“Penso che a volte non ci sono abbastanza sassi!”. È questa una delle celebri frasi del divertente quanto intelligente film Forrest Gump del 1994. Lo stralunato, ma geniale personaggio, colto da un momento di rabbia, avrebbe voluto più pietre da scagliare, e ci viene quasi da pensare che non fosse mai stato in montagna.
Ovviamente la nostra è una premessa scherzosa per accingerci a parlare di una componente delle Terre Alte che poco consideriamo e ancor meno conosciamo: i ghiaioni.
Con questo termine cosa intendiamo? Semplicemente degli ammassi caotici di rocce sgretolate, di varie dimensioni che, cadendo dalle pareti, vanno a coprire i pendii o i valloni. Ci accorgiamo di loro quando il sentiero li intercetta, li attraversa, e, ahimè, talvolta li risale. Uff, quanta fatica!
Proviamo a rispondere ad alcune domande. Come si formano? Come sono fatti? Sono tutti uguali? C’è vita nei ghiaioni?
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La risposta al primo quesito è abbastanza intuitiva. Le rocce delle cime e delle pareti vengono erose e spaccate dagli elementi naturali (aria, pioggia, acqua che scorre, ghiaccio, caldo, freddo, ecc.) e di conseguenza precipitano verso il basso, dove tali fenomeni continueranno ad agire modificandoli di volta in volta.
Possono avere varie forme, dipende dalle aree che occupano. Di sicuro i più caratteristici sono quelli che vengono chiamati conoidi di deiezione. Sono a forma di imbuto, stretti in alto e via via allargati verso la base dove vanno a raccordarsi con le pendenze minori. È interessante notare che ne esistono di talmente grandi che, paradossalmente, passano inosservati. Ma come? Sì, sono antichi depositi che raccordano le montagne con le pianure, con materiale in gran parte trasportato dall’acqua oltre che dalla gravità. Nei millenni sono stati ricoperti da depositi più fini su cui si sono evoluti suoli e di conseguenza sono cresciuti alberi e altri vegetali. In poche parole, ci camminiamo sopra senza saperlo.
I ghiaioni sono tutti uguali? Assolutamente no. Dipende da dove si trovano, come si formano, ma anche dalle rocce che li originano. Generalmente sulle Dolomiti e sulle montagne calcaree troviamo detriti piuttosto fini, mentre dove c’è il granito (Monte Bianco ad esempio), si formano pezzi spigolosi e di dimensioni più grandi.
Piccolo ghiaione in ambiente granitico @Denis PerilliI ghiaioni sono un po’ come i ghiacciai, scivolano lentamente a valle, vengono alimentati da materiale proveniente dall’alto, presentano zone diverse (non entriamo nei dettagli tecnici)… insomma sembrano essere vivi.
A proposito di vita, i ghiaioni somigliano ai deserti: sembrano ambienti inospitali e morti, ma in realtà molti animali e molte piante li hanno eletti a propria dimora abituale. Non è raro vedere camosci, stambecchi e uccelli di varie specie muoversi fra i sassi. Inoltre, ce ne sono altri, in particolar modo arvicole (piccoli roditori), rettili e insetti che si sono adattati alla perfezione e solo con difficoltà potrebbero vivere al di fuori dei ghiaioni.
Uno dei fiori più caratteristici è invece il papavero retico, che con il suo giallo acceso sembra voler cambiare le tonalità del palco in cui ha scelto di esibirsi. Ma è in buona compagnia, son davvero tante le fioriture, alcune minuscole, che si succedono fra i sassi e le rare macchie di terra dei pendii più stabili.
Non ci resta che aprire bene gli occhi e, la prossima volta in cui supereremo un ghiaione, guardarci intorno con molta attenzione, a caccia di sorprese che sicuramente saremo in grado di scorgere.
Il papavero retico, una delle più sgargianti fioriture dei ghiaioni @Denis Perilli