In Pakistan, Diran/Rakaposhi © archivio A. DurogatiAaron Durogati è forse il più noto parapendista italiano e da diversi anni ha unito alla passione per la vela quella per lo sci, con diversi progetti che hanno unito lo hike&fly a discese davvero impegnative. Nipote di Renato Reali, ha vissuto l'alpinismo in famiglia fin da bambino e sta vivendo un anno particolare dal punto di vista professionale.
Quali sono stati i tuoi impegni in questo 2024?
Le gare sono quasi finite, ma quest'anno sono stato impeganto soprattutto in un progetto molto grande per la realizzazione di un film. Abbiamo girato per più di quattro mesi: in parte sulle Alpi, a Chamonix e Zermatt, in parte in Dolomiti e in parte in Pakistan. Tre anni fa è stato fatto un film in virtual reality sull'arrampicata con Alex Honnold, abbiamo fatto la stessa cosa quest'anno, con parapendio e tuta alare, insieme a Fred Fugen. Abbiamo utilizzato una nuova camera, ho visto alcune immagini e devo dire che l'esperienza è davvero immersiva. Dura un'ora ma sembrano 10-15' perché ti puoi guardare intorno, l'impatto è molto forte. Dovrebbe uscire verso Natale, si può vedere con gli occhiali di Meta.
In gara © archivio A. Durogati
L'anno prossimo tornerai a tempo pieno alle gare?
Farò di nuovo il Red Bull X-Alps, da quando ho cominciato ho fatto tutte le sei edizioni. L'età è un fattore, ma ho anche più esperienza e ho imparato a gestire il problema al ginocchio. Non si può dire propriamente che sia stato risolto perché non sono cose che scompaiono, ma la situazione critica è superata. Proverò a vincere perché è l'unico podio che mi manca nelle competizioni importanti, ma se non ce la farò non sarà una tragedia.
Come è cambiato il parapendio, rispetto a quando hai cominciato tu?
Ho fatto il primo volo da solo nel 2000, avevo 15 anni. I primi parapendisti sono di fine anni '80, venivano dall'alpinismo e usavano il parapendio principalmente per scendere. Quando ho iniziato io invece era un mondo già molto competitivo, da sport di montagna era diventato uno sport di volo e la montagna era diventata una sorta di rampa di lancio. Dal 2010 in poi, con l'evoluzione dei materiali, lo sport è potuto tornare un po' alle origini e si è sviluppato il concetto dell'hike&fly. Ora, con una ulteriore evoluzione dei materiali, si è riusciti a volare anche da K2 e Broad Peak, sono riusciti a portare il parapendio in alta quota.
In discesa a San Martino di Castrozza © archivio A. Durogati
Tecnicamente, quali sono le novità?
Materiali più leggeri, ma anche vele dal profilo differente, che aiutano il decollo. Su un Ottomila però le difficoltà sono diverse. Potresti avere troppo o troppo poco vento, ma finalmente vale la pena di fare la scommessa di portarsi dietro la vela. Pesano un chilo: non è detto che la userai, ma vale la pena tentare.
Sei attratto dall'altissima quota?
Così così. Nel 2017 ero stato in Pakistan con Tamara Lunger, ma ero stato molto male. Partivo dal presupposto che essendo abbastanza in forma non avrei avuto problemi di acclimatamento e invece ho sofferto moltissimo. Quest'anno però sono arrivato fino a 7.500 metri in Pakistan, non ho avuto particolari problemi. Un progetto lo avrei, ma voglio essere sicuro di come si comporta il mio corpo, prima di decidermi.
Quanto ti senti alpinista?
Mio zio è stata una figura importante, sono cresciuto sentendo a tavola racconti leggendari. Quindi ho fatto la formazione basica nel Cai, a Merano, ma poi a 12-13 anni ho capito che il mio sport era lo sci. Poi lo scialpinismo. E dal 2009 ho iniziato a volare con un brand coreano che produceva vele da speed riding e speed flying, sono riuscito a unire il volo allo sci. Nel 2013 ho fatto un film su tre salite iconiche, tre vette da cui ho volato: Monte Bianco, Monte Rosa, Breithorn.
Durante la X-Alps 2021, passo del Tonale © archivio A. Durogati
Hike&fly, quali sono le tue avventure più belle?
Ho fatto molte missioni di un giorno: in Patagonia come in Marmolada. Quest'anno ho salito la Torre Venezia con la fidanzata e poi abbimao volato, lo scorso inverno invece ho fatto una tre giorni. Dal Col Rodella alla Marmolada, dove ho sciato la nord ovest, quindi sono ridecollato. Il giorno dopo dal Sella a Gran Vernel e ne ho sciati due terzi, prima di volare nuovamente. E poi ho fatto la nord est del Gran Vernel, la linea di discesa di Toni Valeruz. Ma ho fatto anche la nord dell'Ortles e la nord del Gran Zebrù con Bruno Mottini. Abbiamo concatenato le due salite in 9 ore.
Ti sei innamorato del Pakistan?
Esteticamente è molto bello, uno dei luoghi più belli, le dimensioni delle montagne laggiù sono spettacolari, qualcosa di mai visto. Dal fondovalle che è a 2.000 metri hai 6.000 metri di verticalità, hai grandissime possibilità. La Valle dell'Hunza sta diventando la loro Chamonix, moltissima gente va laggiù per scalare e anche noi parapendisti abbiamo trovato quello che cercavamo.