Alessandra Prato, arrampicare non è mai abbastanza

L'alpinista del CAI Eagle Team partirà a breve per il Sudamerica, dove a fine gennaio prenderà parte alla spedizione patagonica. "Per scalare ho lasciato il lavoro e sono felice"
© archivio Alessandra Prato

Alessandra è una forza della natura, sempre impegnata in qualcosa e infatti la raggiungiamo al telefono mentre è “incasinata” al casello. Scherziamo sul fatto che se deve andare in Patagonia l'inizio non è dei migliori, dal momento che non riesce nemmeno a passare la sbarra in autostrada. “Sono di ritorno da Bardonecchia, ero dietro a una cosa, ma le condizioni non erano le migliori e alla fine è stata solo una grande ravanata, pazienza”.


Nell'alpinismo ogni tanto bisogna rinunciare…

Ma sì, ci posso sempre tornare e comunque adesso ho più tempo per arrampicare. Mi sono licenziata prima di partire per il Kirghizistan, così mi posso dedicare a quello che mi piace, che ovviamente ha a che fare con l'arrampicata.


Tra l'altro ora arriva un'altra spedizione. Sei mai stata in Patagonia?

No, mai e nemmeno in Sudamerica. Sono emozionatissima e contenta. Approfitterò della disoccupazione fino a quando potrò e oltre alla Patagonia, prima andrò in Cile. Laggiù c'è già Jack [Giacomo Meliffi, ndr] con la sua fidanzata, io li raggiungerò e ne approfitteremo per vedere qualche posto nuovo. E dopo la spedizione mi raggiungerà mio padre, così visiteremo altri posti.


Quanto ti sei documentata sulle vicende alpinistiche?

Il giusto. Cioè, ci sarebbe tanto da sapere, ma non c'è mai abbastanza tempo per tutto...sto leggendo la guida. Mi sono concentrata sulla zona del Cerro Torre e del Fitz Roy, tempo permettendo spero che riusciremo a fare qualcosa lì. Ma in quell'area è tutto bello, è come entrare in un negozio e come ti giri trovi solo cose che ti piacciono. Sarà tutto molto nuovo, non ho esperienza di big wall. Mi aspetto di fare fatica, ma di più non so.


Non arrampichi da moltissimo ma hai fatto un po' di tutto. Ti senti abbastanza completa?

Arrampico dal 2018, ma la mia formazione era molto fai da te. La roccia è la mia specialità, ma ora mi piace molto anche l'alpinismo invernale, sto cercando di fare esperienza. La verità è che scegliere è difficilissimo e anche se so che più cose fai più è difficile eccellere, non sono ancora nella condizione di dare una direzione sola alla mia attività.

Su Artemisia al Qualido © archivio Alessandra Prato

In generale ti piace più stare nella tua “comfort zone”, se così si può dire, o andare a cercare le cose che ti mettono a disagiio?

Sicuramente mi sento più a mio agio con la roccia, ho un feeling immenso. Amo le vie lunghe di roccia, andare a cercare la difficoltà lì. È quello che mi piace di più, che mi viene con più facilità. Ma poi non sono una che riesce a stare lì nella zona di comfort e la parte invernale per esempio non la sto facendo certo per curriculum, ma proprio perché provo gusto.

In Valsaverenche con il CAI Eagle Team © archivio Alessandra Prato

Prova a tradurre la tua passione in parole, se riesci.

Non ho una vera e propria risposta, così come è stato difficile spiegare alle persone con cui lavoravo che mi licenziavo per inseguire quello che mi piaceva. E non avevo, non ho un piano B, per cui posso andare avanti fino a quando ho dei soldi da parte, poi ci dovrò pensare. Ma chi mi conosce, chi ha imparato a conoscermi mi ha appoggiato, perché ha visto che era più la felicità per quello che andavo a fare che la paura di mollare quello che avevo. Non ho nessuna stabilità ma ho la mente sgombra e forse all'inizio ci hanno creduto più le persone che ho intorno, rispetto a me.


E se dovessi parlare a qualcuno che non ha mai provato?

Direi che bisogna provarci, è il modo migliore per capire.


Arrampicare è un modo per conoscere sé stessi, ma allo stesso tempo è anche qualcosa di molto primitivo, le cui ragioni restano un mistero. Sei d'accordo?

Assolutamente. Arrampicare fa venire fuori quello che sei, con te stesso e con gli altri. Bisogna tanto ascoltarsi, è una delle cose belle della scalata. È un modo per conoscere sé stessi e gli altri e infatti a me piace moltissimo scalare sempre con gente nuova. E poi è così bello che non solo è difficile, ma quasi stupido provare a spiegare!