Alt(r)i racconti. Slow Alps, a piedi sulle Alpi: il cammino di Elisa

Zaino da trekking e tenda in spalla per percorrere il Sentiero Italia da Finale Ligure a Trieste. Tra le due città più di 1500 km, montagne imprevedibili, pioggia, ripensamenti, rifugi accoglienti e un sogno da realizzare.
Elisa Cortellazzo con l'attrezzatura per affrontare il suo cammino lungo il Sentiero Italia © Elisa Cortellazzo

Vi siete mai chiesti quanto tempo ci vuole per attraversare l’arco alpino a piedi? Nel 2021 Elisa Cortelazzo ha impiegato poco più di ottanta giorni percorrendo in tenda il Sentiero Italia CAI da Finale Ligure a Trieste, saltando soltanto alcune tappe. Più di 1500 km e 1000 m di dislivello al giorno, pioggia e neve inaspettate ma anche ospitalità, un ritorno a casa per ricaricarsi e un'incredibile forza di volontà: questo è stato Slow Alps, il viaggio di Elisa. Oggi è guida escursionistica e accompagna turisti, appassionati e curiosi sui sentieri di montagna, ma è lei la prima a mettersi alla prova accettando le sfide cui la sua indole la sottopone. Della montagna racconta: “È un posto in cui cercare bellezza e pace e allo stesso tempo sfidare se stessi”.

Quando ha deciso di partire, Elisa aveva 28 anni e nella sua testa il viaggio era iniziato molto prima: “A 17 anni mi sono innamorata del trekking dopo averne organizzato uno con le mie amiche: l'Altavia 1 delle Dolomiti. Poi ho scoperto il Sentiero Italia: mi ha colpito questa bella linea rossa che sulle cartine collega la Liguria con il Friuli. A settembre 2020 mi sono allenata percorrendo in tenda l'Alta via dei Parchi, lungo la dorsale tosco-emiliana”. Per il suo viaggio aveva uno zaino con l’essenziale: tenda, sacco a pelo, fornelletto, gavetta, abiti e scarpe, sapone, macchina fotografica, un diario per i timbri dei rifugi.

Elisa è entrata nel cuore delle persone che ha incontrato e che le hanno offerto aiuto: dalle informazioni sulla percorribilità delle vie all'ospitalità nei rifugi o nei giardini di casa, dai caffè ai pasti caldi offerti lungo le vie. Ogni giorno qualcuno le chiedeva se non avesse paura di fare quell'esperienza da sola. “Se fossi uomo, mi faresti questa domanda?” era la sua risposta. Quando si tratta di pericoli, la montagna è molto democratica: “Non ho affrontato rischi in quanto donna, le persone erano accoglienti con me. I pericoli riguardano le caratteristiche dei sentieri o dei boschi e si superano con una buona preparazione fisica e sicurezza nelle proprie capacità”.

Nel suo cammino in solitudine l'hanno accompagnata i paesaggi che la circondavano e la convinzione di potercela fare. È partita il 23 maggio mettendo a tacere il dubbio di non essere all'altezza facendo quello che sapeva fare: camminare. Quando la stanchezza fisica e mentale è diventata insostenibile, Elisa è tornata a casa per due settimane. È ripartita con calma, ascoltando e rispettando le esigenze del corpo, anche fermandosi per più giorni. Il suo viaggio si è concluso a Trieste il 9 settembre. “L'obiettivo era superare i miei limiti e stare bene con me anche nella fatica. Ho imparato a non mollare. Quando ho raggiunto monte Pin, prima di Bolzano, ho visto le Dolomiti e lì ho capito che ero arrivata a casa a piedi da Finale Ligure. Una soddisfazione grandissima”.

Lungo il cammino © Elisa Cortellazzo