Nel 1990 Fabrizio De André cantava che le nuvole “Vanno / Vengono / Ritornano/ E magari si fermano tanti giorni / Che non vedi più il sole e le stelle / e ti sembra di non conoscere più / Il posto dove stai”.
Questa storia si svolge nel paesino di Nuvoleto (nel comune di Mercato Saraceno), sull'Appennino romagnolo, 25 residenti a inizio maggio 2023. Il nome ricorda le nuvole forse per la sua posizione in cima ad una collina, e proprio le nuvole, questa volta cariche di acqua, in due settimane hanno stravolto la vita di chi abita e resiste in media montagna.
Partiamo dall’inizio, dal 15 maggio 2023, quando l’ARPA Emilia Romagna emana una allerta arancione per criticità idrogeologica nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, nonché per l’Appennino Bolognese. Questi territori sono gli stessi toccati dalle alluvioni di inizio maggio, solo che questa volta, a partire dalla giornata del 16 maggio, cade in poche ore la quantità di acqua che di solito cade in 6 mesi. Sono ore caotiche, 23 fiumi esondano a valle, continua a piovere ed è difficile capire l’entità dei danni in Romagna. Tutta l’acqua scaricata a monte arriverà in poco tempo verso la pianura portando con sé fango e detriti.
A Nuvoleto l’ordine di evacuazione arriva solamente il 18 maggio, dopo che l’unica strada che porta al villaggio è franata e non si ha ancora bene chiaro se ci possano essere altri pericoli per il nucleo di case. Dei 25 residenti alcuni sono stati evacuati tramite un elicottero, altri hanno lasciato le loro case a piedi. Andarsene è una delle cose più difficili da fare, anche se il presente è così incerto.
Mentre gli occhi di tutti sono rivolti alle città e ai campi sommersi dall’acqua in pianura, lontano dai riflettori si riesce anche a fare il punto della situazione per i territori montani. I numeri sono impressionanti: 400 frane attive e un intero territorio morfologicamente diverso rispetto ad una settimana prima. In pochi giorni è cambiata la geografia di un’intera regione.
Foto: ©Michele LapiniLa crisi climatica dovuta all’uso massiccio di combustibili fossili sta aumentando in intensità e frequenza gli eventi estremi come questo. In questo nuovo scenario climatico, l’Italia si trova particolarmente debole dal punto di vista dell’adattamento dei territori. Due anni di prolungata siccità hanno reso i terreni aridi e compatti, fenomeno che è stato aggravato proprio dalla crisi climatica. L'aumento delle temperature nel Mediterraneo ha contribuito a una maggiore presenza di vapore acqueo nell'aria, creando così le condizioni perfette per un evento di questa portata.
Recentemente è stato pubblicato uno studio dibattuto sulle calamità che hanno colpito la Romagna, realizzato dal World Weather Attribution, un gruppo di ricerca che analizza le cause dei fenomeni meteorologici estremi. La discussione è stata sollevata principalmente dalla tesi principale del report, che sostiene l'assenza di una correlazione specifica tra la crisi climatica e le alluvioni avvenute a metà maggio. Secondo i ricercatori, l'evento di maggio è un fenomeno estremo che si verifica ogni 200 anni, indipendentemente dai modelli climatici generati dal riscaldamento globale. Tuttavia, anche per gli stessi ricercatori è importante sottolineare come il riscaldamento globale abbia amplificato gli effetti di questi eventi a causa della significativa urbanizzazione e della precedente siccità prolungata. Nonostante la crisi climatica non sia direttamente responsabile dell'intensità delle piogge, svolge comunque un ruolo cruciale in questi eventi. L'acqua che cade in abbondanza su terreni aridi e urbanizzati fatica ad essere assorbita. Lo studio in questione non intende negare in alcun modo il ruolo del riscaldamento globale nell'aumento degli eventi estremi nel nostro paese, ma dimostrare questa relazione in eventi come quelli accaduti a maggio risulta estremamente complesso.
Raggiungo al telefono Agnese Palazzi, instancabile residente di Nuvoleto. “Nessuna frana ha colpito direttamente le abitazioni ma due case sono state interessate dagli smottamenti, anche se solo parzialmente, e dovranno essere fatti degli accertamenti” mi spiega. “La strada che porta a Nuvoleto è interrotta su più punti. La frana ha abbassato il livello della carreggiata. Per fortuna un signore (Pierluigi Gorini) insieme ai suoi figli con il suo trattore ha spianato la strada e l’ha sistemata, senza però poterne garantire la stabilità nel lungo periodo. In questi giorni tutti hanno fatto la propria parte con i mezzi che avevano.”
Pierluigi Gorini - foto ©Michele LapiniSe in pianura l’acqua ha reso inagibili le case entrando dalle cantine, dai muri e infiltrandosi tra i libri e i ricordi di una vita, sull’Appennino la situazione è diametralmente opposta. L’acqua e il fango hanno interrotto ogni infrastruttura che serviva i piccoli paesi delle terre alte: strade, energia elettrica, acqua e fognature. Le case sono agibili ma non sono abitabili.
Continua Agnese “Nei giorni successivi, alcuni dei residenti sono rientrati alle proprie abitazioni ma tenendo l’auto pronta a ogni evenienza e con una strada che di fatto è di sola terra battuta. Altri invece hanno deciso di affittare un appartamento in pianura per i prossimi mesi.”
La storia di Nuvoleto è la storia di tanti paesini dell'Appennino che hanno già vissuto un primo pesante spopolamento dopo il secondo dopoguerra, quando le fabbriche in città garantivano un introito e un lavoro stabile mentre in montagna la vita restava dura. O vivi di agricoltura o vivi di servizi. Queste frane potrebbero rappresentare il colpo finale per molti villaggi che cercano di resistere all’abbandono dei territori.
“Martedì ho parlato con un'amica a Ranchio (un paese vicino che conta un panificio, una scuola elementare, un bar e un alimentari). Sono rimasti totalmente isolati per cinque giorni con una sola strada aperta. Per andare a lavoro ora ci si mette un’ora e mezza a discapito di poche decine di minuti. L’unica soluzione sembra sia quella di prendere un affitto vicino al posto di lavoro.” mi spiega Agnese. Insieme agli ultimi residenti c’è la possibilità che si perda anche il patrimonio agricolo, culturale e di gestione territoriale di intere vallate.
Agnese Palazzi - ©Foto Michele LapiniLa strada per Nuvoleto non è solo un'infrastruttura, è molto di più. E’ la volontà di continuare ad abitare, lavorare e presidiare i territori montani, di custodirne l’immensa cultura e l’ambiente. E non riguarda solo l’Appennino romagnolo ma tutti i territori montani italiani, sia alpini che appenninici. Vivere nella crisi climatica ci obbliga ad adattare le nostre comunità e i nostri territori a eventi sempre più estremi e frequenti, dove l’abbandono non è mai una soluzione efficace.
Anche le nuvole su Nuvoleto sono andate e tornate. Sono rimaste fin troppo sopra i boschi e le valli dell’Appennino, tanto che ti sembra di non conoscerli più. Ricostruire queste strade e aiutare questi paesi è un modo per far sì che le persone, con le loro storie e la loro storia, non se ne vadano per sempre.
Per aiutare Nuvoleto
Oggi possiamo aiutare la comunità di Nuvoleto tramite un crowdfunding (https://www.gofundme.com/f/una-strada-per-nuvoleto-emergenza-emiliaromagna ) oppure tramite i modi scritti nella pagina Instragam “unastradapernuvoleto”.