In questo non facile periodo, la notizia di un’esplorazione profonda, di un nuovo limite superato nella
Grigna Settentrionale in Lombardia, ha suscitato vivo interesse e curiosità nella comunità speleologica italiana. Nel secondo fine settimana di settembre, una squadra di
cinque speleologi ha risalito la Grigna Settentrionale ed è entrata nell’
Abisso delle Spade, che nell’ultimo campo estivo era stato esplorato sino a -840 metri e ha ulteriormente “approfondito” la cavità che è ora la
seconda grotta più profonda della Lombardia.
Le prime esplorazioni
L’Abisso delle Spade (Voragine con arco in Bregai Alto) era stato esplorato nella parte iniziale da Alfredo Bini, Alberto Pellegrini, M. Cutuli e Silvio Gori del
Gruppo Grotte del Cai Sem Milano nel 1973. Una seconda esplorazione, nel settembre 1976, aveva permesso di raggiungere il fondo del pozzo iniziale, allora ostruito da un deposito di ghiaccio, fino a circa -150 metri. Nel 1976-’77 fu eseguito il primo rilievo; poi la grotta venne
dimenticata.
Base di un pozzo a -820 metri © Felicita Spreafico
Dieci anni di nuove ricerche
Abbiamo chiesto ad
Andrea Maconi, protagonista delle esplorazioni, di raccontarci com’è ripreso l’interesse per la cavità.
«Per decenni l’Abisso delle Spade era stato solo uno dei tanti pozzi a neve della Grigna. Durante il campo estivo “InGrigna!” del 2011 venne finalmente rivisitato e si notò che il deposito di ghiaccio si era ridotto e che, quindi, era accessibile un successivo salto. Nel 2012 si raggiunsero i -767 metri, ma gli ambienti terminali non lasciavano presagire nessuna prosecuzione. Tuttavia, durante l’esplorazione di un ramo laterale a -600 metri, ci si accorse che lì la grotta proseguiva. A -750 metri la grotta era ferma su uno stretto cunicolo ventilato».
In seguito, ci fu una
pausa esplorativa di diversi anni, poi le ricerche proseguirono. Maconi:
«Sì. Nel 2019 è stata effettuata una rapida uscita per rilevare il fondo riuscendo a passare la strettoia, fermandosi poi sul successivo pozzo. Dopo lo stop legato alla pandemia del Covid, nell’estate 2021 finalmente è stato superato il pozzo da 20 metri, raggiungendo così l’attuale fondo, a -922 metri. Oltre i -750 metri, la grotta diventa complessa: attualmente abbiamo esplorato circa 300 metri di condotte attorno a questa profondità. Le gallerie sono in parte piuttosto ampie e dimostrano la presenza di freatici a questa quota. La via che conduce invece al fondo è caratterizzata da una sequenza di pozzi a cascata alternati a scomodi meandri fangosi, e punta diretta alle zone terminali di "W Le Donne"».
Galleria a - 770 metri di profondità © Andrea Maconi
Non solo nuove profondità
Ma che prospettive ci sono e che valore ha questa esplorazione?
«La strada che rimane da percorrere non è pochissima (mancano circa 100 metri di dislivello) e non è detto che sia umanamente percorribile; l’esplorazione di quest’anno rimane, comunque, un tassello importante della speleologia in Grigna, perché ha permesso di appurare ancora una volta la presenza di importanti gallerie nelle zone profonde del sistema».
Hanno partecipato all’esplorazione a -922 metri del 13 e 14 settembre
Marco Corvi, Alberto Romairone dello Speleo Club Ribaldone di Genova,
Marc Faverjon, Alessandro Rinaldi dello Speleo Club Cai Romano di Lombardia e
Andrea Maconi del Gruppo Grotte del Cai –Sem Milano