13.07.2023 - - - cultura alpinismo arrampicata
«A meno di 50 chilometri da Torino, incuneata tra la bassa Val di Susa e la bassa Val Chisone, la Val Sangone è un singolare microcosmo alpino. Salvo i ghiacci, ha tutto quel che ci vuole per costituire un ambiente di montagna autonomo e completo, sbarrato al fondo da un’alta cresta terminale che tocca i 2778 metri col Rocciavré, e delimitato ai lati da due lunghe creste degradanti, divisori rispettivamente dalla Val Chisone e dalla Val di Susa».
Scriveva così Massimo Mila, musicologo, intellettuale antifascista e Accademico del CAI nella sua opera Scritti di montagna, raccontando le prime avventure alpinistiche effettuate in gioventù durante le estati di villeggiatura a Coazze. Le parole di Mila sono ancor più vere in questo inizio estate 2023 dopo che è stata pubblicata la guida di arrampicata Val Sangone Rock. Vie e falesia a due tiri da Torino. Si tratta della più recente e completa raccolta di itinerari di arrampicata moderna nel piccolo solco vallivo tanto vicino alla città, quanto spesso sottovalutato.
Paolo Armando (sopra) e Matteo Zaro (sotto) autori della guida Valsangone Rock
Gli autori sono Paolo Armando e Mattero Zaro che hanno pubblicato presso LAReditore il risultato di un lavoro ben più ampio della semplice compilazione del manuale, iniziato su iniziativa del CAI di Coazze come opera di riattrezzatura e messa in sicurezza delle vie d’arrampicata in Valsangone. Il libro cartaceo è quindi l’esito finale di alcuni anni trascorsi dai due autori appesi in parete non solo a scalare, ma a sostituire soste non più sicure, spit logorati e a riscoprire itinerari ormai caduti in disuso. Il tutto corredato da mappe e disegni delle pareti, oltre che da splendide fotografie di azione e immagini esaustive delle pareti scattate con il drone. Senza dimenticare alcuni saggi introduttivi sulla storia dell’alpinismo e sulla presentazione del patrimonio ambientale e geologico in valle.
Per capire meglio lo spirito e la tipologia di lavoro effettuato, ne abbiamo parlato direttamente con gli autori.
Non siete nativi della Valsangone. Perché vi siete incaricati di questo lavoro gravoso?
Matteo Zaro: «In effetti siamo entrambi nati e cresciuti altrove, ma abbiamo scelto la Valsangone come casa da qualche anno e, soprattutto, abbiamo iniziato da subito ad apprezzarne la roccia, l’ambiente e le persone. È venuto quindi naturale affrontare questa impresa con il robusto sostegno del CAI di Coazze che ci ha fornito il materiale per la riattrezzatura delle vie e degli scalatori già attivi in valle che hanno collaborato in prima persona con ogni forma di aiuto e consiglio».
Paolo Armando su Snaketrad © Alessandro FiorenzaCome vi siete posti in relazione a coloro che avevano sviluppato l’arrampicata in valle prima di voi?
Paolo Armando: «Innanzitutto bisogna dire che la nostra non è la prima guida sull’arrampicata in Valsangone. Abbiamo, quindi, rivisto, riattualizzato e aggiornato quanto già era stato fatto. In particolare da Franco Carbonero, Accademico del CAI, che ha introdotto per primo l’arrampicata sportiva in valle e che continua un instancabile lavoro di esplorazione e riattrezzatura delle pareti. E poi dal Gruppo Alpino di Risveglio Popolare, un collettivo di scalatori che tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000 aveva dato un grande impulso, anche in maniera molto anticonvenzionale, alla scalata in Valsangone pubblicando l’ultima guida prima della nostra. Il loro supporto è stato fondamentale per la riuscita della nostra impresa».
Che criteri vi siete dati per definire le difficoltà delle vie?
Matteo Zaro: «Salvo pochissime eccezioni, abbiamo confermato i gradi già attribuiti dagli apritori, o comunemente accettati dai ripetitori locali, per rispettare la tradizione della valle. Si tratta, forse, di una scelta un po’ impopolare perché gli scalatori di qui tendono a essere un po’ severi. Questo aspetto, insieme alla conformazione della roccia, rendono l’arrampicata in Valsangone piuttosto ostica: non proprio conforme al concetto di plaisir. Ci siamo però concentrati su un aspetto che ci pare significativo per facilitare la fruizione e cioè il grado obbligatorio che rende più abbordabili numerosi percorsi di media difficoltà che spesso presentano anche solo un singolo passaggio molto difficile».
Siete entrambi tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese. Che valenza può avere una guida nella prevenzione degli incidenti?
Paolo Armando: «È un ragionamento che si presta a due interpretazioni. Da un lato, l’obiettivo di una guida è aumentare la frequentazione, ma questo incrementa anche, statisticamente, le probabilità che si verifichi un incidente. Dall’altro, pensiamo che fornire indicazioni precise e omogenee sulle caratteristiche di una via, sulle difficoltà e sull’ambiente che percorre siano strumenti che, se utilizzati correttamente dai lettori, possono aiutare a evitare le situazioni maggiormente a rischio di infortunio».
Matteo Zaro sulla Via della Sorpresa © Alberto GandiglioCome è stato accolto il vostro lavoro?
Paolo Armando: «Le prime copie stampate sono già esaurite, ma questo ci ha permesso di uscire con una ristampa aggiornata in cui abbiamo corretto qualche errore che ci era sfuggito».
Matteo Zaro: «Purtroppo non abbiamo potuto misurare il successo della guida direttamente sulle pareti perché da quando è uscita, ha praticamente sempre piovuto…»
A cura di Paolo Armando e Matteo Zaro
Val Sangone Rock. Vie e falesie a due tiri da Torino
LAReditore, 2023
€ 25,00