Adam - The climber

Il libro scritto con Pietro dal Prà ripercorre i primi trent'anni di vita dello scalatore più forte del pianeta: «Volevo trasmettere quello che sento per la scalata, qualcosa che va ben oltre le difficoltà»

La presentazione del libro Adam – The Climber, scritto da Pietro Dal Prà insieme allo scalatore che ha ridisegnato i livelli odierni dell'arrampicata (volume edito da Versante Sud), è stato presentato ieri al Consolato della Repubblica Ceca. Questa uscita era molto attesa, anche perché su Ondra non era ancora disponibile un lavoro completo, una vera e propria biografia.

 

Adam ha un entusiasmo per la vita e per la scalata che è contagioso, unito a una voglia di riuscire in tutte le attività in cui decide di mettersi. Ed è proprio questa sua indole che è stata trasposta in maniera diretta e in misura efficace da Dal Prà nella biografia di Adam. Una volta conclusa la lettura, viene voglia di fare al meglio qualsiasi cosa in cui si è impegnati, che sia la scalata stessa piuttosto che cucinare un piatto di pasta.

 

La scalata per Adam è ben più che il raggiungimento di nuovi gradi © Damiano Sessa

Il libro racconta le imprese di Ondra sulla roccia, valorizzando però - più che il gesto tecnico- il lato umano, la “benzina” che c'è nel motore di Adam e che ha permesso allo scalatore di dare forma ai propri sogni e alle proprie ambizioni. «Ho cercato di dare risalto ai tratti caratteriali che si sono trasposti nella sua arrampicata – ha spiegato Dal Prà-. È una storia che ha a che fare con l'impegno, con la dedizione, con la grandissima passione di un bambino che è riuscito a fare diventare vero quello che desiderava».

«Forse a 30 anni è un po' strano avere già una biografia, anche perché sono un atleta ancora in attività. Ma Pietro è stata la persona giusta per raccontare quello che non è solo un libro, ma un “testamento” di come era l'arrampicata 20 o 30 anni fa e di come era quella all'epoca dei miei genitori. È qualcosa che può raccontare da che mondo veniamo ai ragazzi che oggi iniziano sulla plastica».

 

Questo libro può raccontare da che mondo veniamo ai ragazzi che oggi iniziano sulla plastica.

 

«L'arrampicata sta diventando uno sport a tutti gli effetti e forse andiamo a perdere il mondo che noi conosciamo - riprende Pietro, rispondendo a una domanda-. Non so se l'arrampicata sarà meglio o peggio in futuro, ma posso dire che c'era uno stile di vita diverso, fatto di viaggi, la voglia di stare all'aria aperta. Era uno sport con un certo rischio, che veniva praticato in grandi spazi ed era figlio dell'alpinismo. E Adam è figlio di alpinisti, cresciuti tra l'altro sotto il regime comunista, in un contesto del tutto particolare. Raccontiamo un pezzo di storia dell'arrampicata, una storia che non vogliamo venga persa». «Credo che Pietro abbia detto bene, la nostra non è un'arrampicata vissuta come sport, e forse grazie al nostro libro vedremo ragazzi che avranno voglia di andare più in là della parte sportiva, che vorranno uscire da quella dimensione unica». 

 

Adam - the Climber, edizioni Versante Sud © Damiano Sessa

«Mi ricordo la prima volta che siamo andati su WoGü e volevo arrampicare anche io, ma dopo pochi metri mi sono detto: ma cosa arrampichi a fare con lui...e ho capito subito che ero lì per aiutarlo a realizzare il suo sogno. Ero contento di essere spettatore e co-autore di qualcosa che stava succedendo lì. Nello scrivere il libro i ruoli si sono invertiti forse ed è stato bello guidarlo da primo di cordata». «Ci siamo conosciuti quando avevo 14 anni – ricorda Adam-, ero entrato nel team La Sportiva e lui era la persona che mi consigliava le scarpette. Poi ci siamo incontrati in una falesia del Rätikon e ha assecondato questo mio desiderio di liberare la via. Per me lui era un idolo, e conoscendoci ci siamo trovati subito molto bene».

 

Per me l'arrampicata è bella per un aspetto in particolare: una via o la fai o non la fai, non c'è il quasi o la via di mezzo. È qualcosa di onesto, di pulito.

Nel libro c'è comunque tutta la biografia di Ondra, ma raccontata senza seguire passo dopo passo gli incredibili progressi di un ragazzo, di un bambino che già a 9 anni riusciva a scalare il 7c+ e che a 19 aveva raggiunto un livello di difficoltà mai toccato da nessun altro essere umano. La narrazione lineare si alterna a flashback e a momenti di vita famigliare, in un mix che si fa leggere tutto d'un fiato. «Volevo trasmettere quello che sento per l'arrampicata, qualcosa che va ben oltre le difficoltà» spiega Adam. L'uomo che ha riscritto le cifre dell'arrampicata si scopre che in realtà sa dare un'importanza relativa ai numeri. E in chiusura regala una bella sintesi di cosa ama nello scalare. «Per me l'arrampicata è bella per un aspetto in particolare: una via o la fai o non la fai, non c'è il quasi o la via di mezzo. È qualcosa di onesto, di pulito».