Alt(r)i racconti. Il Vallone delle Cime Bianche

I grandi spazi del Vallone delle Cime Bianche © Annamaria Gremmo

Il Vallone delle Cime Bianche è una zona di particolare bellezza naturalistica. Il suo valore ambientale è confermato dall’essere classificata come Zona di protezione speciale, sotto egida europea: “Ambienti Glaciali del Gruppo del Monte Rosa” (IT1204220), integrata nella rete europea NATURA 2000. Lo si può raggiungere incamminandosi dal paese di Saint Jacques, a 1.689 metri, in alta Val d’Ayas, e avendo come meta finale il Gran Lago delle Cime Bianche (Gran Lac), con eventuale salita al Colle Nord delle Cime Bianche, al confine con la Valtournenche. 

La particolare bellezza di questa escursione deriva dalla sua varietà e ricchezza: all’inizio ci si immerge in estesi lariceti - che in autunno toccano il culmine della loro dorata bellezza -, nella parte finale il paesaggio diviene selvaggio e aperto, dominato da alte vette e ampi laghi luminosi. L’estate consente di camminare a lungo, per molte ore, ma forse è proprio l’autunno il tempo migliore per salire e ammirare questi luoghi, per la luce tersa tra cielo e nuvole, i riflessi di laghi e torrenti, i colori accesi di boschi e prati. Le Cime Bianche sono, da nord a sud: la Gran Sometta (3.166 m), il Bec Carré (3.106 m) e la Pointe Sud (2974 m) e dominano la destra orografica del vallone, separando Val d’Ayas e Valtournenche. 

Oltre la bellezza naturale, si tratta di luoghi ricchi di storia e di civiltà. La parte iniziale del percorso - la frazione di Fiery e i suoi dintorni - è stata descritta ed evocata da molti scrittori e viaggiatori come Guido Gozzano, Antonio Borgese, Salvator Gotta, Luigi Albertini, Pier Giorgio Frassati, e soprattutto dall’Abbé Amé Gorret, parroco per molti anni a Saint Jacques, uomo di cultura e di alpinismo (in cordata con Jean-Antoine Carrel, Jean-Baptiste Bich e Jean-Augustin Meynet realizzò la prima ascensione italiana al Cervino, preceduta di tre giorni dalla prima assoluta guidata dall'inglese Edward Whymper) e autore, insieme a Claude Bich, di una memorabile guida illustrata della Val d’Aosta. Da qui passarono negli ultimi secoli le genti Walser, ma anche pastori e contrabbandieri, pellegrini e commercianti, diretti verso gli alti passi e la Svizzera o provenienti da questi.

Il Vallone delle Cime Bianche in veste invernale © Marco Soggetto

Salendo oltre Fiery, si lascia il sentiero che accomuna questa escursione con l’altra, di gran lunga più nota e frequentata, che permette di arrivare, proseguendo verso nord-est, ai Piani di Verra, il grande pianoro da dove si possono ammirare le vette più alte del Gruppo del Rosa: il Breithorn, la Roccia Nera, Castore e Polluce. Un’altra imperdibile escursione in zona è quella che, seguendo il sentiero 8E, consente di giungere a Plan de Tzére, a 2.178 metri, godendosi orizzonti di rara bellezza, e rinfrescandosi nel torrente Tzére, e magari salire alla vicina Alpe Ceucca (o Alpe Cucaz), altrettanto panoramica. Il Plan di Tzére e l’Alpe Ceucca sono però alle porte del Vallone delle Cime Bianche, da lì non lo si può ancora vedere. Per raggiungere e ammirare il Vallone conviene seguire con decisione il sentiero numero 6 (sentiero principale). Dal sentiero, si arriva prima all’Alpe Ventina e poi all’Alpe Vardaz ed ai suoi pianori, dove, dopo pochi metri, inizia la Zona di protezione speciale. Risalendola, non troviamo più baite, sentieri gradinati e ponticelli di legno. Il paesaggio diviene sempre più selvaggio e solitario: nel Vallone delle Cime Bianche, l’ultimo “avamposto” umano è l’Alpe Mase, quota 2400 metri, a poco meno di un’ora dall’Alpe Vardaz. L’immersione negli elementi naturali è totale. La fatica è ripagata da visioni di alta e aspra montagna, rocce e torrenti, stambecchi e camosci, erbe mosse dal vento e silenzi.

Da circa dieci anni, Il Vallone è minacciato da un progetto di collegamenti funiviari tra impianti sciistici che le associazioni ambientaliste, tra le quali il CAI Valle d'Aosta e la Commissione interregionale tutela ambiente montano Liguria, Piemonte e Valle D'Aosta del CAI, hanno definito come fortemente impattante sotto vari punti di vista: naturalistico, economico e geologico. Dopo anni di dibattiti, in seguito all’approvazione del DEFR 2020-2022, recepito dalla Regione Valle d’Aosta nel marzo 2023, è stato commissionato un studio di fattibilità, reso pubblico dopo due mesi a seguito delle pressanti richieste di accesso agli atti da parte di alcune associazioni ambientaliste. C’è una forte volontà politico-economica di procedere, il Vallone quindi è perduto? È tutelato da vari gradi di normativa, europea, nazionale, regionali, la partita è quindi ancora aperta.

La potenza dell'acqua nel Vallone delle Cime Bianche © Francesco Sisti