). Prima di ripartire ricordarsi di richiudere lo sportello di ferro e bloccarlo con lo spago altrimenti la prossima volta si rischia di trovare il bottino chiuso con un lucchetto. L’ambiente è sempre affascinante, con montagne rocciose dove prevale il verde intenso dei faggi e dei pini mughi, forre infernali che precipitano strette e a picco. Si gira un costone e si prosegue in direzione ovest, si attraversa a mezza costa il versante sud della Cima Forcone e davanti compare la Valle dell’Acquaviva e la Valle del Forcone che confluiscono nella Val Serviera che si ha in basso a sinistra.
Passati numerosi ricoveri sotto roccia si passa accanto alla sorgente Fonte Viola (dove non c’è possibilità di prendere acqua ma ci si può rinfrescare il viso e la testa bagnando il cappello, 4.05 h, 1550 m). Ancora a mezza costa ormai in vista del Monte Acquaviva, del Monte Pizzone e della Grotta Pastorale Callarelli che si trova sulla sinistra idrografica (destra senso di marcia) dell’impervia Val Serviera, punto strategico per i pastori e per gli escursionisti che percorrono la valle (4.20 h, 1570 m).Sotto la roccia c’è un bel bivacco, chiuso in parte con muri a secco, con due brande e un camino e, sempre nella stessa cavità, si trova una sorgente d’acqua con un recipiente che conserva il prezioso liquido.
La stretta Gola di Fara San Martino. © Giuseppe AlbrizioDi fronte alla grotta il sentiero si biforca, il G6 che bisogna continuare a seguire va a sinistra (Sud), scende per attraversare la valle e poi aggirare il versante Est del Monte Pizzone, il G8 risale la Valle dell’Acquaviva. Attraversato il fosso, punto di confluenza della Val Serviera con la Valle dell’Acquaviva e la Valle Forcone, si passa accanto ad una piccola cascata che scende dalla Valle Acquaviva e si inizia a salire nella faggeta per superare la dorsale della Cima della Stretta che separa la Val Serviera dalla Valle di Santo Spirito. La via è sempre evidente e segnata molto bene, Superato il punto più alto (1620 m) si inizia a scendere verso la Valle di Santo Spirito, una deviazione segnata da un palo di ferro, in meno di un minuto, porta verso l’ottima e inattesa Fonte del Pesco (5.20 h, 1335 m).
Aggirati alcuni costoni si prende la direzione sud-ovest e si è in vista della “vicina” ma ancora lontanissima Gola di Fara San Martino. Si passa tra radure scoscese e bosco, qui bisogna fare una deviazione in salita di circa 100 metri di dislivello per superare un punto dove una valanga, qualche anno fa, ha cancellato un tratto di sentiero e coperto con alberi un altro tratto. La deviazione comunque è segnalata molto bene sempre da bandierine di vernice bianco-rosso. Si continua a scendere ancora lungamente fino ad entrare nel fosso della Valle delle Mandrelle che, poco più in basso, si unisce alla Valle di Macchia Lunga nella località Bocca dei Valloni (6.10 h, 1055 m).
Qui si trova una panca per picnic, un piccolo fontanile asciutto, un palo con indicazioni escursionistiche. Si segue il segnavia H1 che scende lungo il fosso chiamato Valle di Santo Spirito. Si passa tra pareti alte centinaia di metri giungendo in uno slargo dove sotto una roccia si trova la Fonte delle Vatarelle (6.30 h, 850 m). Sempre in discesa si superano alcune antiche morene passando sotto altissime pareti rocciose e si giunge in un punto dove la valle si allarga e si trova la Fonte Vaiz’ Long (7 h, 580 m). Da questo punto in poi si inizia ad incontrare numerosi turisti che visitano il Monastero di San Martino in Valle passando nella stretta gola di San Martino.
Si prosegue passando accanto ad un tubo dove esce acqua a pressione, si lascia a sinistra il Monastero e si passa la famosa strettoia giungendo presso un ampio parcheggio (7.15 h, 490 m).
Si continua a sinistra seguendo la strada asfaltata che scende parallela alla Sorgente del Verde e poi al Fiume Verde. Ci sono alcuni piccoli ponti che invitano ad attraversare il fiume, non guadare ma continuare a seguire la strada principale. Prima di giungere presso le strutture del grande pastificio (si vedono da lontano) si incontra un ponte dove c’è una freccia escursionista di legno che indica la direzione del sentiero G3 che a sinistra riporta a Capo le Macchie (7.30 h, 400 m). Si attraversa il Fiume Verde sul ponte e su sterrata molto dissestata, pietrosa e per alcuni tratti molto ripida, si giunge all’auto chiudendo il giro (8.30 h, 650 m).
Monastero di San Martino in Valle © Giuseppe Albrizio