Altro che Everest: le alte vette del Sistema Solare

Confrontata con le più alte vette degli altri corpi celesti, la montagna più alta della Terra non entrerebbe nemmeno nei primi dieci. Una sfida alpinistica del futuro
Olympus Mons. Foto NASA/Goddard Space Flight Center
Scientific Visualization Studio.

L’Everest è la montagna più alta del mondo: un dato così risaputo da risultare quasi banale, talmente acquisito a livello di immaginario collettivo, da diventare simbolo per eccellenza di impresa leggendaria. Anche se, volendo considerare l’altezza di una montagna dalla sua base, anziché dal livello sul mare, il primato spetterebbe al vulcano Mauna Kea, nelle Hawaii, con i suoi 9968,3 m e subito dopo al suo gemello Mauna Loa, di 40 metri più basso.

Tuttavia, allargando la classifica all’intero Sistema Solare, gli 8848 metri della “Madre della Terra” (Chomolungma) come lo chiamano i tibetani, o “Dio del cielo” (Sagarmatha), come lo chiamano i nepalesi, non rientrerebbe nemmeno nei primi dieci. 

Lanciando lo sguardo davvero molto lontano e ipotizzando, fra le altre cose, che un giorno l’uomo possa resistere a temperature estremamente più basse o più alte di quelle della Terra, è lecito pensare che l’alpinismo possa trovare proprio nel Sistema Solare la sua nuova frontiera. In particolare, su Marte, il Pianeta Rosso su cui si stanno da tempo concentrando i principali tentativi di esplorazione spaziale, perché è lì che si levano le vette maggiori. Le spedizioni extra-europee saranno affiancate da quelle extra-terrestri?

Prima di partire con la classifica: considerando che fuori dalla Terra non c’è il mare, il “livello topografico di riferimento” in base a cui si determina l’altezza di un rilievo sugli altri corpi celesti è quello delle pianure circostanti. 

Un’ultima curiosità: colpisce la dedica a Tenzing Norgay di un gruppo montuoso di picchi ghiacciati su Plutone, ovviamente affiancati dagli Hillary Montes. Le vette più alte toccano i 6200 metri, ma in termini di onore non c’è quota che tenga. 

 

10° posto - Euboea Montes (10500 m)

Si trova su Io, uno dei quattro satelliti medicei di Giove, scoperti da Galileo Galilei nel 1610.

Ha la forma di una palla da rugby da 175 km di larghezza per 240 di lunghezza. Con altri 150 picchi sopra i 6000 metri e un “big” che ritroviamo nella parte alta della classifica, Io sarebbe di sicuro interesse per l’esplorazione alpinistica.

 

9° posto - Skadi Mons (10700 m)

Siamo sul pianeta Venere, considerato il gemello della Terra, e altrettanto ricco di montagne, o meglio di vulcani, formati nell’arco di circa 500 milioni di anni. Lo Skadi si trova nella “catena” dei Maxwell Montes, al centro di una zona chiamata Ishtar Terra.

 

8° posto

Picco di Oberon (11000 m)

Oberon, il più esterno fra i satelliti di Urano, come gli altri denominato a partire dai personaggi del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, è pieno di crateri da impatto e “chasmata”, il termine con cui l’esogeologia (la geologia spaziale) identifica i canyon, sorta di gigantesche scarpate, presenti sui corpi celesti. Da uno di questi bacini da impatto, con diametro di 37 km, si leva una montagna da ben 11 km, priva in realtà di una denominazione ufficiale, Picco di Oberon è la nostra proposta informale. Sappiamo che si trova sul bordo meridionale di Oberon, come si è potuto osservare da alcune immagini della sonda Voyager 2, le uniche che abbiamo di Oberon, risalenti ormai al 1986. 

 

7° posto

Arsia Mons (11700 m)

“Atterriamo” su Marte per iniziare a gettare un occhio sulle vette più elevate in assoluto: Arsia Mons è in realtà un vulcano a scudo, il più meridionale dei tre che costituiscono i Tharsis Montes, situati nell’omonima regione equatoriale di Tharsis. Più a nord il Pavonis Mons e l'Ascraeus Mons, e a nord-ovest l’Olympus Mons, decisamente più avanti in classifica. Sembra che siano sette le caverne di accesso, larghe fra i 100 e i 252 metri e profonde fra i 73 e i 96 metri, ma di più il sistema THEMIS (Thermal Emission Imaging System) montato sulla sonda Mars Odyssey non ha potuto rilevare.

Tharsis Montes. NASA/Goddard Space Flight Center Scientific Visualization Studio

6° posto

Elysium Mons (12600 m)

Restiamo su Marte dove è ancora un vulcano a distinguersi per altezza: l’Elysium Mons si trova nella regione di Elysium Planitia, nell’emisfero orientale di Marte. Scoperto nel 1972 dalla sonda Mariner 9, può essere paragonato per struttura al vulcano a scudo di Emi Koussi in Chad, a sud-est delle montagne del Tibesti, nel Sahara centrale. 

 

5° posto

Ionian Mons (12700 m)

Io, il satellite di Giove che abbiamo già visto al decimo posto, torna protagonista con un ulteriore picco alto quasi 13 km e largo quasi 160 km, fra le circa 135 vette presenti sulla sua superficie, spesso di formazione tettonica, nonostante la fitta attività vulcanica. E non è il più elevato.

 

4° posto

Ascraeus Mons (15000 m)

Il più settentrionale dei vulcani a scudo dei Tharsis Montes di Marte, dove si trova anche l’Arsia, nella regione equatoriale del Pianeta Rosso. Scoperto nel 1971 dalla sonda Mariner 9 e così denominato a partire dal villaggio rurale dove nacque il poeta greco Esiodo, come il “lago” che lo circonda.

Saturno visto da Giapeto. Fonte: sito web Nasa.

3° posto

Boösaule Mons (18200 m)

Eccolo il primo a salire sul podio: il picco meridionale della catena montuosa di Io, il satellite di Giove che abbiamo già visto al 10° e 5° posto. Fu così chiamato in onore della caverna dove Io, la principessa di Argo amante di Zeus (quella che per gelosia Era aveva trasformato in giumenta), partorì Epafo, in Egitto.

 

2° posto

Equatorial Ridge (20000 m)

È su Giapeto, la luna di Saturno, che si trova questa “cresta equatoriale” da 20 km di altezza, osservata per la prima volta il 31 dicembre 2004 dalla sonda Cassini (dal nome dello scienziato italo-francese a cui si deve, fra l’altro, proprio la scoperta delle quattro lune di Saturno, Giapeto nel 1671). Si tratta di una dorsale che per 1300 km si snoda lungo l’asse equatoriale di questa luna, con decine di picchi isolati di formazione ignota.

 

1° posto: Olympus Mons (21900 m) – oppure Vesta (22000 m)?

Ed eccoci in cima alla classifica: fino a poco tempo fa non c’erano dubbi che il primato appartenesse al Monte Olimpo di Marte, con la sua altezza pari a 21,9 km. Si tratta di un vulcano a scudo, simile a quelli che si trovano alle Hawaii, di età stimata di circa 200 milioni di anni, il più giovane del pianeta, noto agli astronomi dalla fine dell’Ottocento. Poi però si è osservato che sull’asteroide Vesta svetta un picco da ben 22 km, al centro di Rheasilvia, un cratere da impatto largo 500 km e profondo 19, vicino al polo sud. Pochi anni fa si è scoperto che dovrebbe proprio essere da lì che si staccano i meteoriti che ogni tanto colpiscono la Terra: sono i detriti generati proprio dalla formazione di questo elevatissimo picco su un corpo celeste che è uno dei più grandi, nella fascia degli asteroidi, ma che rimane pur sempre largo “appena” 500 km. E in effetti i meteoriti poi ritrovati sul nostro pianeta, dall’Africa all’Australia, mostravano le stesse caratteristiche.

L'asteroide Vesta, nella foto disponibile sul sito della Nasa.

Vista la difficoltà di stabilire dei punti di misurazione universali, mancando il livello del mare, tutte queste altezze spaziano in un range che può sempre subire aggiustamenti. E tuttavia è chiaro che, se mai si potesse scalare nello spazio, bisognerebbe prepararsi a distanze ben diverse da quelle terrestri.

Un'idea delle proporzioni. Fonte Wikipedia.