Opi arroccata sul colle sovrasta l'altipiano © Marta ZarelliI Parchi naturali abruzzesi si estendono per gran parte nei territori montani costituendo nel loro insieme un'unica vasta area protetta che ha dato all'Abruzzo il nome di “Regione verde d'Europa”, uno scrigno di biodiversità dove trovano rifugio specie relitte e grandi mammiferi.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, uno dei parchi storici italiani, è, insieme al Gran Paradiso, il più antico Parco Nazionale italiano. E’ stato istituito su iniziativa privata nel novembre 1921, inaugurato a Pescasseroli il 9 settembre 1922, istituito ufficialmente l'11 gennaio 2023. Il parco protegge aree ancora molto poco antropizzate, che aiutano ad immaginare come anticamente doveva presentarsi l’Appennino. Il territorio è prevalentemente montuoso, anche se i rilievi non sono molto alti, raggiunge infatti la sua massima elevazione con il Monte Petroso (2249 m). Racchiude al suo interno quasi tutti gli ambienti appenninici: montagne aspre o dolci, pendici brulle o boscate, pascoli d’alta quota, faggete, boschi misti di caducifoglie, boschi di conifere.
La caratteristica più importante della vegetazione del parco è l’estensione dei boschi e delle foreste, con esemplari di alberi non di rado plurisecolari. Nel 2017 alcune faggete, ricomprese nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sono state inserite nella lista dei beni patrimonio dell’UNESCO grazie alla loro elevata naturalità, caratterizzata da un mosaico di forme strutturali appartenenti a tutte le fasi del ciclo della faggeta, e alla collocazione geografica lungo il crinale principale dell’Appennino.
Lungo il Regio Tratturo, dopo Civitella Alfedena © Marta ZarelliDal punto di vista faunistico il parco rappresenta un’area davvero unica: questo è infatti il solo luogo in Italia dove siano ancora presenti stabilmente i grandi mammiferi che un tempo popolavano l’Appennino. Il simbolo del parco è l’orso bruno marsicano (sottospecie dell’orso bruno europeo esclusiva del Centro Italia) che vive le foreste e lambisce i piccoli centri con una popolazione stimata di circa 50 esemplari. Un posto importante tra i mammiferi del parco spetta al camoscio appenninico, un tempo chiamato camoscio d’Abruzzo, elevato a rango di specie grazie agli studi portati avanti nel lungo processo di conservazione della specie che lo vede oggi presente in altre quattro aree protette del Centro Italia. Tra le altre specie il lupo, non più tra le specie a rischio di estinzione, e il cervo, reintrodotto negli anni ’70 del XX secolo, sono sicuramente quelle che suscitano un fascino particolare.
L'orso seduto, simbolo del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise © Marta ZarelliIl Sentiero Italia attraversa l’area protetta nel suo cuore pulsante laddove l’area conserva le testimonianze più preziose del rapporto tra uomo e ambiente naturale nell’equilibrio raggiunto tra gli spazi edificati e le campagne, i boschi e gli ambienti pastorali, i percorsi migratori e le vie della transumanza. La tappa che parte da Barrea rappresenta un viaggio alla scoperta della natura “selvaggia” e dell’armonia dei piccoli borghi di Opi e Civitella Alfedena costruiti in pietra locale e arroccati ai piedi delle montagne. Il Lago di Barrea, alimentato dal Fiume Sangro, è riconosciuto come zona umida d’importanza internazionale e inserita nell’elenco della Convenzione di Ramsar dal 1977, la quale si pone come obiettivo la tutela internazionale delle zone umide, lo studio dell’avifauna e la conservazione dell’habitat. Con viste superbe sul lago si attraversa Civitella Alfedena dove è possibile visitare il Centro Visita – Museo del Lupo Appenninico per tornare in natura lungo il tratturo Pescasseroli-Candela, conosciuto come una delle autostrade dell’antichità, legato al mondo pastorale. Si entra poi in una tra le meraviglie del Parco la Riserva integrale della Camosciara, uno dei luoghi più spettacolari ed incontaminati di tutto il territorio abruzzese.
Profilo innevato dell'anfiteatro della Camosciara © Marta ZarelliL’anfiteatro della Camosciara, racchiuso tra le cime di Monte Sterpi d’Alto (1966 m) e Monte Amaro (1862 m) costituisce un unicum paesaggistico e floristico grazie alla presenza d’acqua e alla conformazione orografica con picchi strapiombanti che si elevano altissimi e imponenti dal fondovalle. L’ambiente ospita molte specie arboree e alcune rarità floristiche tra cui si ricordano la scarpetta di Venere, il giaggiolo della Marsica e il giglio martagone. Usciti dalla riserva si incontra, all’ingresso della Val Fondillo, il Museo della Foresta e dell’Uomo, ospitato nell’ex segheria a testimonianza della millenaria presenza umana che in questi ambienti ha saputo reperire risorse necessarie per una graduale colonizzazione del territorio. Continuando oltre si arriva a cingere il piccolo centro storico di Opi, raggiungibile in cinque minuti, per proseguire poi parallelamente alla grande Piana di Opi su sentiero che sale gradatamente fino a raggiungere la zona dei Colli Bassi di Pescasseroli, dai quali si aprono splendidi panorami con animali al pascolo allo stato semibrado. Attraversando una folta pineta si arriva nel piccolo centro di Pescasseroli, sede dell’Ente Parco, con un centro storico molto curato e di grande accoglienza, ideale per un meritato riposo, alla fine di questa lunga tappa!
Scopri la tappa P02 del Sentiero Italia CAI, da Barrea a Pescasseroli.
Daphne mezerum © Marta Zarelli